23 Aprile 2022

Dati (in)affidabili? Ce lo spiega Benford! Il caso Enron.

Marco Moscatelli

tempo di lettura: 5 min

Foto di Tung Nguyen da Pixabay
Un po' per natura e un po' per deformazione professionale mi sono sempre chiesto se i dati che ci vengono mostrati siano davvero dei dati affidabili oppure no. In sostanza non mi fido moltissimo delle fonti, in quanto la raccolta dei dati è spesso sottovalutata, ma, in realtà, è la fase più importante del processo.

Perchè? Perchè se i dati iniziali non sono corretti allora tutte le analisi che seguono saranno non corrette!

Sembra una banalità ed in effetti lo è, ma i castelli di carta cadono proprio per le banalità. La verità è che non sempre si possono fare delle verifiche sui dati raccolti, un po' perché verificarli puntualmente sarebbe come raccoglierli nuovamente, un po' perché a volte abbiamo pagato società per fare questo lavoro al posto nostro e un po' perché a volte la superficialità vince sulla precisione; tutte queste cose hanno un denominatore comune che è il tempo! Spesso non abbiamo tempo di verificare i dati! Tempo, però, che saremo costretti a recuperare poi in caso di conclusioni errate causate da dati sbagliati!

A volte un'analisi sbagliata è solo un'analisi sbagliata, ma in altri casi può essere causa di fallimenti aziendali non necessariamente di poco conto. In questo spazio vorrei portare un esempio di come una raccolta/pubblicazione dati abbia portato al fallimento di una delle più grandi aziende statunitense: la Enron Corporation.

Il caso Enron.

La Enron Corporation nasce come impresa di distribuzione di gas, possedendo un'enorme quantità di impianti sul territorio americano, guidata da uno stile tradizionale come tutte le aziende governate dalla burocrazia e che detengono il monopolio. La svolta, che poi risulterà una svolta negativa per come è stata gestita e non per l'idea in sè, fu l'apertura del mercato libero che ha radicalmente modificato il modello tradizionale Enron, favorendo un'idea innovativa dell'epoca: la nuova versione, la nuova strategia si basava sulla realizzazione interna di "pezzi di processo" che Enron sapeva fare alla perfezione commissionando, invece, all'esterno tutto il resto, senza però perdere il prodotto finale!

La "vecchia" idea di filiera, che seguiva il prodotto finale dall'inizio alla fine, venne così smontata in n pezzi distribuiti da Enron a Enron stessa e all'esterno, per poi essere riassemblati e quindi venduti ancora una volta dall'azienda madre! Ad oggi questo processo è abbastanza acquisito, ma all'epoca sembrò essere una novità! Questo ovviamente permise ad Enron di focalizzarsi solo su poche attività e concentrarsi su altre come, ad esempio, nuove tecnologie e nuove visioni strategiche. Una di queste fu proprio quella di letteralmente buttarsi sulle piattaforme per mercati online, constatando che sarebbe stato molto più produttivo acquistare e vendere le commodities sotto forma di trading piuttosto che produrle. Questo portò inevitabilmente a 3 conseguenze:

  1. vendita/cessione dei numerosi impianti sul territorio americano;

  2. marketing/promozione dei prodotti sulle piattaforme online anche pagando, si scoprì in seguito, persone influenti del Paese;

  3. una volta messo a punto il sistema di trading per il gas si estese il modello all'energia elettrica e all'acqua.

Con questo tipo di approccio, investendo capitale relativamente basso derivante dalla vendita degli impianti, costituita solo da uffici e divisioni necessarie per operare sul mercato e togliendosi gli impicci della produzione, nel giro di poco tempo Enron si alleggerì in termini di capitale investito ma i ritorni furono davvero interessanti.

E questo, come si può facilmente immaginare, non può passare inosservato! Ma non solo dai media e dai giornali, anche dalle Università che presero Enron come nuovo modello di impresa per studiarlo e replicarlo.

Non solo, anche gli investitori videro in questo nuovo modello e questo nuovo modo di fare mercato una possibilità per arricchirsi, ma non tanto nel trading delle commodities quanto nelle azioni di Enron che brillavano e crescevano e l'idea della compravendita era davvero allettante!

L'ascesa di Enron fu tanto veloce quanto la discesa, un po' come perdere chili velocemente per poi rimetterli in poco tempo.

IL CROLLO!

Quando si produce un qualcosa di tangibile è abbastanza semplice identificare costi, ricavi e guadagni, in quanto tutto ha un prezzo, ma quando si parla di cose non tangibili, di servizi, di software, di trading è molto più difficile identificare i costi e quindi di riflesso le altre due voci: ricavi e guadagni.

Nel primo caso, inoltre, non esiste il concetto di "fiducia" nel senso che essendo il prodotto finito una cosa tangibile, tutti possono valutare la bontà o meno del prodotto, ma se si tratta di un'azione, gestita da un trader che prende dei soldi se le cose vanno bene e li perde se vanno male, affidandosi completamente alla borsa che può salire o scendere solo se qualcuno dà una notizia (vera o falsa non ha importanza), beh allora il concetto di fiducia sta alla base del prodotto non tangibile! Ed è questo, in sostanza, che ha fatto crollare Enron! I manager che si espongono con notizie false per aumentare il valore delle azioni facendo venire appetito agli investitori ma vendendo le proprie sottobanco, trader che operavano in malafede, documentazione necessaria ma non adeguata alla nuova struttura Enron (da produttore a venditore di servizi) ... A tutto questo aggiungete poi la creazione di n società fantasma che acquistavano beni a prezzi gonfiati da Enron facendo aumentare il prezzo delle azioni, mascherando così il debito della casa madre senza collegarlo direttamente ad essa. Queste società venivano usate anche per scaricare parte del bilancio di Enron come debiti! Tutto questo porta a dichiarare bilanci falsi.

Nel 2001 si avviò un procedimento formale contro Enron che fece perdere 10 dollari sulle azioni. Successivamente fu dichiarato che Enron aveva effettuato investimenti sbagliati facendo crollare maggiormente in borsa le proprie azioni. Nel giro di un anno le azioni passarono da 86$ a pochi centesimi mandando così in fallimento non solo l'azienda stessa, ma anche banche, investitori, risparmiatori...

IL CROLLO!

Si poteva prevedere? Esiste(va) un metodo per verificare la bontà dei dati? Ce lo sveli?

A tutte queste domande rispondo "sì" e vi spiegherò come nella rubrica dedicata.


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Marco Moscatelli

Ciao, mi chiamo Marco e mi occupo di analisi dati. Mi piace applicare leggi matematiche a casi reali e in generale alla vita.

La matematica è l'insieme delle convenzioni che spiega tutto ciò che ci circonda.

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