26 Giugno 2021

Economia circolare ed architettura: pratiche di riuso, riutilizzo e riciclo.

Maria Iaquinta

tempo di lettura: 4 min

Kamikatz Public House Hiroshi Nakamura & NAP

Photos © Koji Fujii / Nacasa and Partners inc

Ellen MacArthur fonda l’omonima fondazione che promuove l’Economia Circolare a livello globale. Il termine economia circolare definisce “un’economia pensata per potersi rigenerare da sola. In un’economia circolare i materiali sono considerati come dei flussi e sono di due tipi: quelli biologici, in grado di essere reintegrati nella biosfera, e quelli tecnici, destinati ad essere rivalorizzati senza entrare nella biosfera”.

Oggigiorno il modello di consumi e produzioni è principalmente rappresentato da un’economia lineare, caratterizzato da tre azioni: estrazione di materie prime, produzione di beni di consumo, produzione di rifiuti e scarti. La rivoluzione del modello di economia circolare è definita invece da azioni che contraddistinguono il carattere di circolarità di questo sistema. Si parla quindi di rigenerare sistemi naturali, mantenere in uso materiali e prodotti, progettare rifiuti e inquinamento.

L’applicazione delle buone pratiche dell’economia circolare è legata alle azioni di

Riuso, riciclo e riutilizzo.

Il riuso è l’operazione di rifunzionalizzazione di un prodotto o materiale alla fine del ciclo di vita. Il riutilizzo prevede una nuova funzione del prodotto. Il riciclo permette di trasformare la materia o prodotto considerato rifiuto in un materiale secondario avente scopi diverso o uguale al precedente.

Da questi concetti si può dare la definizione di rifiuto.

L’articolo 183 del codice dell’ambiente definisce il rifiuto come “qualsiasi sostanza od oggetto di cui il detentore si disfi o abbia deciso o abbia l’obbligo di disfarsi”. Il comma 1 dell’articolo 184-ter sancisce la cessazione della qualifica di rifiuto. “Un rifiuto cessa di essere tale quando è stato sottoposto a un’operazione di recupero, incluso il riciclaggio e la preparazione per il riutilizzo, e soddisfi i criteri specifici, da adottare nel rispetto delle seguenti condizioni:

  • la sostanza o l’oggetto è comunemente utilizzato per scopi specifici;

  • esiste un mercato o una domanda per tale sostanza od oggetto;

  • la sostanza o l’oggetto soddisfa i requisiti tecnici per gli scopi specifici e rispetta la normativa e gli standard esistenti applicabili ai prodotti;

  • l’utilizzo della sostanza o dell’oggetto non porterà a impatti complessivi negativi sull’ambiente o sulla salute umana.

Ponendo l’attenzione sul settore delle costruzioni, esso produce tra il 10% e il 15% di rifiuti e solo nel 2016 lo stesso settore ha il primato nella produzione di rifiuti speciali non pericolosi.

La comunità europea ha pubblicato nel 2015 la comunicazione COM 614 final, “l’anello mancante-Piano d’azione dell’Unione europea per l’economia circolare”. Tra i settori prioritari del piano, la commissione si concentra anche sui materiali da costruzione e demolizione poiché riconosce la necessità di migliorare la gestione del flusso di rifiuti promuovendo corrette pratiche di riciclaggio. Tale necessità nasce dal fatto che il riciclo di alcuni materiali è difficoltoso in quanto i processi sono molto costosi e complessi, i sistemi di costruzione più consolidati sono umidi, e si pone scarsa attenzione al carattere di disassemblabilità.

L ‘approvvigionamento di materiali rinnovabili può avvenire nel settore edilizio o a livello intersettoriale.

All’interno del settore delle costruzioni i rifiuti prodotti da demolizioni sono riutilizzabili come sottofondi stradali o drenaggi, possono essere sottoposti a trasformazione e diventare materia granulare.

Nelle aree cantierizzate si possono riutilizzare elementi dismessi per nuove edificazioni. Per esempio, i serramenti dismessi nell’area di progetto della Kamikatz public House in Tokushima di Hiroshi Nakamura and Nap sono stati assemblati in facciata.

Esistono molti esempi di riutilizzo, riciclo e riuso di materiali provenienti da altri settori verso quello dell’edilizia. Come il riciclo di rifiuti tessili per la produzione di materiali isolanti. Il recupero della lolla di riso per le finiture degli edifici e distribuzione di pannelli per l’isolamento termico ed acustico. La trasformazione della segatura per la produzione di compositi misti alla plastica utilizzabili nelle costruzioni.

Le città hanno un ruolo centrale nell’economia circolare. In numeri rappresentano il 75% di risorse naturali, l’80% di emissioni e producono il 50% di rifiuti globali. Più della metà della popolazione mondiale vive in città e per questo sono centri di crescita e innovazione.

Nella vita quotidiana aiutare a portare avanti un tipo di economia diversa da quella lineare come è quella circolare, si può. Tutto si basa sulle scelte.

Attraverso il buon utilizzo della tecnologia chiunque è libero di sfruttare piattaforme ed applicazioni che permettano di attuare buone pratiche per il riutilizzo, il riciclaggio e riuso di prodotti, materiali e rifiuti destinati a seconda vita.

Esistono strumenti diversi che permettono di creare una tracciabilità dei prodotti e quindi facilitarne il riciclo.

La progettazione, riqualificazione e rigenerazione del tessuto urbano a diversa scala dev’essere caratterizzato da un processo di condivisione tra il progettista e il cittadino affinché si renda partecipe delle buone pratiche di supporto dei flussi di materie e prodotti attraverso scelte partecipate e consapevoli nel rispetto dell’ambiente e del costruito.

La scelta dei mezzi di trasporto a basso impatto ha molti benefici economici e salutari. Attraverso una maggiore connettività si potrebbe costruire un sistema di mobilità più efficiente e sostenibile.

Oltre al ruolo professionale e sociale che si riveste, prima di tutto si è cittadini e per dare il via all’economia circolare, bisogna favorire la condivisione, la collaborazione e la possibilità di scelta per sfruttare le risorse, le tecnologie, i mezzi e le opportunità che la città può offrire.


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Maria Iaquinta

Ciao, sono Dottore in Architettura e mi occupo di processi circolari.

Verso una visione consapevole e sostenibile.

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