13 Novembre 2021

Rintraccio quindi sono. Giro turistico per il Consumatore.

Tiziana Procopio

tempo di lettura: 3 min

Foto di Grégory ROOSE da Pixabay
Il viaggio lungo la filiera produttiva agroalimentare ha diverse direzioni, fini e destinazioni. Ogni passaggio ci consente di sperimentare settori differenti e tipologie di produzione variegate; tuttavia, il principe della tutela in materia di sicurezza alimentare non può che essere il Consumatore.

Nel corso degli ultimi anni sono state introdotte nuove linee guida nazionali e ministeriali relative alle informazioni che il Consumatore può e ha diritto di conoscere già all’acquisto del prodotto (esempi più noti sono origine materia prima per la passata di pomodoro e altri trasformati di esso, origine della materia prima anche per il latte, riportate in etichetta!).

Tuttavia, così come la tracciabilità di cui si è già parlato, esiste la Rintracciabilità: la possibilità di andare a ritroso (“da valle a monte”) dal lotto produttivo del prodotto acquistato dal consumatore, fino al seme utilizzato per produrre la materia prima da cui esso ha avuto origine.

L’esigenza di introdurre tale obbligo normativo è nata dal bisogno di controllare e avere garanzia di sicurezza rispetto a ciò che viene ingerito come alimento dal nostro organismo, anche se non è marginale la motivazione più “capitalista” che rappresenta la nascita del sistema di autocontrollo H.A.C.C.P., inventato per garantire salubrità agli alimenti inviati nello spazio a bordo di astronavi, per i nostri astronauti, e poi riutilizzato da industrie alimentari per efficientare il proprio sistema produttivo.

È lungimirante la potenzialità di un sistema di autocontrollo, se applicato e disegnato sull’azienda che ne fa uso. E purtroppo molto spesso ciò non si sfrutta, pensando più alla spunta sulla lista di cose da fare “per essere in regola”.

Come possiamo però sapere qual è il seme che ha prodotto quel pomodoro divenuto passata nel lotto produttivo odierno, per esempio?

Possiamo documentare ogni fase produttiva, ogni acquisto, ogni fornitore, fattura e documento di trasporto (DDT ndr), possiamo addirittura tracciare le attività aziendali in modo da sapere che la cassetta di pomodori raccolta al tale lotto sia andata a riempire i barattoli acquistati in tale giorno dal tale fornitore, per essere poi venduti in tale data.

Per chi non ha dimestichezza con il metodo sembrerà faticoso e forse a molti imprenditori è stato proprio detto dal consulente che è una perdita di tempo e che serve solo in caso di un controllo dell’Autorità competente.

Nella realtà deve essere un meccanismo semplice che consenta, non solo di tutelarsi in sede di verifica e controllo, ma anche di educare e formare i propri operai alla cura e all’attenzione verso il proprio lavoro e la propria azienda, nonché al rispetto per il consumatore a cui ci si rivolge, che spesso è proprio egli stesso e la propria famiglia.

Da dove partire in questo caso?

Proprio dall’essere noi stessi i primi consumatori del nostro prodotto, sia io consulente, operaio, dirigente, tecnico, non importa.

Sì, ma in quanto tempo posso realizzarlo?

Nel tempo che occorre per far sì che ogni lavoratore della propria azienda abbia inteso l’importanza di questa attenzione.

Anche quando vi diranno che è utopico pensare che si possa lavorare e adempiere ad un obbligo di legge senza perder tempo “in carte”, fategli presente la tranquillità che avvertite ad ogni controllo e/o verifica ispettiva, raccontate di come avete ridotto sprechi ed errori con le azioni correttive.

Senza mai dimenticare che, per fare bene ognuno il proprio lavoro, è importante che ci sia il giusto tecnico al vostro fianco e che le sue fatture non siano soldi sprecati ma un investimento continuo.

Guidati, è meglio.


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Tiziana Procopio

Ciao, sono Agronomo e Auditor, mi occupo di gestione aziendale in ambito agroalimentare, ma anche formazione, qualità e sicurezza.

Chiediti cosa sei chiamato a fare, e poi fallo con passione. Guidati, è meglio. 

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