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23 Settembre 2023
L’istinto di pandora.
Yelena
Castellino
tempo di lettura: 3 min
Conoscete
la storia del vaso di Pandora?
È
il mito che narra l’istinto della curiosità.
Il
poeta greco Esiodo scrive che un giorno Zeus affida a una giovane e bellissima ragazza
un compito facile facile: custodire uno scrigno che non dovrà aprire per nessun
motivo.
Cosa
c’è dentro, non si sa.
Ma
le cose troppo semplici e i divieti non vanno d’accordo con la curiosità
femminile e la tentazione è servita su un piatto d’argento.
Sollevare
il coperchio dello scrigno dura appena un attimo, giusto il tempo di permettere
la fuoriuscita di tutti i mali del mondo. Conseguenza?
Gli
uomini vengono irrimediabilmente condannati a malattie, vecchiaia, morte,
pazzia, dolore, ecc. perdendo il loro stato di grazia.
Povera
fanciulla, la sua curiosità è fraintesa in disobbedienza e testardaggine.
Non
sapeva che le cose avrebbero preso una piega così tragica.
Una
storia molto simile probabilmente l’avrete già sentita raccontare dai testi
sacri della tradizione cristiana, dove si narra della nascita del peccato
originale, della cacciata dal giardino dell’Eden, di Eva che diede il primo
morso a quella mela, che poi offrì al suo compagno…
Ma
di questo potrei parlare in un altro momento.
Mi
chiedo come mai spettano a noi donne questi compiti così subdoli.
E
perché non esiste una logica del perdono? Del resto, errare è umano.
La
storia continua in questo modo: Pandora riapre lo scrigno, e fuoriesce l’ultimo
elemento, la speranza, quella che dona agli uomini la forza di andare avanti e
di credere che le cose possano in qualche modo migliorare.
Una
magra consolazione…
Non
mi è mai piaciuto questo mito, troppo severo e pieno di lacune.
Io
avrei chiesto a Zeus: <<Perché tanto mistero?>> <<Per quanto
tempo devo custodire questo vasetto? E se per caso cade e si rompe?>> …
Qualche
dritta non mi sarebbe dispiaciuta.
Dove
era la curiosità di Pandora quando ha accettato l’incarico?
Allora
l’ho inquadrata da un’altra prospettiva…
Gli
dei si accorgono che il mondo va troppo bene, è noioso, i giorni si ripetono
tutti uguali, non ci sono novità importanti da raccontare.
A
qualcuno viene in mente di movimentare le giornate perché un’eternità sempre
uguale alla lunga è stancante.
Così
viene creata dal nulla una figura, o se vogliamo un capro espiatorio, a cui
affidare il subdolo compito di cui parlavo sopra.
Ed
ecco Pandora.
Ignara
di quello che l’aspetta e convinta che una sbirciatina veloce sia cosa da
nulla, non pensa di essere scoperta e soprattutto non crede che il contenuto possa
sfuggirle di mano.
Aprendo
il vaso, il mondo diventa come lo viviamo oggi.
Tutti
contenti lassù nell’Olimpo, perché hanno ottenuto quello che volevano senza
sporcarsi le mani, ci guardano soffrire, invecchiare, morire e hanno qualcosa
da raccontarsi a fine giornata.
Ma
quello che probabilmente non avevano considerato è che ci hanno donato la
libertà di scegliere tra bene e male, di come rapportarci con le persone, di
come affrontare le situazioni che si presentano nella nostra vita, di
apprezzare quello che abbiamo e non darlo per scontato.
Pandora,
la curiosità è madre della conoscenza.
La
sbirciatina l’avrei data anch’io.
Cu-rio-si-tà
s.f. Significato:
desiderio, abituale o episodico, di rendersi conto di qualcosa per vie insolite
o per motivi personali.