Questo sito web utilizza i cookies per garantire all'utente la migliore esperienza possibile quando visita il sito web. L'utente è invitato a prendere visione della Privacy Policy per maggiori informazioni in merito. Facendo clic su "Accetto", l'utente accetta l'uso dei cookies non essenziali
IgnoraAccetto
12 Novembre 2022
Il blended learning: tecnologia e formazione si informano a vicenda.
Flavia Oliverio
tempo di lettura: 2 min
Il Blended Learning, più
comunemente chiamato “apprendimento misto” o “ibrido” (dall’inglese
blending, unire, miscelare) è quel
modello di formazione aziendale e didattico che combina insieme esperienze di
apprendimento in presenza e a distanza attraverso l’utilizzo di devices,
integrazione di metodi tradizionali e formazione autonoma.
Un alternativo approccio
metodologico, questo, che somma tecniche analogiche e digitali in un unico ambiente
di apprendimento (cioè l’insieme di cultura e ambiente fisico).
Per quanto oggi possa sembrare una
“tecnica” scontata, ovvia e moderna, dato anche lo sviluppo incessante della
tecnologia, la nascita di tale sistema si fa risalire agli anni ’40 / ’50 quando
si tenevano corsi per corrispondenza, oppure al decennio successivo quando
l’università dell’Illinois introdusse le prime lezioni sperimentali nell’ambito
del programma PLATO (Programmed Logic for Automatic Teaching Operations).
Con il blended learning cambia il
modo di apprendimento, non la sostanza.
Mixare, non sostituire.
Per quanto riguarda il mondo della
scuola, ai momenti di formazione tradizionale come la classica lezione frontale
in aula face to face, si affianca un secondo momento di studio autonomo
attraverso l’utilizzo di materiali digitale, piattaforme e applicazioni, ed
infine l’apprendimento collettivo (online oppure offline), il learning
community. A questo punto il discente
può apprendere a proprio ritmo, studiando i contenuti dove, come e quando
vuole, on-demand insomma! E ha la continua possibilità di confrontarsi con
tutti i partecipanti innescando un circolo virtuoso di sapere e confronto,
conoscenza e condivisione.
Con il blended learning, quindi,
si crea un ambiente, uno spazio decentrato, collaborativo e orizzontale dove
non è più l’insegnante il focus dell’apprendimento, bensì le dinamiche di
socializzazione, confronto, informazioni e formazioni che si vengono a creare
grazie alla partecipazione e al coinvolgimento di chi prende parte alla
lezione.
Anche nel mondo del lavoro è
indispensabile tenere alto il livello di coinvolgimento come precondizione
necessaria alla formazione, e che trovi nella tecnologia un “potente
abilitatore”.
Secondo l’ OCSE (ORGANIZZAZIONE
PER LA COOPERAZIONE E LO SVILUPPO ECONOMICO), il principale bisogno da
soddisfare dopo la salute e la pensione, è, appunto, la formazione.
Digitalizzazione e smart working
permettono ai dipendenti di poter organizzare tempo e spazio di lavoro secondo
le esigenze personali, valutando quale sia il miglior momento per concentrarsi
sulla propria professione. È proprio questa flessibilità della formazione
blended che fornisce alle aziende molteplici possibilità atte a migliorare le
performance dei percorsi formativi e dei dipendenti stessi, che non sono più
passivi e marginali nel percorso di assimilazione dei contenuti.
Autonomia, collaborazione e
responsabilizzazione delle risorse, comunicazione migliorata tra dipendenti e
docenti, semplicità e immediatezza, sono alcuni benefici apportati
dall’apprendimento misto.
“Un apprendimento misto di
successo si verifica quando tecnologia e insegnamento si informano a vicenda.”
Ecco il valore aggiunto del
blended learning: ottenere tutti i vantaggi della tecnologia senza rinunciare
ai valori umani!