25 Febbraio 2023

La peer education: un momento di vita informale nella didattica.

Flavia Oliverio

tempo di lettura: 2 min

Image by luvmybry from Pixabay
Naturalmente, è solo in un ambiente di apprendimento sereno e flessibile che le nuove metodologie didattiche risultano più proficue e produttive.

È dunque necessario riservare uno spazio agli interessi e ai vissuti degli alunni e in cui siano essi stessi i protagonisti del processo, acquisendo non solo conoscenze, ma anche (e soprattutto!) competenze e abilità.

Condividere esperienze, ricordi, abitudini, significa aprirsi all’altro, parlare del proprio vissuto, PARLARE DI NOI E CON NOI.

Trasmettere queste informazioni personali e farle proprie all’interno di un gruppo alla pari, scambiarsi le esperienze, il confronto di idee, condividere le difficoltà e i problemi, porta inevitabilmente alla valorizzazione dello studente sia come singolo sia come parte del gruppo, gruppo di pari che i coetanei percepiscono come più comprensibili e credibili perché non si trovano in una posizione di superiorità o inferiorità, ma alla pari, appunto.

Ricordiamoci che si tratta di preadolescenti e adolescenti che vivono la loro fase di rivoluzione e vedono l’adulto come un ostacolo. Nei coetanei riescono meglio a rispecchiarsi ed immedesimarsi, traendo vantaggio nel confronto con i loro pari.

<<L’insegnamento o la condivisione di informazioni sulla salute, i valori ed i comportamenti, da parte di membri della stessa età e con un simile stato sociale>>.  (Sciacca J. P., 1987, Student peer health education: a powerful yet inexpensive felpi strategy. Peer Facilitator Quarterly, 5, pp. 4-6)

È questa la classica definizione di peer education o peer learning, letteralmente EDUCAZIONE TRA PARI, secondo la quale la conoscenza avviene attraverso lo scambio tra pari.

Lo studente diventa l’educatore attivo dei suoi pari, può essere insegnante o discente a seconda delle situazioni.

L’insegnamento alla pari prevede, infatti, di inserire nella tradizionale lezione di tipo verticale (insegnante + X studenti) un rapporto one to one, una dinamica di confronto e collaborazione dove l’insegnante si ritaglierà un ruolo strettamente marginale e  non sarà più l’unico dispensatore del sapere, poiché l’obiettivo finale di questa metodologia è proprio quello di accrescere le proprie conoscenze, rinforzare l’autonomia e in modo particolare L’AUTOSTIMA degli studenti, puntando e sfruttando (nel senso positivo del termine) influenze emozionali e sociali in momenti di apertura e condivisione con il resto della classe. Spartire con gli altri il proprio patrimonio di vita.

Il gruppo dei peer diventa l’ambiente di apprendimento dove è possibile fare esperienze di sé e degli altri, luogo di relazioni e situazioni sociali, il posto in cui si può vivere l’incertezza e avere l’opportunità di chiedere aiuto, dove si accettano critiche e si risolvono i conflitti. In questo modo si acquisiscono le lifeskills, come la capacità di comunicare e riferirsi agli altri, empatia, pensiero creativo, problem solving,  collaborazione, fiducia…

E tutto ciò in una cornice esclusiva, quale la scuola che si tende sempre più oltre la mera didattica.

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Flavia Oliverio

Ciao, sono Flavia e mi occupo di comunicazione pubblica e sociale, educazione e politiche giovanili, insegnamento.

Non c'è comunicazione alcuna senza né occhi né anima.

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