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17 Dicembre 2022
La
proprietà intellettuale nella comunicazione web: gli hashtag e le keywords a
norma di legge.
Irene Procopio
tempo di lettura: 4 min
Grazie alle tecnologie digitali lo
spazio virtuale del web si amplia, facilitando la comunicazione e l’interazione,
più o meno mediate da una piattaforma o sito web che sia e più o meno sicure e
protette.
Internet ci consente di comunicare
grazie ad una serie di processi e metodologie complesse che fanno sì che le
informazioni diventino dati e le persone dispositivi, le prime in viaggio nella
rete e le seconde in veste di mittenti o destinatari a seconda del caso.
È interessante capirne il
funzionamento soprattutto rispetto allo scopo della comunicazione che, mentre
in alcuni casi è fine a se stessa, in altri assume la veste di strumento promozionale
finalizzato al posizionamento dei contenuti o alle vendite, come ad esempio nel
caso di un E-commerce.
Le informazioni che viaggiano in
rete arrivano a destinazione attraverso la mediazione di siti web, app, social
network e caselle di posta elettronica, è quindi utile valutare come vengono
classificate e scambiate così da essere certi che non solo servano allo scopo,
ma che siano anche protette e che non ledano i diritti altrui. Il tema della
proprietà intellettuale e quello della protezione dei dati personali sono al
centro delle dinamiche della comunicazione web perché strettamente connesse alla
proprietà, all’utilizzo e allo scambio di dati che, se non adeguatamente regolamentati
e organizzati, innescano una serie di conseguenze negative per i singoli e per
la rete stessa. Un altro aspetto utile da considerare riguarda anche l’utilizzo
efficiente degli strumenti web a norma di legge e con varie funzionalità
specifiche a tutela della proprietà intellettuale e dei dati personali.
Gli hashtag.
Dal 2006, con l’arrivo di Twitter,
la comunicazione sui social media è diventata oltre che più immediata anche più
breve. Nella miriade di contenuti online, la ricerca di temi o argomenti
specifici può essere facilitata dall’utilizzo dell’hashtag.
La parola hashtag è composta da hash
che identifica il simbolo # e da tag che significa targhetta o
etichetta. Si tratta di un sistema per aggregare tutti i contenuti, post o
pagine, addirittura commenti che trattino dello stesso tema o argomento. In
pratica è possibile utilizzarlo tanto come chiave di ricerca, nella sua veste
di metadato a cui sono associate determinate informazioni, quanto come parola
chiave, ovvero come tag per posizionare il contenuto all’interno del social
media rispetto a quel dato argomento o tema.
Un aspetto rilevante dell’hashtag
riguarda l’utilizzo di parole che identifichino un determinato soggetto, o
prodotto, o azienda e il loro utilizzo esclusivo da parte del titolare o autore
o su sua autorizzazione. In molti casi potrebbe avere senso tutelare il proprio
hashtag contro utilizzi illegittimi o comunque scorretti. C’è da dire però che,
se la funzione del metadato è proprio quella di strumento di comunicazione e/o
promozione tramite social media, inibirne l’utilizzo potrebbe essere
controproducente.
È comunque possibile registrare il
proprio hashtag come marchio verbale, ovvero attraverso la procedura di
registrazione del marchio presso gli Uffici competenti sia a livello nazionale,
che europeo e internazionale. Come previsto dalla normativa vigente, all’art. 2569
c.c. e dal Codice della proprietà industriale (CPI), il marchio registrato
consente al titolare di usufruirne in modo esclusivo e di potersi difendere
contro eventuali violazioni del suo diritto da parte di terzi.
Affinché l’hashtag sia registrato,
come per il marchio, è necessario che possegga determinati requisiti: che sia
nuovo, ovvero che non sia stato usato in precedenza o che non consista
esclusivamente in segni d’uso comune; che sia lecito, ovvero che non contenga
segni contrari alla legge o ingannevoli per il pubblico; che abbia capacità
distintiva, ovvero che non corrisponda a denominazioni generiche del prodotto o
del servizio o alla loro figura generica.
Come anticipato l’hashtag è uno
strumento per promuovere i contenuti online, quindi, a differenza del marchio
d’impresa, la sua registrazione è mirata più a proteggere la reputazione o
immagine aziendale attraverso la tutela contro i contenuti che possano in
qualche modo comprometterla o danneggiarla, più che ad inibirne l’utilizzo da
parte di altri.
Le keywords.
Il buon posizionamento all’interno
del motore di ricerca di Google è essenziale per generare traffico in una
pagina web. Conosciuta come ottimizzazione SEO, l’attività di indicizzazione
dei contenuti consente di posizionare un determinato link all’interno dei
risultati della ricerca per parole chiavi, attraverso l’utilizzo dei tag.
In quanto metadati, associati ai
testi che le contengono, le parole chiavi o tag fungono appunto da etichetta
per il motore di ricerca, che è così in grado di estrapolare i vari link sotto
forma di elenco. Il posizionamento avviene in base alle parole chiavi inserite
e alle attività degli utenti sulla pagina, dalle impressioni ai click e alle
visualizzazioni. Google posizionerà il link, indicizzandolo in un elenco
rispetto ad altri che contengono le medesime parole chiavi.
La scelta delle parole chiavi è,
quindi, fondamentale per attrarre gli utenti sulla pagina e invogliarli a
restare. Per alcune parole è necessario prestare maggiore attenzione per non
incorrere nel rischio di violazione di un qualche diritto di esclusiva, in
particolare rispetto alle denominazioni o marchi altrui. Bisogna precisare,
però, che la normativa tutela i marchi dal rischio di confusione rispetto ai
prodotti e servizi e dal rischio di un danno all’immagine o reputazione
aziendale. L’utilizzo di un marchio altrui come tag potrebbe essere ritenuto
illegittimo o costituire illecito in funzione:
del fatto che è riferito a
prodotti o servizi propri, cosa che genererebbe confusione nel consumatore e
risulterebbe, quindi, una violazione del diritto altrui di proprietà
industriale;
dello scopo della pagina web, ad
esempio nel caso di un sito e-commerce l’utilizzo di un marchio altrui come tag
deve seguire alla concessione di licenza d’uso da parte del titolare e deve
essere limitato ai prodotti e servizi di quest’ultimo;
di quello che è pubblicato, ovvero
se il contenuto della pagina web dovesse in qualche modo inficiare o
danneggiare l’immagine o la reputazione del titolare del marchio, l’utilizzo
del tag costituirebbe illecito perché diffamatorio e lesivo, cui potrebbe
conseguire un eventuale risarcimento del danno.
Le opportunità offerte dalla
comunicazione web aumentano e si evolvono in funzione dei nostri bisogni e dell’utilizzo
che ne facciamo, è questo forse l’aspetto più interessante di internet: una
tecnologia creata come ausilio e allo stesso tempo a misura d’uomo.