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12 Febbraio 2022
Biodinamico e agricoltura. Non ci siamo capiti o non abbiamo capito?
Tiziana Procopio
tempo di lettura: 3 min
Nel settore agroalimentare, da ormai diversi anni, si è diffuso il concetto di “agricoltura biodinamica”. Alla comparsa del “biologico”, i più audaci e fedeli alle buone pratiche agricole della tradizione hanno voluto aprire un varco verso questa novità di pensiero.
Oggi, sono diverse le aziende agricole che hanno scelto di convertirsi al BIO e per buona parte delle produzioni agricole, non ci sentiamo di dissentire dalla scelta.
Laddove la tipologia di coltura ha ritmi lenti, caratteristiche di rusticità, in aree prettamente tipiche, riteniamo che la certificazione BIO sia un sigillo a quanto di buono viene effettivamente svolto nel ciclo produttivo della specie.
In altri contesti, con dimensioni aziendali importanti, mercati di riferimento competitivi e produzioni cosiddette di pregio o comunque con cicli produttivi e di accrescimento brevi, non sarebbe quasi mai possibile tutelare la produzione e la coltura con meri metodi biologici, se non in associazione con buone pratiche agricole, prevenzione e controllo.
E il biodinamico?
Se il biologico ha colpito alla radice (parlando di agricoltura!) il convenzionale e l’integrato, il biodinamico sta colpendo in questo periodo anche la comunità scientifica, gli ordini professionali e i tecnici tutti, facendo non poco rumore.
L'agricoltura biodinamica è un insieme di pratiche pseudoscientifiche basate sulla visione spirituale antroposofica del mondo elaborata dal teosofo ed esoterista Rudolf Steiner, da attuarsi durante la produzione agricola, in particolare di prodotti alimentari.
Lo scopo di chi abbraccia questo sistema di credenze vorrebbe essere il raggiungimento di una agricoltura più in equilibrio con l'ecosistema terrestre.
La cosiddetta agricoltura biodinamica incorpora anche alcuni dettami dell'omeopatia e alcune tecniche dell'agricoltura biologica e, con un approccio definito olistico, considera come un unico sistema il suolo e la vita che si sviluppa su di esso.
Questa la definizione più esplicita e completa. Tuttavia, non essendo “scienza” nel senso più stretto, difficile avere una definizione ufficiale della stessa.
Dobbiamo porci a questo punto un quesito importante in merito e riteniamo che farlo sia anche un momento importante di rispetto a chi dell’agricoltura ne fa e ne ha fatto un mestiere, ogni giorno, investendo se stesso, la propria famiglia, capitali e sacrifici, facendo agricoltura e non curandosi di “pseudoscienze”:
Possiamo definire legittimo associare il metodo biodinamico all’agricoltura biologica, convenzionale e integrata?
Possiamo usare il termine agricoltura anche se non ci si avvale di metodo scientifico?
Lo scopo.
Preso atto che il biodinamico è già uno strumento di differenziazione e caratterizzazione di alcuni tra i prodotti più identificativi di molte aziende, che ha già occupato la propria fetta di mercato e creato una propria community di destinazione.
Considerato che non si possono a nostro modesto parere tecnico (ma anche molti nomi dell’informazione scientifica si stanno esponendo sul tema!), mettere sullo stesso piano metodologie di fondamento scientifico con le pseudoscienze della filosofia biodinamica, anche in un’ottica di mera competenza.
L’equiparazione dell’agricoltura biologica con quella biodinamica è stata un’occasione in più per sottolineare le distinzioni tra le parti, ferme restando le differenti nature che le caratterizzano entrambe.
Pertanto, se da un lato, è giusto che possano essere tutelate produzioni con caratteristiche imprescindibili, determinate dal know-how aziendale, piuttosto che dalla fase lunare all’epoca della raccolta, è altrettanto giusto che possano essere tutelate tutte le altre produzioni.
Il fatto.
Il fatto è che la vicinanza della natura animale dell’uomo non ci classifica tutti come talentuosi nella produzione agroalimentare. La capacità di produrre reddito dalla competenza e dall’esperienza, deve essere identificata come professionalità dell’imprenditore agricolo, come capacità di sostentamento a mezzo di essa, al pari di altre professioni e mestieri.
Non è merito delle fasi lunari o della capacità di escludere concimi chimici o organici prodotti da industria, né tanto meno della possibilità di utilizzare agrofarmaci senza impatto sull’ambiente, che caratterizzano la qualità di una produzione agroalimentare.
La tutela dell’agricoltura in generale e della sua base scientifica sono e devono essere esenti da giudizio.
Ferme restando le caratteristiche di bene complementare del sistema ambiente, non possiamo non difendere ciò che è lecito e corretto, nel rispetto e nella tutela dell’ambiente e del territorio, del paesaggio e della sua valorizzazione, nel senso più ampio e in quello più netto del tema.
Rispetto per la terra, vuol dire rispetto del suo funzionamento.