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8 Maggio 2021
Una licenza per ogni opera
d'ingegno: in, cross o out?
Irene Procopio
tempo di lettura: 5 min
Il primo brevetto della storia risale ai tempi dell’Antica Grecia, a
Sibari, usato come stimolo per nuove invenzioni, garantiva un anno di profitti
al suo scopritore.
Sebastian Artois nel 1706 aggiunse il suo nome al logo della birra Stella
Artois che nella sua versione originale vantava già quasi 400 anni di uso
commerciale. Quali elementi trasformano le opere d’ingegno in strumenti di
business? Conoscete il caso “Candy Crush” dell’italiano Riccardo Zacconi?
L’evoluzione della licenza come strumento di mercato e di competizione ha
fatto sì che diventasse uno strumento di profitto e di ingaggio a seconda dalla
sua applicazione pratica nel caso concreto. È facile intuire che la ragione di
questo inquadramento sia dovuta alla causa in senso giuridico della licenza,
cioè alla sua funzione economico sociale. Tecnicamente, trattandosi di un
trasferimento,il
contratto di licenza(licensing) è l’accordo mediante il quale il
titolare concede in uso a un terzo un marchio, o i diritti su un’opera
d’ingegno o su una tecnologia, dietro pagamento di un corrispettivo e senza
privarsi della titolarità di tali diritti.
Gli elementi distintivi e caratterizzanti sono: la durata, il trasferimento
può essere definitivo o temporaneo; il modo, il trasferimento può essere anche
ad uso esclusivo, per la totalità o una parte dei prodotti o servizi; la natura
dei prodotti o servizi; il territorio; la qualità o standard qualitativi.
La licenza si distingue anche in base alla sua finalità, può infatti
produrre o distribuire. Vediamo nello specifico come si differenziano quelle in
uso e quali vantaggi portano.
Licensing - IN
Consiste nell’acquisizione di marchi, tecnologie brevettate o non brevettate
(know-how), da parte di un’impresa.
Approcciare alle vendite di qualsiasi prodotto o servizio, soprattutto dopo
la brusca accelerata dell’internazionalizzazione e dell’e-commerce degli ultimi
anni, richiede uno sforzo notevole anche in termini di innovazione e qualità.
Le stesse Istituzioni, anche a livello europeo, impongono standard qualitativi
e in alcuni casi anche certificazioni. Per cui è ragionevole pensare che
dotarsi di risorse, che non abbiamo e che sono prodotte da altri, sia un metodo
veloce ed efficace per offrire un prodotto conforme agli standard richiesti.
Inoltre, indirettamente l’attività ditrasferimento
tecnologico può intensificare anche le relazioni tra aziende e
consentire lo sviluppo di sinergie e collaborazioni.
Licensing – OUT
Consiste nella concessione di licenze di marchi, brevetti o di know-how allo
scopo di ottenere ricavi aggiuntivi a quelli derivanti dalla vendita del
prodotto o servizio.
A prescindere dal prodotto o servizio offerto, diversificare e generare
profitti da un altro canale è una buona risposta alla crisi oltre che un metodo
per ampliare il mercato.
Inoltre, dotarsi di marchio registrato o di brevetto comporta anche un
investimento economico. I ricavi ottenuti dalla concessione di una licenza
potrebbero non solo sostenere i costi ma anche aumentarne i ricavi e ilROI
(Return of Investment).
Senza timore di perdere il nostro monopolio sui marchi o sulle opere di
ingegno, questo tipo di licenza consente in molti casi di generare ricavi
altrimenti persi e allo stesso tempo di proteggere il marchio e l’opera stessa.
CROSS – Licensing
Consiste nella concessione reciproca di licenze, allo scopo di evitare i
rischi. L’impresa A concede in licenza il proprio brevetto X all’impresa B,
che, invece di pagare un corrispettivo in denaro, concederà in licenza
all’impresa A il proprio brevetto Y.
Un caso classico è rappresentato dall’industria automobilistica, dove hanno
creato di un articolato sistema di scambio tra i diversi produttori, in modo da
facilitare iltrasferimento
tecnologico.
Come in altri negozi giuridici, e come ci auguriamo per il futuro, la prassi
della licenza ne ha cambiato le regole e i modelli di utilizzo. Dai contratti
più complessi a quelli in forma verbale.
Il caso “Candy Crush” di Riccardo Zacconi
“Candy Crush” è il videogioco per smartphone e Facebook, ideato dal Riccardo
Zacconi e sviluppato dalla King Digital Entertainment plc. Lanciato nel 2011,
grazie anche all’integrazione con il social network Facebook, ha raggiunto una
media sorprendente di 45,6 milioni di utenti al mese. Il giocatore è messo alla
prova da una griglia con diversi tipi di caramelle allineate, che possono
essere mosse in orizzontale o verticale.
Senza dilungarci nel funzionamento del gioco o del modello di business messo
in piedi dalla King, a cui dedicherei volentieri un altro articolo, proseguiamo
nella storia del videogioco conla
sua vendita nel 2015 al colosso americano Activision Publishing Inc. per
più di 5 miliardi di dollari!
A conferma della mossa astuta con l’ideazione del videogioco, è un'altra
strategia di Zacconi per la King.
Vendiamo “Candy Crush” ma teniamo
“Candy”.
Già nel 2014, un anno prima della vendita, Zacconi ha avuto l’idea di
registrare il marchio “Candy” e il marchio “Saga” nelle corrispondenti classi
di prodotti e, dopo non poche polemiche e opposizioni, la King ha ottenuto il
diritto di impedire ai concorrenti di usare un marchio identico o simile. Così
facendo, nonostante la vendita e quindi la perdita del videogioco in sè, i
ricavi dalla licenza continuano ad aumentare tanto quanto esisteranno i
videogiochi con le caramelle. E bravo Zacconi!
La strategia progettata da Zacconi insieme alla King non è sicuramente cosa
da poco, non a caso si sta parlando di uno dei personaggi più influenti nel
mondo dei media e di una delle più grosse imprese americane di videogiochi. È
la dimostrazione di quanto la pianificazione e l’approccio strategico possano
fare la differenza. La caramella più famosa e protetta di sempre!
La strategia è più efficace quanto l’allineamento tra contratti e obiettivi
è più stabile.