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18 Ottobre 2025
L'importanza del primo impatto.
Barbara Nives Bigi
tempo di lettura: 5 min
Comincio ancora una volta
dalla fine del lavoro, d'altronde io aborro l'ordine e la regolarità.
È noto che solitamente
sentiamo simpatia o avversione verso una persona appena conosciuta da come è
vestita, da come si atteggia, da qualche piccolo tic, da come si rigira le
ciocche di capelli tra le mani o si liscia i vestiti, ancor prima che abbia la possibilità
di aprir bocca.
La stessa cosa ci accade
scegliendo un libro.
Personalmente sono un'accanita
lettrice e posso affermare che nove libri su dieci li scelgo guardando la
copertina.
Raramente mi faccio catturare
da una recensione o dal consiglio di un amico.
Da questo modus operandi
esulano i miei autori preferiti di cui ho letto praticamente tutto quello che
c'è in commercio a prescindere dalle copertine o dagli argomenti trattati, ma
questi ultimi non hanno nulla che fare con ciò che voglio raccontarvi.
Sto parlando di quando si
entra in una libreria senza nulla di preciso da acquistare, solo per dare
un'occhiatina e si esce se va bene con un paio di volumi sottobraccio,
altrimenti con uno scontrino che ti dice: "Tanto valeva andare in
gioielleria!".
In questo caso ad attrarci,
secondo me, sono per lo più la copertina ed il titolo.
L'argomento ... mi suggerirete
voi. Sì, anche quello.
Cosa mi dite allora
dell'impaginazione, del font o del profumo che emana?
Ma, ci stiamo perdendo!
La copertina ed il titolo a
mio parere sono fondamentali se volete che il vostro libro arrivi alle persone.
Fate in modo che le vostre
scelte siano incisive, che catturino l'attenzione anche dell'osservatore
distratto.
Naturalmente non posso che
rendervi partecipi della mia esperienza.
Di solito mentre il testo
prende forma, più mi addentro nel racconto che sto scrivendo, più inizio ad
immaginarmi come vorrei che il libro si presentasse al mondo.
La copertina solitamente è un elemento che si definisce in accordo con
la casa editrice (ragione per cui vi consiglio per farvi un'idea, di dare una
sbirciatina al loro catalogo, prima di firmare il contratto), quindi ben dopo
aver messo la parola fine al termine della stesura e della revisione delle
bozze, perché questa, come vi dicevo all'inizio, è veramente l'ultima parte del
lavoro per arrivare al libro come oggetto tangibile.
Per i miei due romanzi come vi
dicevo nel mio precedente articolo ho fatto esperienze molto diverse.
La Badiglione Editore
nonostante abbia in forze ottimi grafici, sapendo che anche'io dipingo, mi ha chiesto di produrre alcune tavole contenenti immagini descritte nel racconto stesso che
poi hanno unito in una composizione armonica che trovo particolarmente
efficace. Mi ricorda un po' i disegni che si possono ammirare nei libri per
l'infanzia. “L'incanto” effettivamente parla di affido famigliare, di maternità
ed i protagonisti assoluti sono i bambini, per cui la copertina mi pare
particolarmente azzeccata anche se all'inizio avevo in testa un'idea molto
diversa.
La Sensoinverso Edizioni mi ha
lasciata molto libera mettendomi a disposizione i loro grafici per i ritocchi
finali. Mi hanno fornito molte immagini, tra cui io avrei potuto scegliere, ma
nessuna di esse mi convinceva completamente. Alla fine ho proposto una
fotografia a me molto cara che sono riusciti ad adattare per l'uso che dovevamo
farne. “Compagna di viaggio” in copertina ha un portale energetico che amo
molto e che ho fortemente voluto; la fotografia è stata scattata da Chiara
Comastri una mia carissima sorella in spirito. Ho chiesto ai grafici di porre
in primo piano il disegno di due farfalle bianche perché hanno un significato
speciale all'interno del racconto e sono un po' le messaggere tra la dimensione
fisica e i piani spirituali.
Scegliere i titoli penso che sia sempre molto
divertente anche se spesso mi trovo alla fine del libro o del racconto che
ancora non ho le idee chiare.
