25 Agosto 2023

La banalità del bene.

Yelena Castellino

tempo di lettura: 3 min

Foto di Alan da Pixabay
Quanti tra noi sarebbero in grado di mettere in pericolo la propria vita, e forse anche quella dei propri cari, per salvare quella di qualcun altro?

Di qualcuno che non conosciamo, ma che sta subendo un’ingiustizia così grande che non si può tollerare, perché il solo pensiero toglie il sonno, la fame, non ci dà pace, ci fa diventare pazzi.

Pochi.

È molto più facile voltarsi da un’altra parte e tirare dritto per la propria strada, facendo finta di nulla.

Ma non sempre le cose vanno così.

Esistono persone in questo mondo che possono cambiare il destino di migliaia di vite, operando silenziosamente.

Chi sono?

Il loro essere ce lo spiega una leggenda talmudica, la quale narra che in qualsiasi momento della storia ci sono al mondo 36 uomini giusti che manifestano in essi la presenza divina.

Dalla loro condotta dipende il destino dell’umanità. Non tollerano ingiustizie. Sono persone semplici, non sanno di possedere questo dono ma sanno riconoscere le sofferenze degli altri e se le prendono sulle spalle.

Al momento della loro morte, Dio provvede immediatamente a sostituirli.

Possiamo pensarli come dei guardiani dell’universo.

Grazie a loro vengono contrastate azioni efferate che qualcun altro sta mettendo in atto.

Così loro compiono il bene, quello con la B maiuscola e lo tacciono, fino a quando qualcuno si rende conto di quanto accaduto e lo dichiara pubblicamente. Perché certi gesti non possono passare inosservati.

Vi sto parlando dei Giusti tra le Nazioni.

Questo titolo viene conferito dallo Yad Vashem, l’Ente nazionale per la memoria della Shoah, nato nel 1953.

I Giusti tra le Nazioni sono non-ebrei che hanno salvato la vita di uno o più ebrei durante il genocidio nazista, mettendo a rischio la propria vita, senza un interesse personale e senza aver tratto vantaggi economici e di nessun altro genere.

Coloro che ottengono questa onorificenza vengono insigniti di una medaglia, ricevono un certificato d’onore e vedono il proprio nome inciso nel Giardino dei Giusti, presso il museo dello Yad Vashem di Gerusalemme.

Per ogni Giusto viene anche piantato un albero, come desiderio di ricordo per una persona cara.

Diversi sono i giardini sparsi per il mondo, come diversi sono stati i Giusti.

In Italia di salvatori se ne contano più di 700.

Un paio di nomi?

Carlo Angela, padre del famoso Piero e nonno di Alberto.

Deciso a salvare vite innocenti, scriveva false cartelle mediche facendo ricoverare in case di cura psichiatriche ebrei che altrimenti sarebbero stati deportati nei campi di concentramento.

Oppure Giorgio Perlasca, che fingendosi console spagnolo in Ungheria ha salvato la vita di circa 5000 ebrei. La sua storia è venuta a galla dal racconto di un gruppo di allora bambine pronte a salire sui treni…

E mentre un giornalista lo intervistava (La banalità del bene- storia di Giorgio Perlasca, Enrico Deaglio, Feltrinelli, 2018) e prendeva appunti, fu lui stesso a porgli la domanda più pungente di tutti, quella che arriva dritta alla coscienza: <<Lei cosa avrebbe fatto al mio posto?>> dichiarando nel modo più naturale possibile che quello era l’unico modo di comportarsi, che non era un eroe, aveva avuto questa occasione e l’aveva sfruttata.

Altro personaggio, che molti conosceranno per via del pluripremiato film di Steven Spielberg (Schindler’s list, Steven Spielberg, Universal Pictures, 1993), il polacco Oskar Schindler, che ha salvato la vita a più di 1200 ebrei, impiegandoli nella sua fabbrica di utensili da cucina.

La lista di queste persone è lunga, e i loro racconti toccano il cuore.

Ci insegnano che la capacità di fare del bene, dovrebbe essere assecondata e non repressa.

Voglio concludere con questa poesia:

<<Un uomo che coltiva il suo giardino, come chiedeva Voltaire.

Quello che gradisce che sulla terra ci sia musica.

Quello che scopre con piacere un'etimologia.

Due impiegati che in un caffè del Sud giocano una silenziosa partita a scacchi.

Il ceramista che premedita un colore e una forma.

Il tipografo che compone questa pagina che talvolta non gli piace.

Una donna e un uomo che leggono le terzine finali di un certo canto.

Quello che accarezza un animale addormentato.

Quello che giustifica o vuole giustificare un male che gli hanno fatto.

Quello che gradisce che sulla terra ci sia Stevenson.

Quello che preferisce che abbiano ragione gli altri

Queste persone che si ignorano stanno salvando il mondo.>>

(La cifra, Jorge Luis Borges)

 

Bè-ne s.m. Significato: principio su cui si fonda l’ordine etico. Ciò che è buono, giusto e onesto. Azione buona. Etimologia: dal latino bonus


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Yelena Castellino

Ciao! Mi chiamo Yelena e sono una storica contemporanea. Ho una grande passione per i libri, l’arte e la danza. Credo nel potere della cultura.

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