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12 Agosto 2023
Cara Michela Murgia,
Yelena
Castellino
tempo di lettura: 4 min
Stamani il telegiornale mi ha comunicato la notizia della tua morte.
Non è stato un bel risveglio, ho bevuto un caffè amaro.
Mi mordo le dita, perché per diversi giorni mi passava per la testa l’idea di scriverti un messaggio, ma non l’ho fatto…maledetta la mia timidezza!
Ma si sa, questo è il gioco della vita.
Quindi quello che avrei voluto scriverti prima, te lo scrivo adesso, nella speranza che in qualche modo ti arrivi.
Ho scoperto la tua voce poco più di un mese fa.
Ascoltando quasi tutte le puntate del tuo podcast, mi hai fatto compagnia nelle mattine di luglio, mentre attraversavo l’intera città per andare al lavoro. Pedalata dopo pedalata, il tuo tono calmo e rassicurante passava dalle cuffie del telefono alla mia testa, per poi scendere dritto al cuore.
E non è facile entrare nel cuore delle persone, credimi.
Come fai?
Credo che tu ci riesca perché le tue parole sono chiare, limpide, garbate e profondamente sincere, sono come quelle di una sorella maggiore. Non ti nascondi, non hai paura a dire come la pensi e questo fa di te una donna coraggiosa. Perché, come tu stessa mi hai insegnato, <<di tutte le cose che le donne possono fare nel mondo, parlare è la più sovversiva>>.
Ed è su questo punto che ho focalizzato la mia attenzione, sul tuo difendere i diritti delle donne e sulla tua lotta contro ogni forma di discriminazione.
So che ti impegni in battaglie politiche, morali e giuridiche, ma non ho ancora avuto modo di approfondire tutte queste tue sfaccettature. Ti assicuro che lo farò.
Il tempo che impiego nel conoscere il tuo pensiero, è tempo speso bene, mi fortifica e mi dà gioia sapere che abbiamo una corrente di pensiero molto simile.
Sei arrivata in un momento della mia vita in cui ho ristabilito un nuovo equilibrio. Mi è costato tanta fatica riesaminare me stessa, e ristabilire le mie priorità.
Mi piacerebbe parlare di tanti argomenti importanti con te perché so che mi daresti consigli preziosi. Ma ho la sensazione che un pomeriggio non sia sufficiente.
Ti avrei raccontato come vivo il mio essere donna e il mio essere madre, due cose che riesco a scindere con naturalezza, del mio rapporto con una famiglia a volte ingombrante, della mia educazione cattolica, delle mie origini in una realtà di paese del sud, dove la femmina (perché questo è il termine che si usa per indicare una donna) è sempre un passo dietro l’uomo.
Insomma ti avrei raccontato che non accetto questa disparità fisica e lessicale che non porta da nessuna parte, anzi spegne la forza di cui ognuna di noi è dotata per natura.
Hai perfettamente ragione quando dici <<se si è donna, in Italia si muore anche di linguaggio, una morte civile ma non per questo fa meno male>>.
Io sostengo da tempo, la tesi che le parole possono influire le nostre scelte e che hanno un potere non indifferente, perché possono restare impresse nella nostra memoria per anni.
È vero anche quando dici che una donna viene vista completa solo quando riveste un ruolo di moglie- compagna e di madre perché altrimenti è vista come quella che ha qualcosa che non va, una cosa inaccettabile ai giorni nostri, un pregiudizio che si fa fatica a cancellare, in quanto radicato nelle nostre tradizioni culturali da secoli. Quanta tristezza… come se la nostra identità dipendesse dallo stato civile scritto su un documento o da quanti figli siamo state in grado di mettere al mondo.
Come se fosse una tappa obbligatoria.
Vuoi sapere quali sono gli episodi di Morgana che ho preferito?
Maria di Nazareth ed Helena Rubistein.
Accidenti che lavoro!
Due figure lontane ma che a modo loro sono accomunate da un forte senso di determinazione.
Riguardo la prima ho avuto una visione completamente dissimile da quella che abbiamo sempre ricevuto.
Sei riuscita a parlare della Madre di Dio, come una qualunque adolescente ribelle, come una delle prime femministe della storia. Passo dopo passo, a partire dall’annunciazione fino alla morte in croce del figlio, ci hai presentato una donna capace di ribellarsi e contemporaneamente di salvare l’umanità. Una donna che non era composta solo di purezza e perfezione (come vogliono farci credere), come tutti gli altri esseri umani.
Riguardo la seconda ho capito quanto possa essere straordinario rivendicare il diritto alla bellezza, un diritto sacrosanto oserei dire.
Potrei continuare ancora per un bel pezzo a scrivere cosa ti direi e quanto condivido la tua opinione sul cambiare le cose che non vanno bene, che sono ingiuste, a cominciare dal fatto che non bisognare stare zitte e non fare finta di nulla che tanto siamo abituate così. Ragionamento sbagliatissimo e nocivo.
Il j’accuse è fonte di cambiamento e i cambiamenti si sa, fanno paura ma sono necessari per crescere.
Continuerò a cercare la tua voce e le tue parole. Di puntate e di libri da leggere ne ho tanti.
Intanto mi auguro, come hai scritto nel tuo unico libro che ho letto finora (Stai zitta, Michela Murgia, Einaudi 2021) che tra dieci anni una ragazza o un ragazzo possano sorridere pensando che certe frasi non le dica più nessuno.