2 Ottobre 2021

L'utile prima di tutto. Ricavi, investimenti e guadagno, in un bilancio sostenibile.

Tiziana Procopio

tempo di lettura: 3 min

Foto di fancycrave1 da Pixabay
Siamo in un momento storico ricco di occasioni di investimento, finanziamenti, fondo perduto, e chi più né più ne metta. L’attenzione dell’imprenditore rispetto a questa mole di bandi, che proprio in questi giorni si stanno moltiplicando ridistribuendo le varie risorse finanziarie nazionali pubbliche e private, è sempre rivolta alla possibilità di ottenere fondi per investire nella propria attività, il che può solo che essere positivo e validissimo per la comunità oltre che per l’azienda che egli amministra.

Tuttavia, nella scelta del bando, ma soprattutto nella scelta della finalità, l’innovazione e le possibilità che esso propone, bisogna fare una cernita valutandone pro e contro, non solo al momento dell’investimento, ma anche e soprattutto nelle fasi ad esso successive, quando il “peso” dell’investimento fatto sarà sostenuto solo dall’azienda stessa.

La fortuna premia gli audaci. Sì ma con prudenza!

Quando si sceglie di investire lo si fa partendo da un’esigenza aziendale, un bisogno, una necessità. In quanto tale, la necessità deriva da un vuoto da colmare e migliorare. Se l’adeguamento a tale necessità colma il vuoto percepito, portando giovamento e ottimizzazione all’attività aziendale, avrà anche una componente positiva rispetto ai bilanci, alle entrate, ai costi e alle spese: tutto torna, in positivo.

Se l’investimento non è motivato da un’esigenza, non potrà apportare novità positive all’azienda, arrecando anzi un danno, che nel lungo periodo può divenire anche non sostenibile dalla stessa.

Come fare per valutare l’adeguatezza di un investimento allora?

Partendo dall’utile che da esso può derivare.

Non è un caso che quando si parla di valore ottenuto al netto dei costi di gestione aziendale, si parli di UTILE. È quella componente essenziale (utile appunto!) in un’azienda perché essa sia sostenibile.

Il pensare di portare avanti un’azienda senza un utile, crea in essa un debito interno che si accresce al crescere degli investimenti fatti. Pertanto quando si sceglie un investimento la prima domanda da porsi è: quanto influisce sull’utile della mia azienda?

La meccanizzazione di un processo produttivo, l’innovazione tecnologica per il controllo di parametri ambientali, il potenziamento dei macchinari in dotazione, e altri possibili investimenti, possono essere positivi e negativi al 50%.

Prima di pensare di attivare uno di questi investimenti, che richiede un costo magari anche finanziato e non di fatto sostenuto li per li dall’azienda, è chiaro che bisogna chiedersi se si è pronti (come azienda s’intende!) al passo che esso ci porta a compiere. Se il mantenimento dei consumi di una nuova linea di confezionamento, l’ultimissimo modello di trattrice, o i sensori più innovativi del mercato, hanno dei consumi (mantenimento, assicurazione, manutenzione, ecc) che superano le possibilità dell’azienda in termini di spesa, allora già sappiamo che il nostro investimento diverrà fallimentare. Non vale la pena intraprendere il percorso, ma è forse piuttosto il caso di cominciare a modificare l’assetto aziendale verso la direzione a cui miriamo: riduzione di altri costi non necessari, ottimizzazione di processi produttivi e lavorazioni, ridistribuzione del personale, e quant’altro possa servire a creare potere di spesa.

Non c’è nulla di definitivo e nulla di categorico in una scelta imprenditoriale, è sempre una dolce virata verso l’obiettivo.

Siamo pienamente convinti che ci sia un talento imprenditoriale, un occhio vispo che sa dove guardare (senza distinzione di età e tempo, sia chiaro), ma che debba essere guidato nella migliore prospettiva per poter esprimere il massimo potenziale al momento opportuno.

Tutti possiamo far tutto, ogni idea imprenditoriale può diventare realtà in ogni momento, ma perché sia l’idea giusta è necessario il talento di saper guardare oltre, di vedere l’obiettivo verso cui mirare e saper anche dire no quando quest’obiettivo richiede uno sforzo, una spesa, un impegno che non siamo capaci di sostenere, per scelta, per capacità o per incapacità. Arriveremo in un secondo momento, faremo più passi e non solo uno, perché tutto si può fare, ma le strade sono tante.

In ogni settore c’è il tecnico giusto a darci una mano a capire quando è il momento di dire no, anche se armati di entusiasmo e voglia di fare. E il buon consulente, a modesto nostro parere, è anche quello che sa dire no al proprio cliente.

Siamo chiamati a tutelare gli interessi del cliente, a fornire gli strumenti e i mezzi per virare all’obiettivo senza sbagliare.

Guidati, è meglio.


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Tiziana Procopio

Ciao, sono Agronomo e Auditor, mi occupo di gestione aziendale in ambito agroalimentare, ma anche formazione, qualità e sicurezza.

Chiediti cosa sei chiamato a fare, e poi fallo con passione. Guidati, è meglio. 

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