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11 Febbraio 2023
La figura dell’A&R nel
mondo della discografia.
Andrea Caracciolo
tempo di lettura: 5 min
Nello scorso articolo è iniziato
il nostro viaggio nel mondo della discografia, mettendo a confronto aziende di
consulenza con case discografiche. In questo articolo, andrò ad analizzare la
figura chiave delle case discografiche, quello che ho definito come l’HR del
mondo della discografia: l’A&R.
L’A&R (Artist &
Repertoire) o meglio conosciuto come il discografico, è colui che è in cerca
dei talenti.
La posizione dell’A&R
nell’ambito della discografia è molto ambita e a volte anche rischiosa.
L’A&R oltre a scoprire il talento, contribuisce al suo successo, in quanto,
una volta scoperto l’artista e presentato alla casa discografica, si occuperà
di tutto il suo percorso: dalla scelta dei brani, all’immagine, alle
collaborazioni e alla gestione dei progetti. Naturalmente come ogni posizione
lavorativa che si rispetti, anche la figura dell’A&R è cambiata con il
tempo.
Mettendo a confronto la figura
dell’A&R di ieri e di oggi, si può notare un enorme cambiamento. Un tempo
l’A&R era in cerca dei talenti nei posti più sconosciuti, molti artisti
diventati ormai leggende della musica sono stati scoperti ad esempio in piccoli
locali, a volte addirittura per strada. Questo si può vedere nei biopic di
artisti come Whitney Houston nel film del 2022 “Whitney: Una Voce Diventata
Leggenda”, o in “Rocketman” il biopic sulla vita di Elton John oppure in “Bohemian
Rhapsody” biopic dei Queen.
Prima di internet farsi scoprire
dalle case discografiche era difficile anche per gli artisti, i quali dovevano
mandare i loro provini prima registrati su audio cassette e poi su CD, tramite
posta certificata e possibilmente con una rappresentazione legale alle case
discografiche. Questi A&R old school, sono considerati ad oggi dei
dinosauri della musica, il loro lavoro era veramente difficile e completo,
perché in un’epoca in cui gli unici canali di promozione erano radio, TV e
giornali, dovevano dedicare molto del loro lavoro a trovare la giusta direzione
per quello specifico artista e i giusti brani per le radio. Il risultato di
questo duro lavoro ha portato alla ribalta artisti che hanno ancora oggi una
certa fama.
Gli A&R di oggi sono molto
esperti in marketing e strategie di business e, probabilmente, poco esperti in
musica a differenza degli A&R old school. Questa potrebbe sembrare una
critica, ma è ciò di cui si lamenta di più chi lavora in questo settore da
anni. Il motivo è semplice ed è riconducibile al nuovo modus operandi delle
case discografiche multinazionali.
Gli A&R di oggi sono
facilitati da tutto ciò che ha costruito internet in termini di social media.
Tra il 2007 e il 2012, gli A&R scoprivano i talenti tramite YouTube, poiché
quelli erano gli anni dei famosi Youtuber, i talenti venivano scoperti tramite
le loro cover e chi totalizzava più visualizzazioni veniva contattato dalle
multinazionali per un contratto discografico. Un esempio eclatante di quegli
anni è quello della cantante danese Esmèe Denters, grazie alla sua cover di
“What Comes Around/Comes Back Around” di Justin Timberlake, è riuscita a
totatlizzare più visualizzazioni degli artisti già firmati catturando così
l’attenzione dello stesso Timberlake che l’ha portata a Los Angeles per farle
siglare un contratto discografico con Interscope. Purtroppo, il progetto della
Denters si è concluso in maniera disastrosa, un album nel 2009 che è risultato
un flop e che ha portato l’artista ad essere abbandonata dalla sua stessa casa
discografica e dopo anni si è ritrovata da pop star emergente a cameriera a
Londra per poi ritentare la fortuna a The Voice UK nel 2015, senza però
riuscire ad arrivare in finale nel talent show.
Gli ultimi 20 anni sono stati
anche gli anni dei talent show:
negli USA American Idol è riuscita
a portare alla ribalta artisti come Kelly Clarkson, Carrie Underwood, Jennifer
Hudson, Adam Lambert e altri ancora;
in UK il talent show più esportato
nel mondo, X Factor ha scoperto artisti come Leona Lewis e gruppi come i One
Direction e Little Mix;
anche in Italia ricordiamo Marco
Mengoni, Noemi, Giusy Ferreri e i Maneskin, anche se in Italia il talent di più
successo è Amici di Maria De Filippi che è un brand tutto italiano.
