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25 Gennaio 2025
Ampel Aus. Prima puntata.
Filippo Montemurro
tempo di lettura: 6 min
Spazieren Gehen – Passeggiare.
È una Francoforte insolitamente soleggiata quella in cui mi trovo a camminare in questo freddo sabato mattina. Mentre mi aggiro tra i banchi del mercato di Bergestrasse scorgo un altro manifesto elettorale attaccato ad un lampione. Questo recita “Holen wir uns die Zukunft Züruck” che significa “Riprendiamoci il futuro”. È uno slogan semplice, quello scelto da Volt, un partito minoritario qui in Germania. Poco più avanti ne vedo un altro. È quello di FDP, il partito liberale democratico, che dice “Alles lässt sich ändern” (tutto può essere cambiato).
Slogan semplici che solo tra un mese, quando i tedeschi andranno a votare, sapremo se saranno stati efficaci.
Decido di fermarmi a fare colazione da “Der bäcker Eifler”, la più importante catena di panetterie di Francoforte.
In città sono più di 80 i punti vendita presenti. Solamente lungo questa singola strada ce ne sono due.
In Germania le panetterie non sono solo attività commerciali in cui acquistare il pane. Sono luoghi che hanno tavolini in cui sedersi. Quest’ultime hanno la stessa funzione che hanno i bar in Italia, ovvero sono luoghi di aggregazione in cui non solo puoi fare colazione bensì utili anche per sedersi, rilassarsi e fare due chiacchiere con gli amici. Oltre al pane, ai panini, al caffè e i dolci in panetteria vendono i giornali. Quelli di oggi, oltre a parlare della guerra in Medio Oriente e dell’imminente insediamento di Trump, danno grande spazio alla crisi economica e sociale interna al paese.
“Bild”, il quotidiano più venduto in Germania, oggi in prima pagina ha una grande foto del cancelliere Olaf Scholz con a fianco una scritta che in italiano si traduce con “Rivolta dei padroni contro Scholz”. Una prima pagina eloquente, che restituisce bene il clima che si respira qui in Germania a un mese da delle elezioni storiche. Ma cosa sta accadendo qui in Germania? Forse dovremmo fare un passo indietro.
AMPEL AUS – Semaforo spento.
Una sera stavo guardando l’emittente Arbeitsgemeinschaft der öffentlich-rechtlichen Rundfunkanstalten der Bundesrepublik Deutschland. Tranquilli, da qui in poi la chiamerò solo col suo acronimo di riferimento: ARD. Quest’ultima è la tv di Stato tedesca (la nostra Rai, per intenderci).
La sera del 6 novembre 2024 su ARD stavo guardando il canale di riferimento per quanto riguarda le notizie. Volevo vedere le reazioni della Germania all’elezione di Donald Trump come Presidente degli Stati Uniti – avvenuta il giorno prima . Mentre vari analisti si susseguivano tra di loro, in sovraimpressione è apparsa la scritta “Tra poco il cancelliere Olaf Scholz parlerà alla nazione”.
Scholz, in un solenne discorso, ha annunciato di aver licenziato il Ministro delle finanze Christian Lindner, aprendo così una crisi di governo.
Lindner, oltre ad essere stato Ministro, è il leader di FDP – il partito liberale democratico.
FDP è uno dei tre partiti che costituivano la maggioranza di governo del Bundestag, il Parlamento federale tedesco.
Oltre al già citato FDP, a far parte di questa maggioranza c’erano anche i “Grün” – i verdi – e SPD, il partito socialdemocratico guidato dal cancelliere Olaf Scholz.
SPD ha come colore identitario il rosso, FDP ha il giallo e ovviamente i verdi hanno il verde.
Il giorno dopo che Scholz ha deciso di licenziare il Ministro delle finanze, i giornali hanno cominciato a titolare a caratteri cubitali “AMPEL-AUS”, ovvero “semaforo spento”. Questo perché la “coalizione semaforo”, come era comunemente chiamata questa alleanza, era venuta meno. Questo termine giornalistico ha fatto talmente tanto breccia tra i cittadini che Bild, dopo un sondaggio, ha eletto “Ampel-Aus” la parola dell’anno 2024 (anche se di fatto “il semaforo si è spento” solo negli ultimi mesi dell’anno).
