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25 Agosto 2023
La banalità del bene.
Yelena
Castellino
tempo di lettura: 3 min
Quanti tra noi sarebbero in
grado di mettere in pericolo la propria vita, e forse anche quella dei propri
cari, per salvare quella di qualcun altro?
Di qualcuno che non conosciamo, ma
che sta subendo un’ingiustizia così grande che non si può tollerare, perché il
solo pensiero toglie il sonno, la fame, non ci dà pace, ci fa diventare pazzi.
Pochi.
È molto più facile voltarsi da
un’altra parte e tirare dritto per la propria strada, facendo finta di nulla.
Ma non sempre le cose vanno così.
Esistono persone in questo mondo
che possono cambiare il destino di migliaia di vite, operando silenziosamente.
Chi sono?
Il loro essere ce lo spiega una leggenda
talmudica, la quale narra che in qualsiasi momento della storia ci sono al
mondo 36 uomini giusti che manifestano in essi la presenza divina.
Dalla loro condotta dipende il
destino dell’umanità. Non tollerano ingiustizie. Sono persone semplici, non
sanno di possedere questo dono ma sanno riconoscere le sofferenze degli altri e
se le prendono sulle spalle.
Al momento della loro morte, Dio
provvede immediatamente a sostituirli.
Possiamo pensarli come dei
guardiani dell’universo.
Grazie a loro vengono contrastate
azioni efferate che qualcun altro sta mettendo in atto.
Così loro compiono il bene, quello
con la B maiuscola e lo tacciono, fino a quando qualcuno si rende conto di
quanto accaduto e lo dichiara pubblicamente. Perché certi gesti non possono
passare inosservati.
Vi sto parlando dei Giusti tra
le Nazioni.
Questo titolo viene conferito
dallo Yad Vashem, l’Ente nazionale per la memoria della Shoah, nato nel 1953.
I Giusti tra le Nazioni sono
non-ebrei che hanno salvato la vita di uno o più ebrei durante il genocidio
nazista, mettendo a rischio la propria vita, senza un interesse personale e
senza aver tratto vantaggi economici e di nessun altro genere.
Coloro che ottengono questa
onorificenza vengono insigniti di una medaglia, ricevono un certificato d’onore
e vedono il proprio nome inciso nel Giardino dei Giusti, presso il museo dello
Yad Vashem di Gerusalemme.
Per ogni Giusto viene anche
piantato un albero, come desiderio di ricordo per una persona cara.
Diversi sono i giardini sparsi per
il mondo, come diversi sono stati i Giusti.
In Italia di salvatori se ne
contano più di 700.
Un paio di nomi?
Carlo Angela, padre del famoso
Piero e nonno di Alberto.
Deciso a salvare vite innocenti,
scriveva false cartelle mediche facendo ricoverare in case di cura
psichiatriche ebrei che altrimenti sarebbero stati deportati nei campi di
concentramento.
Oppure Giorgio Perlasca, che
fingendosi console spagnolo in Ungheria ha salvato la vita di circa 5000 ebrei.
La sua storia è venuta a galla dal racconto di un gruppo di allora bambine
pronte a salire sui treni…
E mentre un giornalista lo
intervistava (La banalità del bene- storia di Giorgio Perlasca, Enrico
Deaglio, Feltrinelli, 2018) e prendeva appunti, fu lui stesso a porgli la
domanda più pungente di tutti, quella che arriva dritta alla coscienza: <<Lei
cosa avrebbe fatto al mio posto?>> dichiarando nel modo più naturale
possibile che quello era l’unico modo di comportarsi, che non era un eroe,
aveva avuto questa occasione e l’aveva sfruttata.
Altro personaggio, che molti
conosceranno per via del pluripremiato film di Steven Spielberg (Schindler’s list, Steven Spielberg, Universal
Pictures, 1993), il polacco Oskar Schindler, che ha salvato la vita a
più di 1200 ebrei, impiegandoli nella sua fabbrica di utensili da cucina.
La lista di queste persone è
lunga, e i loro racconti toccano il cuore.
Ci insegnano che la capacità di
fare del bene, dovrebbe essere assecondata e non repressa.
Voglio concludere con questa
poesia:
<<Un uomo che coltiva il
suo giardino, come chiedeva Voltaire.
Quello che gradisce che sulla
terra ci sia musica.
Quello che scopre con piacere
un'etimologia.
Due impiegati che in un caffè
del Sud giocano una silenziosa partita a scacchi.
Il ceramista che premedita un
colore e una forma.
Il tipografo che compone questa
pagina che talvolta non gli piace.
Una donna e un uomo che leggono
le terzine finali di un certo canto.
Quello che accarezza un animale
addormentato.
Quello che giustifica o vuole
giustificare un male che gli hanno fatto.
Quello che gradisce che sulla
terra ci sia Stevenson.
Quello che preferisce che abbiano
ragione gli altri
Queste persone che si ignorano
stanno salvando il mondo.>>
(La cifra, Jorge Luis
Borges)
Bè-ne s.m. Significato: principio
su cui si fonda l’ordine etico. Ciò che è buono, giusto e onesto. Azione buona.
Etimologia: dal latino bonus