Questo sito web utilizza i cookies per garantire all'utente la migliore esperienza possibile quando visita il sito web. L'utente è invitato a prendere visione della Privacy Policy per maggiori informazioni in merito. Facendo clic su "Accetto", l'utente accetta l'uso dei cookies non essenziali
IgnoraAccetto
11 Novembre 2023
Cancel culture.
Yelena
Castellino
tempo di lettura: 4 min
Nel corso della mia vita di errori
ne ho commessi diversi e non sempre me ne sono accorta subito. A volte ero
convinta di quello che stavo facendo, a volte ero indecisa, altre volte l’ho
fatto controvoglia per non dispiacere a qualcuno in una determinata situazione.
Ma una volta superata la fase
della consapevolezza, dell’indecisione e dell’accontentare gli altri, subentra
quella del pentimento e del risentimento.
Ci sono stati momenti che avrei
voluto prendere una gomma e cancellare pezzetti di vita. Credo che questa
sensazione più o meno l’abbiamo provata tutti.
Non fermiamoci ad analizzare la
questione solo da un punto di vista individuale e privato, piuttosto proviamo
ad espandere il punto di vista fino ad avere un quadro sociale macroscopico.
Pensiamo al fatto che di errori di
cui pentirsi ne abbiamo anche in quanto cittadini di una città, di un Paese, di
un continente e a volte ci si vergogna degli avvenimenti accaduti.
Ma di tutto quello che è stato
cosa ne facciamo?
Le opzioni sono due:
teniamo tutto in pancia e ci
ricordiamo che gli errori commessi non vanno più ripetuti, per lo meno se
proprio dobbiamo sbagliare vediamo di farlo in maniera meno grave e conviviamo
con certi dolori, consapevoli di quello che siamo stati, di quello che abbiamo
ereditato e di come viviamo oggi;
prendiamo la famosa gommina e
iniziamo a cancellare, così occhio che non vede, cuore che non duole.
Ma è davvero così semplice? Secondo me no.
A quest’ultima operazione possiamo
dare un nome, cancel culture o, se preferite, cultura del
boicottaggio.
È un fenomeno nato negli Stati
Uniti che si sviluppa in tempi recenti e prevede l’eliminazione di tracce di un
passato caratterizzato da valori e ideali in cui una comunità non si riconosce
più.
Le accuse che vanno per la
maggiore sono di patriarcato, di razzismo, di molestie.
Quindi ciò che un tempo era
considerato normale, oggi viene visto come un pezzo di storia imbarazzante.
L’eliminazione di questo passato
può avvenire tramite rimozione di monumenti, di intitolazioni stradali, di
statue, di film, libri…
Passiamo adesso a un paio di
esempi pratici, per capire meglio.
I cartoni animati.
Sì, quelli della Disney, che sono
passati sotto la lente di ingrandimento di chi li guardava perché ultimamente i
bambini di trenta o quarant’anni fa, non possono fare a meno di notare
espressioni razziste verso minoranze che la nostra società un tempo non pensava
affatto di rispettare.
Provate a guardare Gli Aristogattie noterete un gatto siamese con tratti asiatici, con gli occhi a mandorla, che
pronuncia marcatamente la L al posto della R e che usa le bacchette per suonare
il pianoforte.
Oggi rappresenta una caricatura
offensiva del popolo asiatico, ma quando è uscito, nel 1970, non era poi così offensivo,
o forse non lo era affatto. Magari si era più impegnati ad ascoltare e cantare
i brani di musica jazz, colonna sonora del film.
Cosa succede oggi?
Visto il contenuto della
pellicola, che potrebbe fare passare messaggi stereotipati a danno dei bambini
che ne prendono visione, è stata suggerita una censura.
In alcuni Paesi, infatti, la
visione è consentita solo agli adulti, in altri solo ai bambini al di sopra dei
sette anni. Sicuramente leggeremo nei titoli di testa la seguente frase:
<<I programmi includono
rappresentazioni negative e/o denigrano popolazione e culture e quindi
piuttosto che rimuovere questi contenuti, vogliamo riconoscerne l’impatto
dannoso, imparare da esso e stimolare il dibattito per creare insieme un futuro
più inclusivo>>.
Un po' tutti i film Disney hanno
lasciato qualcosa da ridire, non solo Gli Aristogatti. Pensiamo anche a Dumbo e
Peter Pan, Biancaneve e la Bella addormentata nel bosco, Cenerentola…
È dunque necessario prendere
provvedimenti di questo tipo?
È d’obbligo la censura o è
giusto guardare un film per come è stato realizzato, sapendo che i tempi sono
cambiati e senza colpevolizzare per forza qualcuno?
Come accennavo prima questo
fenomeno si verifica anche in altri ambiti, non solo quelli di svago come
possono essere la visione di un film o la lettura di un libro.
Ora passo al secondo esempio.
Cristoforo Colombo.
Si, anche lui è entrato nel mirino
della cancel culture. Cioè, non proprio lui ma le statue che lo raffigurano.
Negli Stati Uniti infatti il
Columbus Day, festa nazionale che coincide con il secondo lunedì di ottobre, commemora l’arrivo di Colombo nelle
Americhe ed è diventato motivo di dispute tra gli stessi americani perché
vedono in tale personaggio colui che ha ridotto in schiavitù, ma anche
sterminato, migliaia di nativi deprivandoli con violenza dei loro diritti
naturali.
Quindi Cristoforo Colombo non
viene più visto come un personaggio da ricordare e festeggiare bensì come un
personaggio da dimenticare, da cancellare appunto, perché non è degno di memoria.
E come si applica questa
cancellazione?
Alcune città hanno annullato la
festività per ricordare le popolazioni indigene. E spesso si sono verificati
atti di vandalismo verso statue, monumenti o simboli legati a questa tradizione
o alla stessa cultura italo- americana.
Molte statue sono state imbrattate
di vernice o sono state abbattute.
E Colombo non è l’unico (come nel
caso dei film sopra citati) ad aver ricevuto questo trattamento.
I personaggi storici “discutibili”
sono tanti.
Il punto della questione, secondo
me, è questo: cancellare qualcosa, risolve i problemi ben più gravi che vivono
in un Paese?
È corretto cancellare la
memoria di chi ha scritto una pagina di storia?
Cancellare qualcosa che ci riporta
a un determinato evento non modificherà le nostre radici. Quelle resteranno
sempre salde.
Certo, ogni grande personaggio
storico ha colpe o commesso errori che non riusciamo a spiegarci o a perdonare,
ma non esiste storia senza menzogne e senza violenze.
Io la gommina per cancellare non
la prendo, perché indietro non si torna.
Can-cel-la-re verbo
transitivo Significato: coprire con tratti di penna o in altro modo una
scrittura, in modo da renderla illeggibile, o eliminarla con la gomma, il
bianchetto o con altri mezzi. Danneggiare, rovinare,
deteriorare. Etimologia: dal latino cancellare “chiudere con una
grata.”