11 Ottobre 2025

Cibo sicuro?

Tiziana Procopio

tempo di lettura: 2 min

Foto di nrd su Unsplash
Raccogliendo informazioni sul web, mi sono imbattuta in un post di una rivista di settore che risponde sinteticamente alle tante domande che anche a me, nelle aziende e in formazione, mi vengono poste.

Esiste una pagina del Ministero della Salute che riporta tutti i ritiri e richiami di prodotti effettuati da NAS e Asl presso le aziende nazionali: una sorta di lista con tutta la documentazione necessaria e ufficiale, affinché chiunque di noi possa conoscere ed essere informato in caso di conseguenze alla consumazione di un prodotto contaminato, oppure anche solo per prevenzione personale. È una pagina aggiornata quotidianamente dal Ministero, proprio perché è importantissimo avvisare e informare il consumatore nel caso in cui si rilevi una NC (non conformità) grave e tale da impattare sulla salute pubblica.

Andando a consultare la pagina, salta subito all’occhio la mole di controlli che vengono fatti (e badate bene, lì si leggono solo quelli con esito negativo, ma ce ne sono molti altri!), da NAS e Asl, per verificare la conformità dei prodotti alimentari che consumiamo.

Alla vista di tutti i ritiri di prodotto, viene da pensare quanti siano i prodotti NC che rischiamo di acquistare, ma non consideriamo, in questo modo, la mole di persone che ogni giorno controlla i nostri prodotti più e più volte. È quello il vero valore.

Tuttavia, rimane molto più impressa la notizia di una, dieci, cento contaminazioni di Botulino (batterio patogeno presente in prodotti di origine animale), tanto da farci supporre che la sicurezza non sia al primo posto nel nostro sistema produttivo alimentare.

Ma andiamo ai numeri.

L’EFSA (European Food Safety Authority) ha campionato più di 110mila prodotti ortofrutticoli in un anno, in tutta Europa, riportando il 96% di esiti negativi (prodotti conformi). In Italia, la percentuale è salita al 99% di campioni risultati regolari.

Anche nei prodotti di origine animale, carne fresca e latte, non sono stati rilevati ormoni (di cui è vietato l’utilizzo in Europa). Altri assenti anche gli antibiotici (rilevati solo per lo 0,11% di non in regola), con un utilizzo verificato in continua riduzione.

Tutti i controlli svolti a livello europeo devono essere considerati come “rafforzati” se si considera il sistema Italia: siamo il Paese europeo con il maggior livello di controllo sui prodotti agroalimentari e, non a caso, siamo anche la patria del cibo.

E chi fa i controlli in Italia?

Il Ministero della Salute: coordina e definisce i vari piani di controllo, con referente tecnico-scientifico l’Istituto Superiore di Sanità.

Le Asl (Aziende Sanitarie Locali): lavorano sul territorio, controllando i prodotti all’origine.

Gli Istituti Zooprofilattici: effettuano analisi dei campioni e accertamenti sanitari.

I NAS (Nucleo Antisofisticazione e Sanità): intervengono per controllare e verificare tutta la filiera produttiva.

Allora come mai si rilevano tutti questi casi di contaminazione?

Proprio perché in Italia abbiamo alti numeri quando si parla di campionamento, ispezione e verifica delle aziende, dei prodotti. Tutto sempre a tutela del consumatore e nel rispetto di regole comuni che possano consentire un impatto positivo nella vita di ogni consumatore, non altro.

Lo sapevi?

Guidati, è meglio.


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Tiziana Procopio

Ciao, sono Agronomo e Auditor, mi occupo di gestione aziendale in ambito agroalimentare, ma anche formazione, qualità e sicurezza.

Chiediti cosa sei chiamato a fare, e poi fallo con passione. Guidati, è meglio. 

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