1 Aprile 2023

Cibo in laboratorio: troppo presto o tardi?

Tiziana Procopio

tempo di lettura: 2 min

Foto di PublicDomainPictures da Pixabay
È di pochi giorni fa la notizia che il Ministro dell’Agricoltura ha bloccato, con un disegno di legge ad hoc, la produzione di cibo in provetta. 
Dopo aver autorizzato la commercializzazione di prodotti a base di farine di insetti, perché di fatto già nota in altre aree del monto, e alimentazione di certa sicurezza alimentare, il cibo in provetta ha sollevato dubbi.

Sarà sano?

Il quesito più importante è proprio la “certezza” ancora non scientificamente provata, delle qualità positive che questi alimenti possano avere rispetto all’alimentazione umana.

Da una parte la comunità scientifica, che lavora al progetto, favorisce e garantisce che siano anche più sicuri di quelli tradizionali, perché selezionati geneticamente nel dettaglio da poter scegliere solo le parti qualitativamente migliori, soprattutto dal punto di vista nutrizionale e organolettico.

Dall’altra la preoccupazione del metodo: la selezione genetica così spinta verso una duplicazione molecolare di fatto totalmente libera, lascia non poche perplessità. Etiche e non.

Ma è necessario?

L’altra domanda che ci si pone è proprio sulla “necessità” di costruire in laboratorio il cibo e non utilizzare quanto prodotto tradizionalmente così com’è.

Di fatto la necessità viene dalla esigenza di accontentare una platea sempre più vasta di consumatori vegani e vegetariani, celiaci e intolleranti, che in molti casi ha scelto di fare una selezione delle proteine di cui nutrirsi, dall’altra si vede costretta a non poter fare a meno di selezionare.

E l’innovazione scientifica?

Non si può però ignorare anche l’innovazione scientifica di questo traguardo. La possibilità di riprodurre in laboratorio cibo, garantisce forse il sostentamento della specie, favorisce anche il supporto agli individui più delicati dal punto di vista alimentare, tutela tutti e crediamo non offuschi di certo le produzioni tradizionali, per quanto invece alcuni lamentino la ridondante questione “Tutela delle tradizioni”.

Siamo pur sempre davanti a un’innovazione scientifica. E va portata avanti con cautela (sì perché la capacità di replicare molecole e DNA in laboratorio, lasciatevi dire che da tecnici competenti, spaventa, perché futuristica eppure così odierna!), ma va pur sempre gestita per poter essere applicata.

A chi teme la competizione con “La Tradizione” consigliamo di rafforzare e innovare nel modernizzare anche quella, perché le tradizioni evolvono, cambiano, si creano nel tempo, e anche la nostra di generazione ha bisogno di lasciare la sua impronta.

Come tutte le scelte personali, poi, che ognuno sia libero di scegliere se nutrirsi di grilli, insetti, bovini, ortaggi, o alimenti sintetici… siamo sicuri che le scelte del singolo, per la propria sfera personale, che sia alimentazione, che sia attrazione fisica, non possano intaccare né condizionale le scelte del prossimo.

La libertà va condivisa.

Con prudenza e conoscenza, si deve accogliere l’innovazione.

Guidati, è meglio.


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Tiziana Procopio

Ciao, sono Agronomo e Auditor, mi occupo di gestione aziendale in ambito agroalimentare, ma anche formazione, qualità e sicurezza.

Chiediti cosa sei chiamato a fare, e poi fallo con passione. Guidati, è meglio. 

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