Senza dilungarmi troppo sui
vincitori dei talent, posso solo dire che anche questi hanno facilitato il
lavoro dell’A&R, anche perché i talent show sono messi su attraverso partnership
con le major record label; infatti X Factor lavora con Sony, The Voice con
Universal mentre Amici di Maria De Filippi con le major citate in precedenza
più Warner e altre etichette indipendenti importanti.
Molto spesso i direttori artistici
dei talent show sono diventati A&R per le major oppure da A&R sono
diventati direttori artistici per i talent show. Sui talent c’è tutto un
processo che racconterò in un prossimo articolo. In breve, la vetrina
televisiva del talent dà quella visibilità che consente alle major di
facilitare il lavoro di promozione di un progetto artistico. Alcuni artisti,
però, usciti dai talent, hanno vissuto pochi anni di successo per poi cadere
nel loop del flop e dell’abbandono. Leona Lewis, ad esempio, dopo un primo
album con cui è diventata una delle poche donne britanniche a raggiungere la
numero 1 negli USA, ha iniziato a scendere nelle classifiche.
Dopo il 2015, gli A&R si sono
focalizzati sugli artisti in base ai follower su Instagram e ad oggi firmano
gli artisti che sono famosi TikToker. Tutto questo sta portando ad avere tanti
artisti definiti 1 hit wonders, ovvero artisti che vivono un breve
successo e poi scompaiono.
Questo modo di lavorare dei nuovi
A&R, che si ispirano agli A&R old school ma lavorano in quest’ottica di
marketing moderna, non deve essere condannato, ma capito.
Perché in un’epoca in cui le
vendite sia fisiche che digitali calano, perché sostituite completamente dagli
streaming, portando le etichette a guadagnare di più solo con i tour degli
artisti, è normale che per trovarsi in una situazione di risparmio è più
conveniente firmare artisti con un certa visibilità e che hanno raggiunto già
un certo pubblico, rispetto a firmare artisti sconosciuti per i quali
bisognerebbe investire di più.
Ma tutto questo a cosa sta
portando?
Innanzitutto, dal punto di vista del
sound, abbiamo tanti artisti che propongo lo stesso sound ma in salse diverse e
anche al successo delle etichette e degli artisti indipendenti che, facilitati
da internet, preferiscono investire e recuperare ricavi senza dividerli con
l’etichetta, piuttosto che firmare un contratto discografico e trovarsi in una
situazione in cui l’A&R decide di stravolgere quel sound originale per il
quale è diventato/a un artista valido.
Si, l’A&R a volte fa anche
questo. L’artista spagnola più famosa al mondo, Rosalìa, è diventata una
superstar globale nel 2018 grazie al suo sound capace di unire il flamenco con
sonorità R&B ed elettroniche. Dal momento in cui Rosalìa ha fatto la sua
transizione da artista di Sony Spagna ad artista globale, per Columbia/Sony
diventando ufficialmente artista della holding, ha cambiato leggermente le sue
sonorità buttandosi sullo stile reggaeton, popolare e di successo, per poter
competere con gli artisti latini a livello globale, questa direzione però non
ha compromesso per nulla la sua carriera che porta sempre originalità e
innovazione.
Anche nei primi anni 2000, la
cantante americana P!nk alla sua firma, non era un’artista Pop, il suo sound
era molto più R&B & Soul, ma essendo l’epoca del teen pop, nel secondo
album l’artista è passata al pop rock che l’ha resa celebre. Ultimo esempio
Rihanna, la cantante ha debuttato nel 2005 con un sound reggae e dancehall
collegato alla provenienza dell’artista dalle Barbados. Negli anni, per far sì
che Rihanna potesse competere con le star dell’olimpo del pop, i suoi
discografici le hanno fatto esplorare diversi generi, rendendo la sua immagine
sempre più influente e appetibile, passando dall’R&B all’hip hop e al pop
al rock fino alla Dance.
In questo l’A&R deve essere
bravo: a trovare il giusto compromesso con l’artista senza mai dover distruggere
la sua vera identità.