9 Dicembre 2022

Il cooperative learning: l’apprendimento delle abilità sociali e dell’inclusione.

Flavia Oliverio

tempo di lettura: 3 min

Image by Mohamed Hassan from Pixabay
Un’altra forma alternativa di insegnamento/apprendimento è data dal Cooperative Learning, ovvero apprendimento cooperativo.
Come si evince dalla parola stessa, questa metodologia didattica consiste nell’acquisizione e assimilazione delle informazioni attraverso, appunto, l’apprendimento cooperativo e cioè un aiuto reciproco all’interno di un gruppo di studenti che collaborano per raggiungere un obiettivo comune e, ognuno di loro, partecipa al successo dell’altro.

Si comincia a parlare di apprendimento cooperativo già nel 1700, ma è solo due secoli dopo che si sviluppa e si afferma come metodologia di gruppo e cooperazione grazie agli studi in ambito pedagogico e psicologico di personaggi come Dewey, Piaget e Vygotsky.

È in America, nell’università del Minnesota, intorno agli anni ’70 che i fratelli Jhonson (David e Robert, entrambi professori) hanno messo a punto una modalità di formazione denominata learning together, apprendimento insieme. La definizione dell’apprendimento cooperativo è, secondo il loro pensiero, la relazione di interdipendenza positiva che si viene a creare tra ogni partecipante del gruppo, quindi responsabilità comune ed individuale, competenze sociale e comunicazione. Su questa barca di apprendimento, si rema tutti insieme o, altrimenti, tutti insieme si affonda.

Il Cooperative Learning è una forma strutturata: nel dettaglio si tratta della suddivisione della classe in piccoli gruppi nei quali ogni singolo studente lavora al raggiungimento dello scopo (stabilito dal docente), attraverso collaborazione e “mutuo soccorso” che portano INEVITABILMENTE non al successo personale ma a quello del gruppo, a migliorare le relazioni umane e personali e ad una cooperazione utile e vantaggiosa. Un successo sociale, idealmente.

A tal proposito è doveroso distinguere il cooperative learning dall’ apprendimento competitivo o individualistico dove lo scopo è prendere il voto più alto o un giudizio migliore a “discapito” del resto della classe.

Non è di certo una novità il “lavoro di gruppo” in classe. Gli studenti però potrebbero non essere motivati nell’apprendere e lavorare insieme e non trarne soddisfazione nel farlo dovendo mantenere omogeneità di pensiero. Nel gruppo di lavoro cooperativo, invece, tutti i partecipanti sono attori attivi in tutte le fasi dell’attività, dalla pianificazione, all’elaborazione, alla valutazione finale.

E anche in questo caso l’insegnante ricopre il ruolo di tutor, di guida che deve stimolare e incentivare e, sopra ogni cosa, interessare l’intera classe sul futuro lavoro e il relativo obiettivo da raggiungere, strutturando l’attività in questi ambienti di apprendimento che richiedono la cooperazione di tutti, sostenuti da un clima positivo di condivisione.

Di fondamentale importanza è una prima analisi da parte del docente rispetto agli interessi e alle capacità dei suoi studenti e delle relazioni interpersonali dentro il gruppo che lui stesso ha formato, comunicando in maniera chiara e lineare quali sono i compiti da eseguire, gli obiettivi da raggiungere, i materiali da produrre.

Il docente si accerta che ogni gruppo abbia ben compreso il lavoro da svolgere e valuta l’apprendimento attraverso le interazioni dei partecipanti e le strategie attuate per la risoluzione dei problemi. Questo è il monitoring.

Il processing, invece, che costituisce la fase successiva, è la revisione e l’autovalutazione del lavoro terminato, fondamentale per capire cosa ha funzionato e cosa no, se le competenze si sono sviluppate adeguatamente o ne serve un rinforzo.

Lavorare insieme, sviluppare spirito di problem solving, autostima, empatia, autocontrollo, competenze comunicative e sociali, fanno del cooperative learning una strategia inclusiva che si basa sul semplice principio di cooperazione.

Ogni singolo componente del gruppo è una risorsa e una compensazione, con un pensiero unico e speciale, pronti al confronto critico e a far valere le proprie idee.

Abilità sociali, queste, indispensabili per mantenere alto il livello di dialogo e corresponsabilità reciproca in ogni ambito della vita.

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Flavia Oliverio

Ciao, sono Flavia e mi occupo di comunicazione pubblica e sociale, educazione e politiche giovanili, insegnamento.

Non c'è comunicazione alcuna senza né occhi né anima.

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