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22 Luglio 2023
Il quesito della Susi de La
Settimana Enigmistica.
Marco Moscatelli
tempo di lettura: 4 min
L’inno dei Chicago Bulls mi entra
nelle orecchie e io mi sveglio senza porre troppa opposizione; Michael Jordan viene
spazzato via da un pensiero ricorrente in questi ultimi giorni: quest’anno
faccio 40 anni. 40 anni! Mi sale l’ansia, spengo la sveglia che non mi fa
pensare bene e mi arriva, forte, una fitta al cuore! Cazzo, 40 anni nooooo.
Poi mi rassereno e ritrovo il mio
equilibrio pensando che 40 è il risultato della moltiplicazione tra 8 e 5,
rispettivamente il mio mese e giorno di nascita, e che 8 è 2^3, quindi 40 è 2^3
*5 e 2, 3, 5 sono tre numeri consecutivi della successione di Fibonacci. Sì,
tutto questo al mattino: poco dopo le 06:04 ho già fatto duecento conti.
È come se il cervello si mettesse
in moto da solo, come se non potesse fare a meno di fare conti da quando si
accende... fino a quando si spegne! Le poche volte in cui lo fa, perché non è
che io dorma moltissimo! Sono già stanco, ma mi alzo tra l’idea di
moltiplicazione e di potenza, tra Fibonacci e relazioni tra cose e numeri e mi
torna in mente quando andavo a scuola.
Perché matematica? Perché ero
così incuriosito da questa materia?
Sicuramente è successa una cosa in
prima superiore, anzi, due. La prima è essere arrivato secondo ad un test di
matematica nel quale l’idea era quella di “misurare” le capacità della classe
in modo da dare evidenza alla professoressa del livello generale. La seconda
sono stati i miei primi tre voti in matematica, che sommati non arrivavano a 10
(un NC, un 3 e un 4). So che può sembrare abbastanza incredibile ma al test non
avevo copiato, anche se forse avrei fatto bene a farlo nelle verifiche
successive; o forse no! Non lo so il punto è che arrivare secondo mi ha
indispettito, figuratevi le tre valutazioni successive! Non ci siamo.
Da lì mi ricordo di aver svoltato
completamente, penso di aver ricevuto una specie di fluido di conoscenza e di
talento che mi hanno permesso di crescere esponenzialmente in quest’ambito. Ho
parlato di fluido di conoscenza e talento e il pensiero non può che andare al
film Space Jam, il primo eh, quello con Michael che prende la palla da
basket e restituisce il talento ai poveri giocatori professionisti. Da allora,
dicevo, è stata una sorta di ringraziamento verso la matematica e viceversa; o
almeno mi piace pensare così, perché alla matematica, se non la studi, non è
che freghi molto, ma studiare la matematica è un processo che ogni giorno ti
apre la mente con possibilità e conoscenza, senza paura di incappare in
problemi che non si possono risolvere.
La matematica è un porto sicuro
nel quale rifugiarsi, chiedere informazioni, ottenere strumenti per risolvere e
spiegare cose. Ma deve essere usata bene, perché basta poco per andar fuori
strada, ma questo è un altro discorso.
Se mi chiedete quale sia il
matematico che più mi affascina, probabilmente non vi so dare una risposta
precisa anche perché la storia non la conosco benissimo; in realtà, rispetto
alla quantità di nozioni che conosco sulla matematica, si può dire che io non
conosca nemmeno quella, quindi non so identificare una specie di idolo che mi
abbia fatto appassionare a questa disciplina.
È stato un insieme di cose,
come ad esempio cercare di trovare un qualcosa che funzioni sempre, in ogni
situazione, una sorta di rifugio nei momenti bui, ma anche una sorta di
passatempo e divertimento. Certo, l’essere arrivato secondo e i miei tre voti
negativi iniziali hanno dato una bella spinta per la conoscenza della materia
ma tutto iniziò con La Settimana Enigmistica, in particolare con Il
quesito della Susi.
