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17 Luglio 2021
E’ vero che l’olio di palma fa male alla salute? Uno dei temi nutrizionali più dibattuti degli ultimi anni.
Francesca Iaquinta
tempo di lettura: 3 min
Se fino a poco tempo fa ignoravamo la presenza in etichetta dell’olio di palma, da qualche anno a questa parte ci imbattiamo spesso in prodotti con su scritto: “senza olio di palma” o “palm oil free”.
Probabilmente i claims promozionali ci inducono a pensare che “senza” possa essere più salubre, ma bisognerebbe capire cosa sia stato aggiunto, al posto dell’olio di palma, per poter dire se effettivamente il prodotto in questione sia più salutare o meno.
L’olio di palma, prodotto dalla polpa del frutto della palma da olio ⦋Elaeis guineensis⦌, è un grasso sottoposto ad un processo di raffinazione.
La sua peculiarità è che, nonostante venga classificato come olio, termine utilizzato per definire sostanze liquide a temperatura ambiente, l’olio di palma si presenta invece allo stato solido e a temperatura ambiente. Proprio questa caratteristica lo rende adatto all’impiego in ambito industriale.
Il motivo per cui si trova allo stato solido è la sua caratteristica composizione chimica. L’olio di palma è costituito da grassi che, per circa il 50 % si trovano sotto forma di acidi grassi di tipo saturo (con una prevalenza di acido palmitico) e per la restante parte, di acidi grassi di tipo insaturo.
Sono proprio questi acidi grassi saturi a conferirgli la consistenza solida a temperatura ambiente. Caratteristica propria dell’olio di palma che, a differenza di altri olii (oliva, girasole, etc.), presenta un contenuto di acidi grassi saturi superiore.
L’impiego dell’olio di palma in ambito industriale dipende dal fatto che questo olio si presenta incolore ed inodore, così da non rappresentare un problema per le qualità organolettiche nel prodotto in cui viene impiegato. E’ infatti in grado di conferire gusto, friabilità e croccantezza; inoltre è più resistente ai processi di ossidazione e di irrancidimento.
Il motivo per cui l’olio di palma viene demonizzato è per la presenza di grassi saturi maggiore che in altri oli vegetali.
L’ assunzione di acidi grassi saturi attraverso la dieta è comunque necessaria anche per permettere un'adeguata crescita, nonostante anche l’organismo ne produca una piccola porzione.
Gli acidi grassi saturi svolgono numerose funzioni fisiologiche:
sono componenti delle membrane cellulari,
regolano la comunicazione intra-cellulare,
svolgono funzione energetica,
sono precursori di ormoni e acidi polinsaturi a lunga catena,
regolano la crescita cellulare e l'espressione genica.
La necessità di acidi grassi saturi varia in funzione dell' età ed è maggiore durante i primi anni di vita.
E’ però stata evidenziata l'associazione tra consumo in eccesso di questa classe di grassi e aumento del rischio di malattie cardiovascolari, di infarto e di malattia coronarica.
Nell'uomo un eccessivo consumo di acidi grassi saturi determina un innalzamento dei marcatori di rischio cardiovascolari, in particolare del colesterolo.
Nonostante discordanti evidenze scientifiche, anche l’Istituto Italiano Superiore della Sanità ha rilevato che l'olio di palma, come fonte di acidi grassi saturi, non comporta un rischio cardiovascolare diverso o maggiore rispetto agli altri grassi con simile composizione percentuale di grassi saturi e mono/poli-insaturi, quali, ad esempio il burro.
Tuttavia resta valida la raccomandazione di mantenere la assunzione di grassi saturi al disotto del 10% dell'energia (SINU, 2014; Dietary Guidelines for Americans, 2015-2020).
Va inoltre sottolineato un ulteriore aspetto che riguarda la vicenda dell’olio di palma e che si muove in ambito etico e sostenibile.
L’olio di palma viene maggiormente prodotto in Indonesia e Malesia. La crescente richiesta di olio di palma ha perciò portato all’espansione, in molti casi indiscriminata, delle piantagioni di palma da olio a discapito della biodiversità che esse ospitano e delle popolazioni locali.
E’ bene sapere che gran parte delle principali multinazionali si sono impegnate ad adottare certificazioni sempre più stringenti, affinché la sostenibilità ambientale delle piantagioni di palma dei propri fornitori sia sempre più certa, tanto per le industrie quanto per i consumatori.
L’Unione Italiana per l’Olio di Palma Sostenibile ha stabilito che l’approvvigionamento dei suoi membri fosse, entro il 2020, limitato al solo olio di palma sostenibile secondo criteri propri dell’Organizzazione, che assicurano:
l’origine sostenibile,
la tracciabilità,
la salvaguardia delle foreste,
i diritti dei lavoratori e delle popolazioni locali.
Il mio consiglio è quello di leggere le etichette e verificare, se ci troviamo in presenza di un prodotto alimentare “senza olio di palma”, che, quest’ultimo, non sia stato sostituito con grassi esterificati o trans (per es. margarine). E se invece trovassimo riportato tra gli ingredienti l’olio di palma, sarebbe opportuno scegliere il prodotto che ne certifica la sostenibilità nella produzione, sia in ambito etico che ambientale.
D’altronde anche gli acidi grassi saturi sono parte di una alimentazione sana e bilanciata.