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3 Giugno 2023
La didattica laboratoriale: una nuova forma mentis di sapere e conoscenza.
Flavia Oliverio
tempo di lettura: 2 min
Dal latino <<laboratorium>>, derivato da <<laborare>>
e cioè lavorare.
Il laboratorio non è semplicemente la struttura, il luogo
fisico fine a sé stesso dotato di appositi strumenti tecnici dove si studia, si
crea o si sperimenta, ma è il luogo dell’esperienza, della collaborazione,
dell’esercizio cognitivo.
Capiamo il perché.
Il laboratorio scientifico o clinico, di ricerca o
produzione, quello privato o quello statale, è l’ultimo dei concetti che ci
interessa approfondire in questo momento.
Poniamo invece l’attenzione sullo scopo del laboratorio inteso
come formazione e didattica.
Per comodità (e soprattutto per parte!) utilizzerò il
termine didattica per indicare l’insegnamento e la formazione, appunto,
che ha il compito di far collimare il soggetto che apprende con l’oggetto
dell’apprendimento.
In questo laboratorio così inteso si acquisisce la
competenza che è il risultato della pratica, della riflessione e
dell’interiorizzazione dell’intero processo di apprendimento.
La didattica laboratoriale assume lo spazio del
laboratorio espressamente ai fini di una data produzione sì, ma pensata come
situazione di tipo esperienziale, come modalità di conoscenza, di pratica, di
esercizio in cui docenti e discenti INSIEME lavorano, ricercano e sperimentano
creatività, virtù, emozioni…
È nella didattica laboratoriale che si fondano le basi di
una relazione educativa che parte dalla trasmissione della conoscenza alla vera
e propria costruzione della conoscenza, della motivazione e della curiosità,
della metacognizione, della socializzazione e della condivisione.
La partecipazione attiva all’esperienza formativa e
culturale del laboratorio è una metodologia imprescindibile della tradizionale
prassi insegnamento/apprendimento e ciò è di fondamentale importanza per:
suscitare curiosità e desiderio di sapere che
inevitabilmente porta ad avvicinare il soggetto all’apprendimento e
all’approfondimento dell’argomento preso in considerazione;
privilegiare la COSTRUZIONE della conoscenza e non la
sua mera RI-PRODUZIONE;
scambio di idee e competenze INTERSOGGETTIVO tra
tematiche e attività conosciute e altre meno, e quindi comprendere e acquisire
lavorando insieme, ovvero COMUNICAZIONE;
riflessione, ragionamento, rappresentazioni multiple
della realtà;
produrre
concretamente qualcosa, che sia l’analisi di un testo o la realizzazione di un
manufatto.
Eh già, il fare concretamente
(strumento educativo efficacissimo) vuol dire sperimentare operativamente,
confrontarsi concettualmente.
Pensare in questo senso il
laboratorio diventa uno spazio mentale dove la pratica del fare è il frutto
della partecipazione dell’insegnante che ha le competenze e degli allievi che
sperimentano e fanno proprie queste ultime.
Quella dei laboratori è
l’occasione in cui il processo di apprendimento si personalizza e ognuno è
portatore sano di conoscenze e competenze diversificate, dove il sapere non è
più trasmesso tramite schiette nozioni ma l’utilizzo di strumenti e nuove
tecnologie promuove un’esternalizzazione diversa, non un sapere passivo e
recettivo ma stimolante per il ragionamento e la scoperta.