Devo fare una considerazione che
non c’entra nulla ma se non la faccio ora me la dimentico e rischio di non
scriverla più. Nella Settimana Enigmistica più o meno recente ci sono, oltre ai
soliti cruciverba, anche i sudoku, una sorta di parole crociate ma con i
numeri, un quadrato 9x9 suddiviso in quadrati 3x3 con una regola precisa: ogni
riga, ogni colonna, ogni quadrato 3x3 deve contenere tutti e solo i numeri da 1
a 9. È importante specificare tutti e solo in quanto se non lo specificassi non
sarei necessariamente obbligato a mettere tutte le cifre 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7,
8, 9 ma potrei ripeterle o ometterne qualcuna (che è la stessa cosa, ma faceva
figo scriverlo) facendo perdere significato al gioco. Be’, ho notato questa
cosa, che forse è solo frutto della mia pazzia, ma ricordavo esattamente ogni
cruciverba che avevo fatto solo leggendo un paio di definizioni, senza essere
in grado di ricordare se avessi già risolto o meno un sudoku!
Perché? Anzi, perché mi faccio
queste domande? E, appurata la mia follia, perché non riuscivo a
ricordare i sudoku fatti di numeri, gli amati numeri, e invece ricordavo
perfettamente i cruciverba?
Boh, ad oggi non ho ancora
risposta e sono contento di aver condiviso con voi questo mio dubbio.
La Susi, mitica, per chi non lo
sapesse è la protagonista di un giochino che richiede una sorta di
ragionamento matematico per arrivare alla soluzione finale. Uno dei più
difficili è questo: C’è un convegno di matematici ai cui partecipanti è
stato assegnato un numero (tipo pettorina di una corsa campestre) da 1 a 999. L’amico
di Susi, al solito, formula la domanda: per discutere di un certo argomento
sono entrati in una certa stanza tutti quelli i cui numeri sono divisibili sia
per 9 che per 11, inoltre, se letti al contrario (tipo 254 diventa 452), sono
divisibili anche per 4. Quante persone sono in quella stanza?
Strano, un convegno di matematici!
La soluzione è abbastanza
semplice: se un numero deve essere divisibile sia per 9 che per 11, in sostanza
deve essere divisibile per 99. Mi scrivo quindi tutti i numeri divisibile per
99 da 1 a 999 che sono: 99×1=99 99×2=198 99×3=297 99×4=396 99×5=495 99×6=594
99×7=693 99×8=792 99×9=891 99×10=990
Poi elimino tutti quelli che,
letti al contrario, sono dispari perché ovviamente non saranno mai divisibili
per 4 e rimango con: 15 99×3=297 (al contrario è 792) 99×5=495 (al contrario è
594) 99×7=693 (al contrario è 396) 99×9=891 (al contrario è 198)
Mi chiedo quali tra questi sia
divisibile per 4, cioè prendo la calcolatrice se sono pigro o uso i criteri di
divisibilità per 4 e vedo quali mi danno un risultato con resto 0, cioè senza
virgola. Rimango con 792 che poi sarebbe 297 e 396 che poi sarebbe 693. La
risposta è 2!
Tempo impiegato per risolverlo
mentre scrivevo?
Poco più di qualche minuto! Ve lo
racconto non per farmi figo nell’aver risolto questo gioco in poco tempo e
brillantemente (dai fatemi un applausino!), ma per dirvi che presto questi
quesiti mi stancarono in quanto il metodo di risoluzione era sempre identico: a
volte bastavano un paio di equazioni, a volte era sufficiente contare, a volte
la risposta era già nella domanda.
La Susi, ancora oggi, rimane uno
dei miei preferiti, non tanto per il testo, che non leggo quasi mai, ma perché
mi ricorda quanto affascinante sia stato per me l’inizio − forse della mia fine
− della matematica.
Oh no, c’è qualche appassionato di
Susi (che comunque rimane una gran bella ragazza eh) al quale ho rovinato il
fascino dei suoi quesiti? Mi spiace ma qualcuno doveva pur dirvelo!
L'articolo è un breve estratto del libro "La scala verso l'infinito: Più ti avvicini all’infinito e più tutto diventa indefinito" di Marco Moscatelli (in vendita su amazon)