19 Luglio 2025

AI e consulenza agricola e agroalimentare.

Tiziana Procopio

tempo di lettura: 5 min

Foto di Waqar Mujahid su Unsplash
Qualche giorno fa mi sono imbattuta in un articolo di una nota rivista di settore in cui venivano illustrati i vantaggi dell’utilizzo dell’AI anche in ambito agricolo e agroalimentare.

Nel settore agricolo, come in ogni altro settore scientifico, l’innovazione, la tecnologia e la raccolta dei dati sono fondamentali per il miglioramento della struttura aziendale e il potenziamento delle capacità delle aziende, della ricerca, ma anche delle materie prime, del packaging e di tutto ciò che ruota attorno al comparto. Su questo non vi è alcun dubbio.

Tuttavia, da professionista del settore e consulente per le aziende ho il timore che possa passare il messaggio che le aziende, i prodotti e tutto il settore possa andare avanti senza ausilio di consulenti e tecnici, fa un po' paura.

Artificial Intelligence.

Nonostante sia consapevole di quanto un professionista possa offrire alle aziende e contribuire alla crescita di queste, sono anche altrettanto sicura che molti degli imprenditori agricoli attivi siano andati su una delle note piattaforme a proporre domande, ritenendo anche le risposte ricevute sufficientemente esaustive ed esaurienti da un punto di vista prettamente pratico, tanto da considerare l’idea che il compenso per un professionista, a cui porre la stessa domanda, possa essere un plus non necessario.

Detto questo, dobbiamo pur considerare che ciò che l’AI ci restituisce come risposta è dato da nozioni fini a sé stesse e che, se isolate e prese singolarmente, possono effettivamente corrispondere ad affermazioni reali, corrette, esaurienti.

Se non fosse che, all’interno di un ambiente naturale, le interazioni e gli indicatori che un professionista assume prima di esprimere un parere tecnico-professionale (perché è qui la reale differenza!) sono la somma di tanti indicatori, che insieme consentono di raggiungere un parere assolutamente soggettivo e indicativo di quel caso e nessun altro.

Drosophila melanogaster.

Quando mi trovo a dover esaminare una problematica, che sia in pieno campo, che sia in un fabbricato aziendale, mi viene sempre in mente la ricerca scientifica e il metodo applicato. I caratteri studiati per definire e valutare l’evoluzione delle specie, infatti, sono sempre suddivisibili in caratteri morfologici e fenologici. I primi si riferiscono alle caratteristiche intrinseche della specie, mentre i secondi considerano l’effetto dell’ambiente sulla specie oggetto di studio.

In particolare mi viene sempre in mente la Drosophila melanogaster, uno degli organismi più studiati nella ricerca biologica, soprattutto in ambito genetico, su cui Morgan e prima ancora di lui Mendel, compirono importantissimi studi sull’ereditarietà.

A seguito dei suoi studi Mendel enunciò tre leggi fondamentali per lo sviluppo della genetica.

Nella prima legge di Mendel, egli affermò che “gli ibridi si ottengono dall’incrocio di due diverse linee pure, con alternative distinte di uno stesso carattere, tutti identici tra loro e a uno dei due tipi parentali; il carattere che compare viene detto dominante”.

Nella seconda legge di Mendel, affermò invece che “gli elementi che formano una coppia di fattori ereditari si separano casualmente al momento della formazione dei gameti, perciò ciascun membro della coppia è presente nella metà dei gameti prodotti”.

Nella terza legge di Mendel, ultima ma non per questo meno importante, affermò che “al momento della formazione dei gameti, la segregazione di ogni coppia di alleli segue autonomamente le leggi del caso, per cui si può produrre un assortimento indipendente dei caratteri”.

Mendel impiegò sette anni per riuscire a spiegare la trasmissione dei caratteri ereditari. Dopo sette anni di selezione di linee pure, identificò, tramite autoimpollinazione, sette varietà di fiori che differivano nella forma del seme, nel colore, nella forma e nel colore del baccello, nell’altezza del fusto. Arrivò alla conclusione che incrociando due caratteri, uno dei due (rosso e bianco, dominante e recessivo, rispettivamente), quello dominante prevaleva sul carattere recessivo.

La legge del più forte, ma non solo.

In buona sostanza, Mendel arrivò a formulare le tre leggi effettuando prove di incrocio tra diversi ibridi e per più generazioni, valutando tuttavia soltanto i caratteri fenologici della riproduzione messa in atto: le leggi di Mendel spiegano la trasmissione dei caratteri ereditari determinati da un solo gene (caratteri monofattoriali).

Ciò che anche Mendel non poté considerare sono invece, i caratteri multifattoriali, ovvero l’interazione di più geni tra loro e dei geni con l’ambiente. Tuttavia, i caratteri osservati da Mendel sono caratteri in cui c’è una chiara relazione fra gene e fenotipo: il determinato gene determina un determinato carattere osservabile.

Ma allora quando i caratteri sono controllati da più geni? Qual è l’effetto cumulativo di questi?

Ebbene si somma la loro azione per dare manifestazione del carattere (altezza di una persone, colore della pelle sono caratteristiche che dipendono da più geni, per intenderci).

Ecco perché Morgan, a differenza di Mendel, studiò i caratteri ereditari sulla Drosophila melanogaster e non sui piselli come il collega: animale piccolo, facile da maneggiare, che si riproduce velocemente e con un ciclo vitale breve. I geni situati sui cromosomi sessuali vengono infatti ereditati in rapporti che differiscono da quelli mendeliani, includendo anche i cromosomi sessuali: incrociando femmine con occhi bianchi con maschi con occhi rossi, si vede che il carattere non segue le leggi di Mendel. Tutte le femmine hanno gli occhi rossi, mentre i maschi gli occhi bianchi: il carattere colore dell’occhio è determinato da un gene localizzato sul cromosoma X.

Ecco allora che, ritornando alla nostra competenza e professionalità in ambito tecnico-scientifico, allo stesso modo se avessimo fatto affidamento solo sulla teoria Mendeliana e se Morgan non avesse posto ulteriore interrogativo sulla sua applicazione, ad oggi non avremmo ancora una teoria sull’ereditarietà veramente affidabile e veritiera.

Allo stesso modo, non me ne vogliano Mendel e Morgan, l’utilizzo di una mera attività di ricerca ed estrapolazione dati effettuata da unica fonte, con capacità di interpretazione mai equiparabile all’intelletto umano (fosse anche solo per la soggettività che ognuno di noi possiede!), consente sì di ottenere una risposta esaustiva ed esauriente, ma anche parziale.

E allora come sempre, prima di pensare di risparmiare per un “parere” fatto male, pensiamo sempre di scegliere la qualità di un parere tecnico-professionale, consapevole e competente, che non vale quanto paghiamo, se consideriamo la capacità di ritorno del vantaggio nel medio-lungo periodo.

Come sempre…

Guidati, è meglio.



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Tiziana Procopio

Ciao, sono Agronomo e Auditor, mi occupo di gestione aziendale in ambito agroalimentare, ma anche formazione, qualità e sicurezza.

Chiediti cosa sei chiamato a fare, e poi fallo con passione. Guidati, è meglio. 

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