4 Dicembre 2021

C’era scritto. Allevamento a terra.

Tiziana Procopio

tempo di lettura: 3 min

Foto di Peggychoucair da Pixabay
La stragrande maggioranza dei consumatori, il target medio di riferimento rispetto ai beni primari più consumati a livello nazionale, si dimostra nella maggior parte dei casi disinformato o male informato sulle informazioni da ricercare in etichetta rispetto ai vari beni alimentari.

Abbiamo già parlato più volte di quanto possa essere “ignorata” l’importanza dell’etichetta e la funzione che essa svolge (la comunicazione tra produttore e consumatore, il suo primo strumento, ricordiamolo!), ma mai siamo entrati nel dettaglio delle diciture che creano confusione più o meno volutamente un po' su larga scala nella platea di consumatori destinatari.

Allevamento a terra.  

La notizia non passa inosservata quando, soprattutto tramite rete social, si diffonde la notizia del codice alfanumerico riportato su ogni singolo uovo: riporta indicazione del Paese di produzione, della tipologia di allevamento e della data di deposizione dello stesso.

È proprio sulla tipologia di allevamento che ricadde e ricade ancora oggi, maggiormente l’attenzione del consumatore al momento dell’acquisto.

Perché?

Di fatto, fino a quel momento, nessuno si era posto alcun interrogativo in merito al come fossero allevate le galline da cui produrre le uova in allevamento. Nonostante la Direttiva CE/58/98 fosse appunto risalente agli anni ’90.

Ebbene l’attenzione del consumatore negli ultimi anni (possiamo dire “del nuovo millennio”?) si è sempre più focalizzata sui metodi produttivi, sulle tecniche di allevamento e coltivazione, sull’attenzione delle aziende produttrici rispetto all’impatto ambientale.

Ciò non ha condotto, tuttavia, ad una informazione guidata, giusta e sana rispetto alle tecnologie produttive. Tanto da portare il consumatore medio alla ricerca di informazioni di puro marketing in etichetta, piuttosto che a soffermarsi su quelle informazioni di vera tracciabilità e informazione al consumatore invece imposte dalla normativa cogente.

Ecco che tra gli scaffali della GDO, e nelle botteghe di alimentari, si sente la fatidica domanda:

“Ma sono allevate a terra?”, come se per terra si intendesse l’allevamento sul suolo, nell’aia, con metodo naturale.

Ebbene sarà forse il caso di sfatare il mito della TERRA sulle confezioni di uova intesa come suolo o aia: la terra che si menziona sul packaging di una o l’altra marca, non è altro che una trovata commerciale per accaparrarsi anche il consumatore più attento nella scelta del prodotto uova.

Il packaging potrà dire “allevamento a terra” e non mentire al consumatore, perché di fatto non vi sarà alcuna gabbia per l’allevamento delle galline, ma la vera tecnologia di allevamento è quella riportata sull’uovo all’interno, si tratta di allevamento in fabbricato e al chiuso.

 

Come fare allora per scegliere un allevamento attento all’ambiente senza dover aprire la confezione e prima di arrivare a casa?

 

L’allevamento all’aperto. Quando troviamo in etichetta allevamento all’aperto, l’azienda avrà fatto riferimento all’utilizzo di metodi produttivi in cui una parte o tutto l’allevamento è dimensionato con spazi all’aperto, con una vera e propria aia per le galline.

L’allevamento biologico. È un metodo produttivo che sceglie di adottare una produzione senza l’uso di sostanze chimiche, ma non per questo esclude l’utilizzo di pavimentazioni in cemento o allevamento in fabbricati, e quindi al chiuso.

L’allevamento a terra. Si utilizza per indicare un sistema produttivo senza ausilio di gabbie a più piani per gli animali allevati, ma semplicemente un sistema di allevamento su pavimentazione libera o su gabbie su un solo piano, all’interno di un capannone/fabbricato aziendale.

A fronte di quanto detto pertanto, ci auspichiamo che il consumatore medio possa apprendere e imparare la distinzione tecnica tra i metodi di allevamento avicoli, per essere poi più consapevole nella scelta di un prodotto o l’altro sullo scaffale al momento dell’acquisto.

Non è semplice, per chi non ha studiato tali materie, intendere le distinzioni tra un prodotto e l’altro, ma l’informazione e l’etica professionale ci impone di divulgare la giusta informazione rispetto alla valutazione della scelta di ognuno di noi, in quanto consumatori.

Siamo responsabili del sistema di cui facciamo parte, volenti o nolenti. Senza giudicare come migliore un metodo piuttosto che un altro, perché siamo consapevoli che ogni imprenditore agricolo e allevatore ha a cuore la produzione agricola e sta invece al tecnico al suo fianco indirizzarlo verso ciò che è meglio per la propria azienda. Il profitto è importante, ma con coscienza.

Altrimenti dura poco.

Guidati, è meglio.


torna alle Ultime uscite

condividi l'articolo copiando questo link

Tiziana Procopio

Ciao, sono Agronomo e Auditor, mi occupo di gestione aziendale in ambito agroalimentare, ma anche formazione, qualità e sicurezza.

Chiediti cosa sei chiamato a fare, e poi fallo con passione. Guidati, è meglio. 

CC-BY-SA icon orange - Creative Commons (modified by Masur) - http://mirrors.creativecommons.org/presskit/buttons/88x31/svg/by-sa.svg

Salvo dove diversamente indicato, il contenuto del blog di SIS. PRO Firenze è distribuito con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Condividi allo stesso modo 4.0 Internazionale