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2 Novembre 2024
Il carcere di Sollicciano è un
inferno.
Filippo Montemurro
tempo di lettura: 5 min
Di episodi che ci farebbero capire
quanto l’Istituto penitenziario di Sollicciano sia inadatto alla sua funzione,
ovvero ospitare detenuti che scontano una pena in attesa di un reinserimento in
società, potremmo citarne veramente tanti.
In questo caso, però, vorrei
partire da un episodio avvenuto a luglio, quando i detenuti hanno organizzato
una protesta in seguito all’ennesimo suicidio da parte di un detenuto
all’interno del carcere.
A suicidarsi è stato un ventenne,
straniero, come molti all’interno del carcere. Il ventenne, grazie all’aiuto di
un’associazione, aveva da poco presentato un ricorso nei confronti dell’Amministrazione
penitenziaria. Nel ricorso si legge «Le pareti della cella presentano macchie
visibili di umidità e di muffa causate dalle frequenti infiltrazioni d’acqua
che, in caso di precipitazioni, aumentano considerevolmente» e ancora «I
detenuti sono costretti a pulire la muffa con la candeggina, ma il problema si
presenta in maniera talmente endemica che da soli non riescono a risolverlo.
Peraltro, l’Amministrazione penitenziaria fornisce ai detenuti i prodotti
idonei solo una volta al mese, costringendoli ad acquistare personalmente i
prodotti. Nella sezione e nella cella del ricorrente ci sono i topi: di recente
è riuscito a catturarne uno, che ha poi mostrato agli agenti e al personale
medico».
Situazione che, a quanto è emerso,
ha minato definitivamente la salute mentale del ventenne, che ha deciso infine
di togliersi la vita, come più di altri 60 detenuti come lui nel corso
di quest’anno.
Come accennato all’inizio, dopo
questo suicidio sono state organizzate delle proteste da parte dei detenuti, i
quali hanno incendiato materassi, lenzuoli e in alcuni casi intere celle. Dopo
queste proteste, infatti, sono state 80 le persone che sono state trasferite
in altre celle della Toscana o d’Italia. Questo perché le loro celle sono state
dichiarate inagibili in seguito agli incendi appiccati.
Questi sono solo due degli episodi
che potrebbero far capire in che condizioni versa il carcere di Sollicciano.
Carcere che conterebbe 497
posti disponibili ma che in realtà “accoglie” 513 detenuti. Una
situazione di sovraffollamento in linea con gli altri istituti penitenziari
presenti nella penisola. Fino a luglio, infatti, erano 133 le persone detenute
in meno di 3 metri quadrati a testa.
Ciò comporta la violazione della Convezione
Europea dei Diritti dell’Uomo. La mancanza di fondi e la fatiscenza del carcere
non permettono assolutamente una permanenza dignitosa da parte dei detenuti.
Una situazione che per qualcuno è risultata fatale. Come a Ivano, detenuto di
63 anni, che ha deciso di lasciarsi morire per la disperazione, dopo aver
rifiutato il cibo e le cure di cui necessitava.
A fine agosto Ivano si è spento
all’Ospedale San Giovanni di Dio, poco distante dal penitenziario, dopo che è
stato trasferito dal centro clinico di Sollicciano. Stando al referto medico
citato dal quotidiano La Nazione, la causa del decesso sarebbe la cachessia, ovvero
un profondo deperimento organico che si manifesta con una perdita di peso,
indebolimento fisico, e alterate capacità psichiche. L’uomo, a quanto si
apprende, soffriva di patologie psichiatriche, era tossico dipendente e dopo
un’operazione all’anca, non era più autosufficiente. Per il suo avvocato,
Claudia Baccetti, <<Sollicciano non era la struttura più adeguata a una
persona nelle sue condizioni>> e infine aggiunge: <<Aveva una
doppia diagnosi, cioè quella psichiatrica e la tossicodipendenza. E non era più
autosufficiente. Una comunità o un centro del genere, nonostante tutti gli
sforzi, è stata impossibile da trovare>>.
Questo, nel caso servisse,
servirebbe a far capire ancora di più quanto Sollicciano sia un inferno. Nel
rapporto stilato dalla Onlus Antigone, datato febbraio 2023, si parla di 375
casi di autolesionismo. Numeri che delineano un quadro di disagio psichico
diffuso tra i detenuti e che non può essere certo contenuto dalle sole 248
ore che Psichiatri e Psicologi mettono a disposizione per i detenuti. Il
tema della salute mentale è di primaria importanza nel carcere di Sollicciano,
a Firenze, visti anche i 28 tentati suicidi e i 3 suicidi nel 2022.
E se questi dati sembrano
esorbitanti e restituiscono – anche solo se in parte – l’inferno che i detenuti
sono costretti a vivere quotidianamente, a spaventare ancora di più sono i dati
inerenti alla violenza. Sempre Antigone, infatti, nel rapporto parla di più di 50
aggressioni durante il 2022 al personale dell’Amministrazione
penitenziaria. Altrettante sono state le aggressioni tra i detenuti stessi.
Una situazione sotto gli occhi di
tutti, anche delle istituzioni. Due anni fa l’ormai ex sindaco di Firenze Dario
Nardella andò a visitare il carcere e all’uscita, facendo il punto con la
stampa, anche lui disse «La situazione è grave e insoddisfacente dal punto di
vista strutturale, funzionale, ci sono molti problemi, a partire da quelli
igienico-sanitari, i detenuti mi hanno fatto vedere i loro corpi mangiati dalle
cimici, dalle blatte, la situazione è grave anche per chi qui dentro ci lavora.
La situazione sanitaria è inaccettabile, la pena non può essere che stai in una
cella con i topi, è contro i diritti dei detenuti, è una condizione disumana».
Nardella, inoltre, fece già presente che l’intera struttura sarebbe stata da
abbattere e ricostruire da zero per problemi funzionali. In una nota di Palazzo
Vecchio risalente al 2021, infatti, si legge <<Il carcere di Sollicciano
è una vergogna dell’architettura carceraria del nostro Paese, per tutto il
rispetto per chi l’ha disegnata. Quella struttura non è pensata per aiutare il
detenuto e per la rieducazione della pena>>.
Tutto questo è da aggiungere a
un’insufficienza di fondi necessari a corsi scolastici o di formazione, i quali
non permettono ai detenuti di avere un’alternativa, costringendoli, così, a
dover rimanere in cella 24 ore su 24 insieme ai compagni. Questa situazione, va
da sé, si ripercuote sulla salute mentale dei detenuti con i risultati che
abbiamo visto in precedenza. Insomma, un vero e proprio inferno che non
permette in alcun modo il reinserimento in società e la rieducazione dei
detenuti da parte del sistema penitenziario. Un sistema penitenziario che, se
continuerà così, finirà per collassare su sé stesso. Come le vecchie mura
fatiscenti di Sollicciano.