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25 Febbraio 2023
La peer education: un momento
di vita informale nella didattica.
Flavia Oliverio
tempo di lettura: 2 min
Naturalmente, è solo in un ambiente
di apprendimento sereno e flessibile che le nuove metodologie didattiche
risultano più proficue e produttive.
È dunque necessario riservare uno
spazio agli interessi e ai vissuti degli alunni e in cui siano essi stessi i
protagonisti del processo, acquisendo non solo conoscenze, ma anche (e
soprattutto!) competenze e abilità.
Condividere esperienze, ricordi,
abitudini, significa aprirsi all’altro, parlare del proprio vissuto, PARLARE DI
NOI E CON NOI.
Trasmettere queste informazioni
personali e farle proprie all’interno di un gruppo alla pari, scambiarsi le
esperienze, il confronto di idee, condividere le difficoltà e i problemi, porta
inevitabilmente alla valorizzazione dello studente sia come singolo sia come
parte del gruppo, gruppo di pari che i coetanei percepiscono come più
comprensibili e credibili perché non si trovano in una posizione di superiorità
o inferiorità, ma alla pari, appunto.
Ricordiamoci che si tratta di
preadolescenti e adolescenti che vivono la loro fase di rivoluzione e vedono
l’adulto come un ostacolo. Nei coetanei riescono meglio a rispecchiarsi ed
immedesimarsi, traendo vantaggio nel confronto con i loro pari.
<<L’insegnamento o la
condivisione di informazioni sulla salute, i valori ed i comportamenti, da
parte di membri della stessa età e con un simile stato sociale>>. (Sciacca J. P., 1987, Student peer health
education: a powerful yet inexpensive felpi strategy. Peer Facilitator
Quarterly, 5, pp. 4-6)
È questa la classica definizione
di peer education o peer learning, letteralmente EDUCAZIONE TRA PARI, secondo
la quale la conoscenza avviene attraverso lo scambio tra pari.
Lo studente diventa l’educatore
attivo dei suoi pari, può essere insegnante o discente a seconda delle
situazioni.
L’insegnamento alla pari prevede,
infatti, di inserire nella tradizionale lezione di tipo verticale
(insegnante + X studenti) un rapporto one to one, una dinamica di
confronto e collaborazione dove l’insegnante si ritaglierà un ruolo
strettamente marginale e non sarà più
l’unico dispensatore del sapere, poiché l’obiettivo finale di questa
metodologia è proprio quello di accrescere le proprie conoscenze, rinforzare
l’autonomia e in modo particolare L’AUTOSTIMA degli studenti, puntando e
sfruttando (nel senso positivo del termine) influenze emozionali e sociali in
momenti di apertura e condivisione con il resto della classe. Spartire con
gli altri il proprio patrimonio di vita.
Il gruppo dei peer diventa
l’ambiente di apprendimento dove è possibile fare esperienze di sé e degli
altri, luogo di relazioni e situazioni sociali, il posto in cui si può vivere
l’incertezza e avere l’opportunità di chiedere aiuto, dove si accettano
critiche e si risolvono i conflitti. In questo modo si acquisiscono le lifeskills, come la capacità di comunicare e riferirsi agli altri, empatia,
pensiero creativo, problem solving,
collaborazione, fiducia…
E tutto ciò in una cornice
esclusiva, quale la scuola che si tende sempre più oltre la mera didattica.