Questo sito web utilizza i cookies per garantire all'utente la migliore esperienza possibile quando visita il sito web. L'utente è invitato a prendere visione della Privacy Policy per maggiori informazioni in merito. Facendo clic su "Accetto", l'utente accetta l'uso dei cookies non essenziali
IgnoraAccetto
1 Marzo 2025
Cosa rende speciale un marchio? Chupa chups e Salvador Dalì.
Irene Procopio
tempo di lettura: 3 min
La storia di un marchio è in grado di raccontare molto di un’impresa. Dal più immediato e più importante concetto di immagine aziendale al meno accattivante e meno conosciuto concetto di standard qualitativo, il marchio racconta quasi tutto.
L’utilizzo e quindi la funzionalità di un marchio per un’impresa varia in funzione dei prodotti o servizi che l’impresa vende o commercializza e dal suo modello di business. Oggi può essere usato per customizzare un sito web, veicolato attraverso il canale dei social media, usato come icona di un’app ecc.
Da sempre, però, il marchio è stato maggiormente utilizzato per distinguere il packaging dei prodotti. Questo tipo di utilizzo rappresenta ancora oggi uno dei modi più proficui di sfruttare il marchio.
Prima di tutto si parte dall’idea imprenditoriale che conterrà tutti i riferimenti utili per definire il pubblico o segmento/i di clientela, l’offerta di prodotti e servizi, i competitor e il mercato di riferimento. Una volta che l’idea imprenditoriale è chiara, si passa al logo. La creazione di un logo richiede l’aiuto di un professionista specializzato, salvo che nel team vi sia un grafico, in grado di delineare una rappresentazione verbale e grafica che soddisfi tanto le aspettative dell’impresa quanto quelle del pubblico.
È facile da ricordare?
È facile da tradurre?
Ingloba i benefici del prodotto o servizio?
Sono solo alcune delle domande a cui un logo deve rispondere.
Molto spesso si crede che un’impresa abbia bisogno di un solo logo, quello aziendale; in realtà un’impresa, soprattutto se in espansione, può aver bisogno di molti loghi diversi per differenziare prodotti e servizi o canali di comunicazione. Da questo punto in poi, si potrà parlare di sotto marchi.
Esiste una molto conosciuta strategia di brand management che prevede proprio la creazione di sotto marchi diversi per diversi prodotti o servizi, per creare nel consumatore l’idea che si tratti di imprese produttrici diverse; così da poter, con una sola impresa, differenziare i prodotti o i servizi sul mercato e rispondere alle esigenze di diversi segmenti di clientela.
Quando parliamo poi del marchio in sé, dobbiamo necessariamente riferirci però ad un logo registrato presso gli Uffici competenti. E qui la faccenda si fa seria.
Chupa chups e Salvador Dalì.
Ideato nel 1958 da Enric Bernat, Chupa Chups rientra tra i marchi più rinomati al mondo, il famosissimo leccalecca a forma di palla in tante varianti di gusto.
La storia del marchio inizia nel 1961 con la registrazione del marchio verbale “Chupa Chups”. All’inizio il nome scelto era “Gol” per rimandare al concetto di una palla che entra in porta, poi, dopo essersi rivolti ad un’agenzia di comunicazione, hanno ideato il celebre nome “Chupa Chups” che deriva dal verbo spagnolo chupare, ovvero succhiare.
Nel 1969, quando i Chupa Chups cominciavano ad essere apprezzati in tutto il Paese, Enric Bernat, non troppo soddisfatto del suo brand, si rivolge al Salvador Dalì per un restyling del logo. Fu proprio Dalì, infatti, a creare il logo a forma di margherita con i colori giallo e rosso.
Un’idea geniale che, non solo rappresentava le tendenze del tempo visto il riferimento al fiore che negli anni ’60 e ’70 era un simbolo importante, ma era in grado anche di ispirare allegria e divertimento. Iconico e longevo.