18 Dicembre 2021

C’era scritto. Residuo zero.

Tiziana Procopio

tempo di lettura: 4 min

Foto di Hundankbar da Pixabay
Certificare un prodotto agroalimentare consiste nell’appurare che lo stesso abbia caratteristiche di qualità specifiche, in un sistema produttivo con altrettante caratteristiche specifiche, così come previsto dalla norma di riferimento o il disciplinare di produzione.

Il perché certificare un prodotto l’abbiamo spiegato in precedenza: comunicare al consumatore in maniera chiara e netta per poter trasferire un’informazione più ampia possibile e maggiormente dettagliata in particolare rispetto alla Qualità dello stesso.

Marketing o Comunicazione?

Entrambe!

La possibilità di certificare un prodotto agroalimentare consente all’azienda di distinguere il proprio prodotto rispetto ad altri di competitors del medesimo settore, al momento dell’acquisto, comunicando con il consumatore in maniera esplicita ed assumendosi anche la responsabilità di mantenere fede alle caratteristiche comunicate nel tempo e per ogni lotto produttivo.

Allo stesso tempo, l’utilizzo di un certificato di prodotto accresce le caratteristiche del prodotto nel settore in cui esso è commercializzato: il valore aggiunto viene dato anche solo dall’intenzione dell’azienda di volersi impegnare in una certificazione (che diviene anche verifica e controllo da Ente Certificatore esterno!), ma che di fatto è volontaria e pertanto, su scelta aziendale.

Qual è il vantaggio per il consumatore?

  • Avere maggiori informazioni sul prodotto

  • Identificare facilmente una tipologia di prodotto

  • Poter rispettare le scelte etiche personali

  • Favorire aziende più attente a caratteristiche di qualità

Quanto sopra è trasversale su tutte le tipologie di prodotto agroalimentare. Facendo attenzione a non confondere i marchi di qualità (DOP, DOC, IGP, ecc.), rispetto alle certificazioni di prodotto garantite da normativa cogente e/o norme specifiche per caratteristiche specifiche (Vegan ok, Residuo Zero, Nichel free, ecc.), che risultano trasmesse e applicate sempre in forma di marchio, ma di altra fattura.

Le certificazioni di prodotto si riferiscono a norme emanate da Enti certificatori o semplicemente richieste dalle stesse aziende al fine di caratterizzare le proprie produzioni, perché possano essere facilmente distinguibili nel mercato.

Tra le tante certificazioni, per esempio, nel settore ortofrutta si è diffusa nell’ultimo anno la certificazione e l’indicazione in etichetta della dicitura “residuo zero”.

Con questa dicitura si garantisce al consumatore la TOTALE ASSENZA DI RESIDUI DI AGROFARMACI E FERTILIZZANTI all’interno del prodotto ortofrutticolo (non per la produzione dello stesso, attenzione!!): maggiormente utilizzata per lattughe, rucola, spinaci in baby-leaf (ndr sfalciati e raccolti a macchina), ma anche per tutte le ortive in genere che possono essere confezionate e che rientrano nella normativa di riferimento.

Ma facciamo un passo indietro.

Il consumatore è informato sul concetto di RESIDUO? La normativa prevede già la tutela del consumatore?

Ad ogni utilizzo agronomico in campo di prodotti agrofarmaci e/o fertilizzanti, l’azienda ha per legge l’obbligo di gestire tutte le fasi (dallo stoccaggio del prodotto da somministrare, alla raccolta del prodotto in campo) sempre in sicurezza, innanzitutto rispetto all’ambiente e ma anche rispetto alla tutela del consumatore.

La somministrazione di un agrofarmaco prevede:

  • dosi,

  • tempi di rientro,

  • carenza.

In particolare l’ultima (la carenza), definisce quali siano i tempi da attendere dall’epoca del trattamento al momento della raccolta, affinché il prodotto raccolto abbia caratteristiche di salubrità e sicurezza rispetto al consumo come alimento (in qualsiasi tipologia di produzione, e per qualsiasi tipo di prodotto somministrato, anche per produzioni biologiche).

Prima di poter commercializzare un prodotto in campo, al di là dei trattamenti con agrofarmaci effettuati, ma anche solo per l’apporto chimico e microbiologico dell’acqua e del suolo, l’azienda deve accertarsi della sanità e salubrità alimentare del prodotto.

Come?

Tramite lo strumento di analisi in laboratorio che accerti la presenza di principi attivi normati e il contenuto di nitrati e nitriti, laddove previsto dalla normativa, oltre che la carica microbiologica sul prodotto finito.

Accertato il rispetto dei LIMITI DI LEGGE E L’ASSENZA DI RESIDUI di tutte le componenti che possono durante la produzione aggiungere sostanze più o meno nocive al consumo dell’alimento, è possibile la sua commercializzazione.

Appare chiaro quindi che anche un prodotto non certificato “residuo zero” deve essere un prodotto conforme alla legge in termini di residui di sostanze nocive.

Pertanto, cosa comunica in più una certificazione residuo zero?

Esclude qualsiasi traccia di residuo all’interno del prodotto, così come previsto dalla normativa.

L’unica informazione in più è la certezza che l’azienda produttrice sia attenta alla residualità dei propri prodotti, l’attenzione alla tutela del consumatore e la ricerca di un mercato mirato (e un consumatore informato!).

Ecco allora che si evince la funzione più spiccatamente di marketing svolta dalla certificazione volontaria, che non ha nulla di dispregiativo se consideriamo l’applicazione al settore agricolo, oltre agli altri settori in cui si era già diffusa, perché ci trasferisce tra le altre l’esigenza di innovazione finalmente anche in un settore più tradizionalista.

L’attenzione e la tutela alla salubrità del prodotto agroalimentare diviene essenziale anche in funzione del consumatore, che vuole essere sempre più informato e aggiornato (l’abbiamo sempre sostenuto e siamo a favore di questo!).

Va di pari passo con gli strumenti a disposizione per l’azienda di trasferimento del proprio know-how anche al momento dell’acquisto, perché anche in questo si delinea la linea produttiva aziendale.

E come sempre riteniamo opportuno sottolineare che, perché il consumatore sia informato, è necessaria una fonte di informazione e formazione, ad ogni livello, step-by-step.

Guidati, è meglio.


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Tiziana Procopio

Ciao, sono Agronomo e Auditor, mi occupo di gestione aziendale in ambito agroalimentare, ma anche formazione, qualità e sicurezza.

Chiediti cosa sei chiamato a fare, e poi fallo con passione. Guidati, è meglio. 

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