Questo sito web utilizza i cookies per garantire all'utente la migliore esperienza possibile quando visita il sito web. L'utente è invitato a prendere visione della Privacy Policy per maggiori informazioni in merito. Facendo clic su "Accetto", l'utente accetta l'uso dei cookies non essenziali
IgnoraAccetto
26 Ottobre 2024
C'era scritto. Zona FAO.
Tiziana Procopio
tempo di lettura: 4 min
Pochi sanno cosa sia la FAO, e
ancora di meno sono coloro che conoscono le Zone FAO.
Di che parliamo? Food and
Agriculture Organization of the United Nation (F.A.O.), un istituto delle
Nazioni Unite che ha lo scopo di far crescere i livelli di nutrizione,
aumentare la produttività agricola, migliorare la vita delle popolazioni rurali
e contribuire alla crescita economica mondiale nel territorio. Ne consegue che
le Zone FAO sono appunto le aree geografiche definite dallo stesso
istituto.
Quante e quali sono?
Sono costituite da numero e
descrizione, e per le FAO 27 e FAO 37 (quest’ultima è il Mar Mediterraneo),
sono presenti anche delle sottozone e divisioni, per meglio definire l’area di
origine del prodotto pescato.
FAO 18 Mar Artico
FAO 21 Atlantico
nord-occidentale
FAO 27 Atlantico nord-orientale
e Mar Baltico e le sue sotto-zone
FAO 31 Atlantico
centro-occidentale
FAO 34 Atlantico
centro-orientale
FAO 37 Mediterraneo e Mar Nero
e le sue sotto-zone
FAO 41 Atlantico
sud-occidentale
FAO 47 Atlantico sud-orientale
FAO 48-58-88 Oceano Antartico
FAO 51-57 Oceano Indiano
FAO 61-67-71-77-81-87 Oceano
Pacifico
Per cosa si utilizzano?
In particolare, le Zone FAO
vengono utilizzate per la tracciabilità del prodotto ittico, il pesce pescato,
a livello globale. La stessa indicazione della Zona FAO di provenienza del
prodotto commercializzato, deve essere riportata in etichetta: se siamo al
banco di un supermercato della GDO, deve essere indicato anche questo ben
visibile al consumatore, oppure sarà visibile su supporto esterno al banco,
magari per mera riduzione del rischio contaminazione alimentare.
Il primo pensiero che si fa è che
sia funzionale a una richiesta normativa: lo prevede la legge, lo devono fare!
Tuttavia, l’informazione di quale sia la Zona FAO del pesce acquistato, è
un’informazione utile anche al consumatore, ed estremamente esplicativa, se
compresa, del prezzo e quindi del costo del prodotto, delle caratteristiche
della specie (magari diverse da quelle “a noi note”), della stagionalità del
prodotto.
Esiste il pesce di
stagione?!
Ebbene sì, anche il pesce ha una
stagionalità! E soprattutto, a seconda della Zona FAO di provenienza, possiamo
risalire alla filiera alimentare (che altro non è che il percorso che ha fatto
il prodotto dalla produzione delle materie prime, o del pesce stesso, alla
pesca/macellazione, fino al trasporto e poi manipolazione alimentare nel punto
vendita della GDO), che ha portato al nostro acquisto.
Come per ogni tipologia di
prodotto alimentare, non ci passa neanche per un secondo il pensiero di
identificare prodotti di stagione come prodotti di qualità e viceversa, perché
crediamo che un prodotto possa essere un prodotto di qualità sia che esso sia
di stagione, sia che non lo sia, sia che sia un prodotto biologico, sia che
provenga da agricoltura integrata, ciò che conta, è la consapevolezza e la
conoscenza che ci porta a scegliere un prodotto rispetto a un altro.
Ma non divaghiamo…
Se viviamo in Italia (ecco, sì
prendiamo il nostro esempio per semplificare!), la stagionalità a cui fare
riferimento sarà quella del territorio italiano. Questo, ripetiamo, vale sia
per le verdure, che per la frutta, e per il pesce.
La possibilità che abbiamo in
Italia di acquistare prodotto ittico, è ampliata dalla presenza sul territorio
nazionale di diverse produzioni di acquacoltura: molluschi, tonno, trote,
orate, ecc.
E’ chiaro che la presenza di
allevamenti ittici sul territorio, che andranno inevitabilmente ad allevare
specie ittiche richieste dal mercato di riferimento, e locale, consentiranno di
avere disponibilità sul mercato in diverse stagioni: nell’allevamento ittico,
ricordiamolo, vengono condizionate tutte le fasi produttive, l’acqua delle
vasche, in termini di minerali e nutrienti, la temperatura, l’ossigenazione e
la presenza di TUTTI gli elementi essenziali alla vita del pesce
allevato.
Pertanto, avremo un prolungamento
della stagionalità, senza necessario approvvigionamento del prodotto da Paesi
Terzi, più distanti dai punti vendita.
Tuttavia, non sempre l’allevamento
ittico all’attivo ha la capacità di rispondere alla richiesta del mercato,
pertanto si trova in parallelo pesce pescato proveniente però da altri Paesi
che in un momento climatico non favorevole per l’Italia alla sopravvivenza del
pesce, ha invece le perfette condizioni climatiche per pescarlo o allevarlo:
potrà essere una specie leggermente diversa per colore e/o dimensione, ma in
quanto a gusto potrà soddisfare la domanda del consumatore che
l’acquista.
Cosa cambia?
Spostandoci in auto, in aereo, in
treno, a piedi dalla nostra città, per raggiungere un qualsiasi altro luogo,
poco distante o molto distante, noteremo che lo sbalzo di temperatura, umidità,
condizioni di stress e igiene, avranno un andamento altalenante: su e giù, su e
giù…in continuo.
Lo stesso identico stato
altalenante si verificherà nel trasporto di una specie ittica che da una Zona
FAO a un’altra si trasporta con mezzi e veicoli diversi: non è certo lo sbalzo
termico, di temperatura e condizioni igieniche e di stress, tuttavia le probabilità
che si verifichino aumentano all’aumentare dei chilometri e quindi alla durata
del viaggio.
Cosa non cambia?
Non cambia il gusto.
Siamo abituati in Italia a
incontrare ancora in alcune zone di mare, in estate, il pescatore di ritorno
dalla giornata di pesca, verificando con gli occhi la freschezza rappresentata
con la vicinanza del pesce al mare.
Ma non sempre abbiamo possibilità
di avere il pesce appena pescato (e abbattuto, mi raccomando!), e soprattutto
non sempre abbiamo piena consapevolezza di cosa comporti una giornata di pesca
per l’ecosistema mare.
Di tutto il pesce pescato nella
pesca a strascico, secondo dati FAO, ogni anno il 18% delle catture totali sarà
pesce scartato, pari a 230mila tonnellate di pesce.
Con la pesca a strascico vengono
pescate circa 300 specie diverse di pesce.
Conseguentemente, ad ogni pesca a
strascico, corrisponde la perdita, l’impoverimento, lo spopolamento di una
generazione di pesci, che, potenzialmente, avrebbero popolato la Zona FAO di
riferimento, mantenendo l’equilibrio dell’ecosistema con il proprio contributo
nella rete di relazioni tra ambiente marino, specie vegetali e specie animali,
della stessa zona.