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1 Aprile 2023
Cibo in laboratorio: troppo presto o tardi?
Tiziana Procopio
tempo di lettura: 2 min
È di pochi giorni fa la notizia
che il Ministro dell’Agricoltura ha bloccato, con un disegno di legge ad hoc,
la produzione di cibo in provetta.
Dopo aver autorizzato la
commercializzazione di prodotti a base di farine di insetti, perché di fatto
già nota in altre aree del monto, e alimentazione di certa sicurezza
alimentare, il cibo in provetta ha sollevato dubbi.
Sarà sano?
Il quesito più importante è
proprio la “certezza” ancora non scientificamente provata, delle qualità
positive che questi alimenti possano avere rispetto all’alimentazione umana.
Da una parte la comunità
scientifica, che lavora al progetto, favorisce e garantisce che siano anche più
sicuri di quelli tradizionali, perché selezionati geneticamente nel dettaglio
da poter scegliere solo le parti qualitativamente migliori, soprattutto dal
punto di vista nutrizionale e organolettico.
Dall’altra la preoccupazione del
metodo: la selezione genetica così spinta verso una duplicazione molecolare di
fatto totalmente libera, lascia non poche perplessità. Etiche e non.
Ma è necessario?
L’altra domanda che ci si pone è
proprio sulla “necessità” di costruire in laboratorio il cibo e non utilizzare
quanto prodotto tradizionalmente così com’è.
Di fatto la necessità viene dalla
esigenza di accontentare una platea sempre più vasta di consumatori vegani e
vegetariani, celiaci e intolleranti, che in molti casi ha scelto di fare una
selezione delle proteine di cui nutrirsi, dall’altra si vede costretta a non
poter fare a meno di selezionare.
E l’innovazione scientifica?
Non si può però ignorare anche
l’innovazione scientifica di questo traguardo. La possibilità di riprodurre in
laboratorio cibo, garantisce forse il sostentamento della specie, favorisce
anche il supporto agli individui più delicati dal punto di vista alimentare,
tutela tutti e crediamo non offuschi di certo le produzioni tradizionali, per
quanto invece alcuni lamentino la ridondante questione “Tutela delle
tradizioni”.
Siamo pur sempre davanti a
un’innovazione scientifica. E va portata avanti con cautela (sì perché la
capacità di replicare molecole e DNA in laboratorio, lasciatevi dire che da
tecnici competenti, spaventa, perché futuristica eppure così odierna!), ma va
pur sempre gestita per poter essere applicata.
A chi teme la competizione con
“La Tradizione” consigliamo di rafforzare e innovare nel modernizzare anche
quella, perché le tradizioni evolvono, cambiano, si creano nel tempo, e anche
la nostra di generazione ha bisogno di lasciare la sua impronta.
Come tutte le scelte personali,
poi, che ognuno sia libero di scegliere se nutrirsi di grilli, insetti, bovini,
ortaggi, o alimenti sintetici… siamo sicuri che le scelte del singolo, per la
propria sfera personale, che sia alimentazione, che sia attrazione fisica, non
possano intaccare né condizionale le scelte del prossimo.
La libertà va condivisa.
Con prudenza e conoscenza, si
deve accogliere l’innovazione.