Un’eccezione a questa regola è
stata ad esempio “Hope” (lo potete trovare a questo link:
È un racconto breve che parla
della malattia di uno dei mie figli, ed è stato proprio il titolo a suggerirmi
la piega che volevo dare al testo. Questa esperienza mi ha dato la sensazione
di correre a tutta velocità verso un muro. La vita spesso può sorprenderci e
anche le storie che paiono già scritte possono cambiare, ma in ogni caso penso
ci sia sempre la speranza di riuscire a saltare l'ostacolo che l'esistenza ci
pone di fronte. Per cui Hope mi è parso particolarmente azzeccato.
Il titolo penso che debba
incuriosire, darci qualche indizio su ciò che andremo a leggere senza svelaci
troppo. Deve stimolare la nostra curiosità e non può essere banale.
era pronto, corretto e ricorretto ma non aveva un titolo.
Non trovavo nulla di convincente e stavo per desistere. Pensavo che ciò che non
ha un nome non ha neppure un'identità e quindi forse il mio racconto non era
così incisivo come avrei voluto che fosse. Ero abbastanza scoraggiata.
Un giorno ero fuori in camper
con la mia famiglia. Dopo pranzo mi sono coricata in mansarda a lambicarmi su
questo benedetto titolo che non arrivava mentre mio marito seduto in dinette giocava
con i nostri figli. Chiacchieravano e scherzavano. Mi sono distratta dal mio
dilemma per ascoltarli estasiata dall'attimo che stavamo vivendo
inconsapevolmente perfetto e mi sono trovata proprio a pensare: "Questo è
un momento bellissimo, è un incanto".
Avevo il titolo!
Con i figli si vivono molte
situazioni perfette ed altre perfettamente complicate ma a prescindere da tutto
sono sempre un incanto. Parola che tra l'altro avevo utilizzato diverse volte
nel testo.
Avevo il titolo tra le mani da
tempo e non me ne ero neppure accorta.
Per “Compagna di viaggio” (lo
trovate a questo link:
che parla di una giovane
universitaria alle prese con gravi crisi di panico, è stato molto più semplice trovare
un titolo nonostante l'argomento sia decisamente più gravoso.
Frequentavo, nel periodo in cui stavo scrivendo, diverse
persone che soffrivano di questo male così attuale, ciò mi ha permesso di
osservarle da vicino. Tra queste c'era una collega. Con lei prendevo il treno
tutte le mattine per andare al lavoro, ed un giorno lei non è riuscita a salire
in carrozza, l'ho dovuta lasciare alle cure dei paramedici prima di procedere
verso la mia meta. Una volta sul treno mi sono resa conto che la paura è una
compagna di viaggio che affianca per un breve periodo o per molti anni, a
seconda dei casi, queste persone nel loro percorso di vita. Realizzare questo
concetto mi ha suggerito un titolo a mio avviso perfetto.
“Serpi, vipere ed altri esseri striscianti” è un racconto breve che ho scritto
per un concorso letterario. Parla del bullismo visto dall'adulto che ricorda se
stesso bambino e che si rende conto di come le dimensioni di questi bulli che hanno ammorbato la sua
giovinezza siano realmente minuscole. I così detti bulli sono spesso persone
problematiche e insignificanti. È un pò la consapevolezza di come la vita,
cambiando prospettiva, sia in fondo giusta e dia ad ognuno il ruolo che merita,
anche quello dell'essere strisciante.
Con questo chiudo l'elenco dei
titoli che ho inventato per non annoiarvi con troppe descrizioni ma voglio
darvi un consiglio: fate in modo che sia un processo divertente quello che vi
porta ad ideare titolo e copertina del vostro libro, perché il lettore
percepirà questa sensazione appena lo avrà tra le mani.
Se decidete di lanciarvi nel
magico mondo della scrittura, fatelo con entusiasmo e rendete la scelta dei
titoli e delle eventuali copertine esilarante.
Siatene orgogliosi ed
entusiasti, non solo perché siete alla fine del lavoro che vi permetterà di toccare
e sfogliare il vostro libro ma anche perché state consegnando ai vostri lettori
un'opera da poter osservare, annusare, toccare, aprire e devono sentire di non
poter fare a meno di leggerla.
Ciao! Mi chiamo Barbara e sono una scrittrice. Lavoro come impiegata ma continuo a coltivare le mie passioni: lettura, fotografia, ricamo, lavorazione del feltro, pittura, lavorazione della creta e scrittura.
La vita può anche provare a fregarti, ma tu non ti arrendere mai.