Scholz ha deciso di licenziare il Ministro delle finanze in seguito ad una discussione riguardante la legge di bilancio di fine anno. Questa è la legge più importante che uno Stato deve approvare poiché è quella che decide come verranno spesi i soldi pubblici l’anno seguente.
Il cancelliere Scholz, ma in generale la sua coalizione di governo, sono tra i più scettici a voler aumentare il debito pubblico a fronte dei necessari investimenti strutturali di cui ha bisogno la nazione per superare la crisi economica che va avanti da anni. I verdi e i liberali, invece, erano disposti ad una maggiore flessibilità riguardo all’indebitamento. Da qui sono nate le divergenze tra i liberali e i socialdemocratici che hanno portato alla fatale frattura all’interno della coalizione.
Dopo aver licenziato il Ministro delle finanze si sono dimessi anche altri tre Ministri che facevano parte della coalizione semaforo (avevano la delega alla giustizia, ai trasporti e all’istruzione).
Scholz, dopo aver aperto la crisi di governo, sperava comunque di rimanere in carica almeno fino a metà gennaio per poter approvare alcune leggi economiche prima di chiedere il voto di fiducia – cosa che comunque non sarebbe riuscito a fare non avendo la maggioranza in parlamento. Su pressione del Bundestag e dell’opinione pubblica, invece, è stato praticamente costretto a chiedere un voto di fiducia il 16 dicembre scorso. Come ampiamente previsto, Scholz non ha ottenuto la fiducia in Parlamento e il Presidente della Repubblica Federale tedesca Frank-Walter Steinmeier venerdì 27 dicembre ha sciolto il Bundestag e ha indetto nuove elezioni per domenica 23 febbraio, data che è frutto di un accordo raggiunto con le ormai ex coalizioni di governo. Scholz rimarrà cancelliere solo per traghettare la nazione verso nuove elezioni.
Und Jetz? – E adesso?
Esco dalla panetteria e continuo a camminare lungo Bergestrasse pensando a cosa potrebbe accadere adesso che in Germania c’è un mal contento generale, una coalizione di governo sciolta come la neve al sole, una crisi economica ed industriale quasi senza precedenti e l’avanzata dell’ultradestra nei sondaggi.
Torno a casa e apro la pagina web del Der Spiegel che dal 2014 tiene costantemente aggiornatati i sondaggi politici.
La situazione che mi trovo davanti a un mese dalle elezioni è quella in cui CDU, l’unione cristiana democratica (il partito che fu della Merkel) è al 31% mentre sotto, al 20%, c’è un fortissimo AFD in netta ascesa. “Alternative für Deutschland” (alternativa per la Germania) è il partito di ultradestra guidato da Alice Weidel. Questo partito finora è sempre stato tenuto all’opposizione dei governi – anche degli stati federali – grazie a dei cordoni sanitari costruiti apposta per non far entrare AFD nelle maggioranze per via della vocazione fortemente reazionaria. Molti dei leader, dei membri e dei sostenitori di questo partito sono sotto processo per aver più volte inneggiato al Terzo Reich e per aver fatto apologia della figura e delle politiche di Hitler.
Se si andasse a votare adesso, il partito di Olaf Scholz riceverebbe il 15%, poco più del 14% che prenderebbero i verdi. Il partito dei liberali, invece, ad ora, non riuscirebbe ad entrare neanche in Parlamento dal momento che avrebbe il 4% dei voti e la soglia di sbarramento in Germania è fissata al 6%.
La situazione, però, è tutta in divenire e solamente le settimane seguenti potranno darci un quadro più chiaro di quello che potrebbe accadere qui in Germania e in generale in Europa. Una cosa però è certa, le lampadine del più importante semaforo europeo hanno smesso di funzionare.