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12 Luglio 2025
Pianificazione strategica: il medio-breve periodo e la
resilienza.
Irene Procopio
tempo di lettura: 3 min
Parlare di impresa oggi vuol dire pianificazione e capacità
di bilanciare il rischio negli investimenti. Gli imprenditori di oggi, a
differenza di 20 o 30 anni fa, sono focalizzati sulla sostenibilità economica
dell’impresa più che sul prodotto. Questo perché il mercato è diventato più
competitivo e in alcuni settori, più che in altri, il rischio di saturazione
del mercato è imminente se non già alto.
Tra manovre geopolitiche, guerre e crisi il panorama è
fortemente instabile per l’imprenditore che fatica ad orientarsi
nell’incertezza del mercato. Serve, quindi, una tattica per riuscire a gestire
pacificamente la propria impresa e allo stesso tempo disincentivare pratiche
poco virtuose a discapito dei clienti.
Fare impresa non necessariamente ha a che fare con il
sociale, ma sicuramente riguarda il fatturato. Quando le priorità per un
imprenditore non possono prescindere dalle pressioni delle banche o dalla
riduzione dei costi, è necessario attivare un sistema di resilienza che
sia un ausilio per migliorare le performance aziendali e allo stesso tempo
gestire efficacemente queste priorità in modo, se non definitivo, quasi
definitivo.
Il problema, o la difficoltà, sta nel ripensare l’impresa in
un’ottica che soddisfi da un lato, le idee dell’imprenditore e dall’altro, le
esigenze del mercato. Un mercato che cambia repentinamente e che non perdona.
Cosa evitare la turbolenza?
Secondo le più rinomate teorie dello “strategic management”,
dottrina americana che si occupa di promuovere strategie moderne di gestione
aziendale e di cui Igor Ansoff è stato pioniere, l’impresa oggi deve
necessariamente pianificare nel medio-breve periodo. Un aspetto, questo,
non solo innovativo ma anche di grande aiuto per l’imprenditore.
La pianificazione strategica secondo Ansoff va fatta su un
periodo di massimo 5 anni, così da consentire all’imprenditore di avere un
piano e di poterlo adattare facilmente ai cambiamenti di mercato. Si presuppone
che i cambiamenti di mercato, se anticipati attraverso le analisi, possano
essere così integrati nel sistema impresa e sfruttati come opportunità.
Secondo Ansoff, poi, è fondamentale per l’impresa avere
chiaro l’obiettivo per essere in grado di identificare le strategie opportune
per raggiungerlo. Gli obiettivi e le strategie per raggiungerli si inseriscono,
così, nel quadro aziendale non come mere chimere o sogni, ma di fatto come linee
guida su come procedere, passo dopo passo, gestendo sempre il rischio con
consapevolezza e mantenendo un’identità aziendale coerente e forte.
La turbolenza, quando c’è la pianificazione strategica,
diventa una fase fisiologica per l’impresa. Ad esempio, nel caso in cui
l’impresa proceda con uno sviluppo di prodotto e quindi lanci sul mercato
qualcosa di nuovo, è fisiologico che vi sia un periodo di test e analisi per
valutare l’andamento delle vendite e quindi che l’imprenditore calcoli di farlo
nel momento in cui ha sufficiente capitale a copertura del rischio.
Prima di Ansoff le strategie aziendali riguardavano periodi
molto lunghi, 20/30 anni, e funzionavano perché il mercato, fino agli anni
2000, era gestibile attraverso sistemi di anticipazione e analisi dei trend che
consentivano all’imprenditore di avere il tempo materiale di far crescere la
sua impresa in modo sano e graduale così da trovarsi tempestivamente pronto ad
affrontare il cambiamento che fisiologicamente poteva essere calcolato con
analisi predittive. Oggi non è più così.
Ne sono un importante esempio le startup, termine coniato
negli anni ’70 che oggi sta ad indicare imprese di nuova costituzione, spesso
con un forte elemento di innovazione e un modello di business scalabile.
Un’impresa può definirsi startup nei suoi primi 5 anni, anni in cui deve,
secondo le moderne tendenze in fatto di business, dimostrare al mercato di
essere in grado non solo di sopravvivere ma anche di crescere esponenzialmente.
Cosa che per l’imprenditore si traduce quasi sempre in un grande sforzo di non
disattendere gli standard e di trovare tutti gli espedienti possibili per
riuscire nel suo intento. Raccolte di capitali, investimenti in marketing e
comunicazione, partnership strategiche sono solo alcuni degli espedienti più
utilizzati.
Cosa c’entra questo con l’imprenditorialità?
Perché l’imprenditore di oggi non può solo inseguire un
sogno, deve anche avere una buona affidabilità finanziaria, spiccare nel
settore per competenza ed esperienza e fare della sua impresa un faro per
l’innovazione del settore. Tutto in pochi anni.
Possiamo dire addio alle idee imprenditoriali nate negli
scantinati e alle magiche promesse di poter imparare con la pratica. Il
neoimprenditore di oggi è già un manager! Non importa l’età e nemmeno il
settore, quel che conta è partire già grandi.