27 Gennaio 2024

Novel food che paura.

Tiziana Procopio

tempo di lettura: 3 min

Foto di StockSnap da Pixabay
La Novel Food Regulation Europea rappresenta la procedura che concede l’autorizzazione alla commercializzazione e consumo di alimenti nuovi rispetto a quelli tradizionalmente noti: sono definiti “nuovi” quegli alimenti che differiscono dai cibi tradizionali per innovazione tecnologica e novità.

In che senso?

La ricerca alimentare e la necessità di contrastare la ridotta superfice terrestre per la coltivazione e allevamento per scopi alimentari, la necessaria riorganizzazione degli ecosistemi naturali in relazione al cambiamento climatico in corso (volente o nolente le industrie alimentari inquinano, anche se non sono prettamente allevamenti!), ma non solo, anche le nuove esigenze alimentari dei consumatori consapevoli quali siamo virano verso la sperimentazione di nuove tecnologie e strumenti per la produzione alimentare a supporto della popolazione.

Gli alimenti possono essere creati anche in laboratorio. No non è una magia, né tanto meno una pozione magica di strana fattura.

Si tratta di vera e propria scienza applicata: l’evoluzione scientifica a supporto e sostegno delle problematiche attuali, anche per la produzione alimentare!

La carne coltivata.

Ha sollevato polemiche e discussioni in tutti gli ambiti. Se n’è parlato in ogni modo, chi in bene, chi in male, chi con curiosità e chi con competenza. Ma di cosa si tratta in soldoni?

Con questa definizione si intende la coltivazione di carne in vitro, estraendo cellule staminali da muscoli di animali adulti in vita, o cellule staminali pluripotenti da embrioni animali (bovini, maiali, tacchini, polli, anatre e pesci). Per i più curiosi: le cellule staminali estratte si trasferiscono in un bioreattore, con condizioni ambientali ottimali alla replicazione, con proliferazione fino al raggiungimento della concentrazione voluta e differenziazione in cellule muscolari.

Si formano minuscole fibre muscolari, che accrescendoli forniscono le giuste condizioni e la struttura del prodotto carne dipende da durata e condizioni di tale processo.

Ok, il tessuto di base è pronto, ma il gusto?

Ad ottemperare per la componente di gusto e nutrienti, si utilizza siero fetale bovino estratto dal sangue raccolto dal feto di bovine gravide durante la macellazione.

E i consumatori vegani e vegetariani?

Appare evidente come la necessità di siero animale non accolga il benestare dei consumatori vegani e vegetariani. Tuttavia sono al vaglio come alternativi mezzi di coltura, anche colture cellulari a base di amido o alginato, che si ricavano dalle alghe; non di meno, l’utilizzo di cianobatteri, alghe, lieviti e funghi.

Per la valutazione della sicurezza alimentare, si rimanda sempre alla procedura Novel Food Regulation europea, per cui ad oggi il Ministero dell’Agricoltura ne limita la produzione, commercializzazione e importazione in Italia (questo vale sia per la carne coltivata che per altro cibo sintetico!), in attesa di maggiori test sulla sicurezza del prodotto.

Favorevoli o contrari?

La valutazione fatta dal Ministro Lollobrigida a fine dell’anno scorso, non ha lasciato spazio ad equivoci, affermando su ogni piattaforma <<Siamo orgogliosi che l’Italia sia la prima Nazione del pianeta a proibire questo tipo di produzioni che cancellano il nostro sistema alimentare tradizionale>> e se da un lato possiamo comprendere quanto sia giusta la tutela del Made in Italy e la tipicità delle nostre produzioni agroalimentari, dall’altro sarebbe forse da considerare la possibilità di non far morire Galileo una seconda volta e rammentare ciò che il Medioevo ci ha insegnato, in quanto storia passata e insegnamento presente.

Lo scetticismo e la necessaria prudenza verso la tutela della sicurezza alimentare e dell’ italian food sono importanti, e primari in un passo tanto lungo, ma in un periodo in cui tutto ciò che di ordinario nel nostro quotidiano viene da scoperte e innovazioni tecnologiche, negare il progresso per timore, riporta a ricordi passati, senza miglioramento alcuno.

Quindi perché si?

<<Le colture di cellule avrebbero un impatto decisamente minore sul consumo di suolo e molto meno inquinamento di suolo diretto>> afferma Rachel Mazac, ricercatrice dell’Università di Helsinki ed esperta di cibo sostenibile e proteine alternative.

Secondo un documento dell’Agenzia Europea per l’ambiente, la tecnologia di coltivazione in vitro potrebbe offrire modi per controllare la composizione della carne e renderla più salutare: fissare il contenuto di grasso, mantenendo solo omega-3, arricchirne i nutrienti aggiungendo vitamine.

Non solo! Le colture di cellule avrebbero un minore impatto sul consumo di suolo e molto meno inquinamento diretto, riducendo le superfici destinate ad allevamento intensivo.

Allora, e soprattutto non banale, il limite alla capacità di evoluzione, crescita, progresso e miglioramento dell’uomo, in quanto abitante di questo pianeta, di cui ha già usurpato in larga misura energie, dovrebbe allontanarci dall’anno 1000. Seppur per gusto, tradizione e attaccamento al conosciuto, siamo esseri umani fortemente radicati alla “comodità”, così come esploriamo Marte e viaggiamo nello spazio, commercializziamo auto elettriche e costruiamo robot per ogni mansione e attività quotidiana e non, produttiva e casalinga, sarà forse il caso di lasciare aperta la porta del miglioramento.

Non si ha certezza del percorso, questo è noto.

La Novel Food Regulation è la chiave, questo è noto.

L’orgoglio al limite posto è un vero limite al progresso, questo è noto.

Il Made in Italy non morirà mai.

Il nostro pianeta e la ricerca forse sì.

E allora oltre ad esplorare altri pianeti da popolare, perché non tentare di creare il cibo?

Sarebbe il caso.

Guidati, è meglio.


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Tiziana Procopio

Ciao, sono Agronomo e Auditor, mi occupo di gestione aziendale in ambito agroalimentare, ma anche formazione, qualità e sicurezza.

Chiediti cosa sei chiamato a fare, e poi fallo con passione. Guidati, è meglio. 

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