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26 Ottobre 2024
C'era scritto. Zona FAO.
Tiziana Procopio
tempo di lettura: 4 min
Pochi sanno cosa sia la FAO, e ancora di meno sono coloro che conoscono le Zone FAO.
Di che parliamo? Food and Agriculture Organization of the United Nation (F.A.O.), un istituto delle Nazioni Unite che ha lo scopo di far crescere i livelli di nutrizione, aumentare la produttività agricola, migliorare la vita delle popolazioni rurali e contribuire alla crescita economica mondiale nel territorio. Ne consegue che le Zone FAO sono appunto le aree geografiche definite dallo stesso istituto.
Quante e quali sono?
Sono costituite da numero e descrizione, e per le FAO 27 e FAO 37 (quest’ultima è il Mar Mediterraneo), sono presenti anche delle sottozone e divisioni, per meglio definire l’area di origine del prodotto pescato.
FAO 18 Mar Artico
FAO 21 Atlantico nord-occidentale
FAO 27 Atlantico nord-orientale e Mar Baltico e le sue sotto-zone
FAO 31 Atlantico centro-occidentale
FAO 34 Atlantico centro-orientale
FAO 37 Mediterraneo e Mar Nero e le sue sotto-zone
FAO 41 Atlantico sud-occidentale
FAO 47 Atlantico sud-orientale
FAO 48-58-88 Oceano Antartico
FAO 51-57 Oceano Indiano
FAO 61-67-71-77-81-87 Oceano Pacifico
Per cosa si utilizzano?
In particolare, le Zone FAO vengono utilizzate per la tracciabilità del prodotto ittico, il pesce pescato, a livello globale. La stessa indicazione della Zona FAO di provenienza del prodotto commercializzato, deve essere riportata in etichetta: se siamo al banco di un supermercato della GDO, deve essere indicato anche questo ben visibile al consumatore, oppure sarà visibile su supporto esterno al banco, magari per mera riduzione del rischio contaminazione alimentare.
Il primo pensiero che si fa è che sia funzionale a una richiesta normativa: lo prevede la legge, lo devono fare! Tuttavia, l’informazione di quale sia la Zona FAO del pesce acquistato, è un’informazione utile anche al consumatore, ed estremamente esplicativa, se compresa, del prezzo e quindi del costo del prodotto, delle caratteristiche della specie (magari diverse da quelle “a noi note”), della stagionalità del prodotto.
Esiste il pesce di stagione?!
Ebbene sì, anche il pesce ha una stagionalità! E soprattutto, a seconda della Zona FAO di provenienza, possiamo risalire alla filiera alimentare (che altro non è che il percorso che ha fatto il prodotto dalla produzione delle materie prime, o del pesce stesso, alla pesca/macellazione, fino al trasporto e poi manipolazione alimentare nel punto vendita della GDO), che ha portato al nostro acquisto.
Come per ogni tipologia di prodotto alimentare, non ci passa neanche per un secondo il pensiero di identificare prodotti di stagione come prodotti di qualità e viceversa, perché crediamo che un prodotto possa essere un prodotto di qualità sia che esso sia di stagione, sia che non lo sia, sia che sia un prodotto biologico, sia che provenga da agricoltura integrata, ciò che conta, è la consapevolezza e la conoscenza che ci porta a scegliere un prodotto rispetto a un altro.
Ma non divaghiamo…
Se viviamo in Italia (ecco, sì prendiamo il nostro esempio per semplificare!), la stagionalità a cui fare riferimento sarà quella del territorio italiano. Questo, ripetiamo, vale sia per le verdure, che per la frutta, e per il pesce.
La possibilità che abbiamo in Italia di acquistare prodotto ittico, è ampliata dalla presenza sul territorio nazionale di diverse produzioni di acquacoltura: molluschi, tonno, trote, orate, ecc.
E’ chiaro che la presenza di allevamenti ittici sul territorio, che andranno inevitabilmente ad allevare specie ittiche richieste dal mercato di riferimento, e locale, consentiranno di avere disponibilità sul mercato in diverse stagioni: nell’allevamento ittico, ricordiamolo, vengono condizionate tutte le fasi produttive, l’acqua delle vasche, in termini di minerali e nutrienti, la temperatura, l’ossigenazione e la presenza di TUTTI gli elementi essenziali alla vita del pesce allevato.
Pertanto, avremo un prolungamento della stagionalità, senza necessario approvvigionamento del prodotto da Paesi Terzi, più distanti dai punti vendita.
Tuttavia, non sempre l’allevamento ittico all’attivo ha la capacità di rispondere alla richiesta del mercato, pertanto si trova in parallelo pesce pescato proveniente però da altri Paesi che in un momento climatico non favorevole per l’Italia alla sopravvivenza del pesce, ha invece le perfette condizioni climatiche per pescarlo o allevarlo: potrà essere una specie leggermente diversa per colore e/o dimensione, ma in quanto a gusto potrà soddisfare la domanda del consumatore che l’acquista.
Cosa cambia?
Spostandoci in auto, in aereo, in treno, a piedi dalla nostra città, per raggiungere un qualsiasi altro luogo, poco distante o molto distante, noteremo che lo sbalzo di temperatura, umidità, condizioni di stress e igiene, avranno un andamento altalenante: su e giù, su e giù…in continuo.
Lo stesso identico stato altalenante si verificherà nel trasporto di una specie ittica che da una Zona FAO a un’altra si trasporta con mezzi e veicoli diversi: non è certo lo sbalzo termico, di temperatura e condizioni igieniche e di stress, tuttavia le probabilità che si verifichino aumentano all’aumentare dei chilometri e quindi alla durata del viaggio.
Cosa non cambia?
Non cambia il gusto.
Siamo abituati in Italia a incontrare ancora in alcune zone di mare, in estate, il pescatore di ritorno dalla giornata di pesca, verificando con gli occhi la freschezza rappresentata con la vicinanza del pesce al mare.
Ma non sempre abbiamo possibilità di avere il pesce appena pescato (e abbattuto, mi raccomando!), e soprattutto non sempre abbiamo piena consapevolezza di cosa comporti una giornata di pesca per l’ecosistema mare.
Di tutto il pesce pescato nella pesca a strascico, secondo dati FAO, ogni anno il 18% delle catture totali sarà pesce scartato, pari a 230mila tonnellate di pesce.
Con la pesca a strascico vengono pescate circa 300 specie diverse di pesce.
Conseguentemente, ad ogni pesca a strascico, corrisponde la perdita, l’impoverimento, lo spopolamento di una generazione di pesci, che, potenzialmente, avrebbero popolato la Zona FAO di riferimento, mantenendo l’equilibrio dell’ecosistema con il proprio contributo nella rete di relazioni tra ambiente marino, specie vegetali e specie animali, della stessa zona.