11 Novembre 2023

Cancel culture.

Yelena Castellino

tempo di lettura: 4 min

Foto di Hans da Pixabay
Nel corso della mia vita di errori ne ho commessi diversi e non sempre me ne sono accorta subito. A volte ero convinta di quello che stavo facendo, a volte ero indecisa, altre volte l’ho fatto controvoglia per non dispiacere a qualcuno in una determinata situazione.

Ma una volta superata la fase della consapevolezza, dell’indecisione e dell’accontentare gli altri, subentra quella del pentimento e del risentimento.

Ci sono stati momenti che avrei voluto prendere una gomma e cancellare pezzetti di vita. Credo che questa sensazione più o meno l’abbiamo provata tutti.

Non fermiamoci ad analizzare la questione solo da un punto di vista individuale e privato, piuttosto proviamo ad espandere il punto di vista fino ad avere un quadro sociale macroscopico.

Pensiamo al fatto che di errori di cui pentirsi ne abbiamo anche in quanto cittadini di una città, di un Paese, di un continente e a volte ci si vergogna degli avvenimenti accaduti.

Ma di tutto quello che è stato cosa ne facciamo?

Le opzioni sono due:

  1. teniamo tutto in pancia e ci ricordiamo che gli errori commessi non vanno più ripetuti, per lo meno se proprio dobbiamo sbagliare vediamo di farlo in maniera meno grave e conviviamo con certi dolori, consapevoli di quello che siamo stati, di quello che abbiamo ereditato e di come viviamo oggi;

  2. prendiamo la famosa gommina e iniziamo a cancellare, così occhio che non vede, cuore che non duole.

Ma è davvero così semplice? Secondo me no.

A quest’ultima operazione possiamo dare un nome, cancel culture o, se preferite, cultura del boicottaggio.

È un fenomeno nato negli Stati Uniti che si sviluppa in tempi recenti e prevede l’eliminazione di tracce di un passato caratterizzato da valori e ideali in cui una comunità non si riconosce più.

Le accuse che vanno per la maggiore sono di patriarcato, di razzismo, di molestie.

Quindi ciò che un tempo era considerato normale, oggi viene visto come un pezzo di storia imbarazzante.

L’eliminazione di questo passato può avvenire tramite rimozione di monumenti, di intitolazioni stradali, di statue, di film, libri…

Passiamo adesso a un paio di esempi pratici, per capire meglio.

I cartoni animati.

Sì, quelli della Disney, che sono passati sotto la lente di ingrandimento di chi li guardava perché ultimamente i bambini di trenta o quarant’anni fa, non possono fare a meno di notare espressioni razziste verso minoranze che la nostra società un tempo non pensava affatto di rispettare.

Provate a guardare Gli Aristogattie noterete un gatto siamese con tratti asiatici, con gli occhi a mandorla, che pronuncia marcatamente la L al posto della R e che usa le bacchette per suonare il pianoforte.

Oggi rappresenta una caricatura offensiva del popolo asiatico, ma quando è uscito, nel 1970, non era poi così offensivo, o forse non lo era affatto. Magari si era più impegnati ad ascoltare e cantare i brani di musica jazz, colonna sonora del film.

Cosa succede oggi?

Visto il contenuto della pellicola, che potrebbe fare passare messaggi stereotipati a danno dei bambini che ne prendono visione, è stata suggerita una censura.  

In alcuni Paesi, infatti, la visione è consentita solo agli adulti, in altri solo ai bambini al di sopra dei sette anni. Sicuramente leggeremo nei titoli di testa la seguente frase:

<<I programmi includono rappresentazioni negative e/o denigrano popolazione e culture e quindi piuttosto che rimuovere questi contenuti, vogliamo riconoscerne l’impatto dannoso, imparare da esso e stimolare il dibattito per creare insieme un futuro più inclusivo>>.

Un po' tutti i film Disney hanno lasciato qualcosa da ridire, non solo Gli Aristogatti. Pensiamo anche a Dumbo e Peter Pan, Biancaneve e la Bella addormentata nel bosco, Cenerentola…

È dunque necessario prendere provvedimenti di questo tipo?

È d’obbligo la censura o è giusto guardare un film per come è stato realizzato, sapendo che i tempi sono cambiati e senza colpevolizzare per forza qualcuno?

Come accennavo prima questo fenomeno si verifica anche in altri ambiti, non solo quelli di svago come possono essere la visione di un film o la lettura di un libro.

Ora passo al secondo esempio.

Cristoforo Colombo.

Si, anche lui è entrato nel mirino della cancel culture. Cioè, non proprio lui ma le statue che lo raffigurano.

Negli Stati Uniti infatti il Columbus Day, festa nazionale che coincide con il secondo lunedì di  ottobre, commemora l’arrivo di Colombo nelle Americhe ed è diventato motivo di dispute tra gli stessi americani perché vedono in tale personaggio colui che ha ridotto in schiavitù, ma anche sterminato, migliaia di nativi deprivandoli con violenza dei loro diritti naturali.

Quindi Cristoforo Colombo non viene più visto come un personaggio da ricordare e festeggiare bensì come un personaggio da dimenticare, da cancellare appunto, perché non è degno di memoria.

E come si applica questa cancellazione?

Alcune città hanno annullato la festività per ricordare le popolazioni indigene. E spesso si sono verificati atti di vandalismo verso statue, monumenti o simboli legati a questa tradizione o alla stessa cultura italo- americana.

Molte statue sono state imbrattate di vernice o sono state abbattute.

E Colombo non è l’unico (come nel caso dei film sopra citati) ad aver ricevuto questo trattamento.

I personaggi storici “discutibili” sono tanti.

Il punto della questione, secondo me, è questo: cancellare qualcosa, risolve i problemi ben più gravi che vivono in un Paese?

È corretto cancellare la memoria di chi ha scritto una pagina di storia?

Cancellare qualcosa che ci riporta a un determinato evento non modificherà le nostre radici. Quelle resteranno sempre salde.

Certo, ogni grande personaggio storico ha colpe o commesso errori che non riusciamo a spiegarci o a perdonare, ma non esiste storia senza menzogne e senza violenze.

Io la gommina per cancellare non la prendo, perché indietro non si torna.

Can-cel-la-re verbo transitivo Significato: coprire con tratti di penna o in altro modo una scrittura, in modo da renderla illeggibile, o eliminarla con la gomma, il bianchetto o con altri mezzi.  Danneggiare, rovinare, deteriorare. Etimologia: dal latino cancellare “chiudere con una grata.”

 

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Yelena Castellino

Ciao! Mi chiamo Yelena e sono una storica contemporanea. Ho una grande passione per i libri, l’arte e la danza. Credo nel potere della cultura.

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