16 Marzo 2024

Sessismo per le strade.

Francesca Dondoli

tempo di lettura: 3 min

Image by 11417994 from Pixabay
Dare un nome significa dare un'identità a qualcosa. Iniziamo a interrogarci sui nomi migliori da dare ai nostri figli molto prima che vengano al mondo, come primo atto d'amore.
Mai visto Cena tra amici? Insomma, quale genitore chiamerebbe suo figlio Adolf? Facciamo lo stesso per i nostri animali domestici, i nostri amici immaginari, perfino per i nostri oggetti. Voi ricordate il nome del vostro peluche preferito?

Siamo così, noi esseri umani. In fondo è questo che ci differenzia dagli altri esseri viventi: la parola.

Lo stesso vale per i luoghi dove abitiamo, passeggiamo, corriamo, ci soffermiamo. Gli spazi pubblici che frequentiamo. Pubblici... Perché l'unica differenza è che, in questo caso, l'atto del dare un nome non è più un atto personale ma un atto politico con un valore simbolico, se intendiamo la politica nella sua accezione di attività che si riferisce alla vita pubblica di una comunità. I nomi dei luoghi pubblici, infatti, indicano ciò che una società vuole esternare di sé e i punti di riferimento da seguire per esserne cittadini esemplari.

Ogni giorno passiamo da una via/piazza Dante, Garibaldi, Cavour, Mazzini, Verdie così via senza pensarci, me compresa.

Almeno fino a quando non ho conosciuto “Toponomastica femminile”, Associazione no profit di ricercatrici e ricercatori che si occupa «di impostare ricerche, pubblicare dati e fare pressioni su ogni singolo territorio affinché strade, piazze, giardini e luoghi urbani in senso lato, siano dedicati alle donne per compensare l'evidente sessismo che caratterizza l'attuale odonomastica (branca della toponomastica)».*

Perché, è bene precisarlo anche se scontato, non è che non ce ne siano di donne che, a vario titolo, si meriterebbero un luogo a loro intitolato. Michela Murgia, giusto per fare un esempio attuale, è una di quelle.

È che i nomi dei nostri spazi rispecchiano la struttura maschile e patriarcale della nostra società. Le poche donne che le città nominano sono per lo più madonne e sante, rare regine o star della tv e dei rotocalchi. Ma abbiamo anche vie delle Belle Donne e delle Zoccolette.

Da una parte, quindi, politici, papi, artisti, coraggiosi condottieri che hanno lottato e conquistato; dall'altra, donne votate al sacrificio e alla devozione che hanno vissuto esistenze schive o ridotte a mero oggetto di desiderio sessuale.

Così, mentre le ragazze, magari a livello inconscio, vengono portate a riprodurre stereotipi di comportamento tendenti all'abnegazione, al vittimismo, alla passività e alla seduzione, i ragazzi possono contare su un'ampia gamma di modelli di comportamento che vanno nel senso opposto. Con due possibili conseguenze, altrettanto negative: sentirsi inadeguati rispetto all'ideale di virilità che viene loro indicato, con il rischio di depressione (i dati Istat sul tasso di suicidi tra gli uomini sono eloquenti) oppure provare a imitarlo.

Ricordate le squallide parole pronunciate dal (per fortuna ex) sindaco di Terni a proposito di come, a suo avviso, si comportano gli uomini “normali”? Vanno a caccia di prede con un bel fondo schiena, altrimenti non possono considerarsi “veri uomini”. 

Perché il patriarcato è quella struttura della società che crea privilegi per gli uomini e subordinazione per le donne, ma alla fine ne siamo tutti vittime.

È questo l'esempio che vogliamo dare alle nuove generazioni?

Per quanto mi e ci riguarda quelle stesse strade, in cui a volte ho paura a camminare da sola, non mi rappresentano. Neanche un nome a suggerirmi un «se ce l'ha fatta lei, posso farcela anch'io».

Ringrazio l'Università degli studi di Firenze per avermi fatto conoscere “Toponomastica femminile” e acquisire consapevolezza di questa dimensione della violenza di genere nell'ambito di una mostra allestita in occasione della "Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne", dalla quale ho preso spunto per la stesura di questo articolo. Mi piacerebbe che fosse permanente.

*I dati aggiornati sull’indice nazionale di femminilizzazione delle strade sono consultabili su www.toponomasticafemminile.com

 

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Francesca Dondoli

Ciao! Sono una studiosa di comunicazione, soprattutto pubblica e politica. Amo il cinema, i libri e la gentilezza. Credo nel potere delle parole.

Perché con questa spada vi uccido quando voglio 🖊

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