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4 Marzo 2023
Fattore
ambientale n°2: l’acqua.
Tiziana Procopio
tempo di lettura: 3 min
In uno dei
precedenti articoli, abbiamo già accennato a come sia importante il controllo
dei fattori ambientali che favoriscono la vita dei microrganismi presenti
sull’alimento: questo ci consente di utilizzare gli stessi fattori, al
contrario, invertendo le condizioni ottimali di vita e riproduzione, a loro
svantaggio.
Quale fattore?
Il secondo
fattore di cui parleremo, è proprio l’acqua.
Tutti gli
alimenti, infatti, sono costituiti in grande o piccola parte d’acqua. La
presenza dell’acqua all’interno dell’alimento diviene “il veicolo” per lo
spostamento e la riproduzione dei microrganismi presenti.
Nell’acqua
i microrganismi si muovono
Nell’acqua
i microrganismi vivono
Nell’acqua
i microrganismi si riproducono
Del resto, è un
po' come l’origine della nostra specie, partendo da semplici microrganismi,
attraverso l’acqua, siamo arrivati all’essere umano, e così anche
all’evoluzione delle altre specie.
Come
controllarla?
L’assenza di
microrganismi all’interno di un alimento conferisce ad esso la capacità di
conservarsi nel tempo, in perfette condizioni. Nelle stesse condizioni!
Soprattutto per caratteristiche organolettiche, aspetto e salubrità.
La presenza di
acqua all’interno dell’alimento comporta un costante rischio di contaminazione
e maturazione dell’alimento sino a senescenza e marcescenza: alimento non più
commestibile, alterazione delle caratteristiche intrinseche dello stesso.
La riduzione dell’acqua
all’interno dell’alimento consente di mantenere lo stesso in condizioni
ottimali: aspetto, caratteristiche organolettiche, salubrità.
È uno dei più
antichi metodi di conservazione utilizzati da sempre.
Tramite
alterazione della temperatura possiamo riscaldare o congelare le
particelle di acqua contenute nell’alimento.
Quanti sono i metodi?
Riscaldando
l’acqua, possiamo far si che essa si allontani dall’alimento per effetto del
cambio di stato fisico: da liquido a gassoso.
L’acqua, con
l’aumentare della temperatura, evapora fino a consentirci di essiccare
completamente l’alimento.
La cottura
dell’alimento, porta all’abbattimento dei microrganismi presenti su di esso: la
temperatura a cui tutti i microrganismi è di 75°C, pertanto da questa
temperatura a salire, saremo sicuri di aver allontanato anche una buona
componente di acqua (l’acqua evapora a 100°C, pertanto da questa temperatura in
su, avremo certezza di estrarre completamente l’acqua al suo interno).
Questo metodo,
per esempio, viene utilizzato per il latte a lunga conservazione: pastorizzato,
sterilizzato; il latte viene portato a temperature di 120°C per più o meno
tempo, fino alla parziale o completa distruzione dei microrganismi presenti al
suo interno.
Altro metodo è la
liofilizzazione, in cui viene estratta totalmente la quantità d’acqua
presente, al punto da dover essere reidratato l’alimento prima di poter essere
utilizzato; a volte si prevede anche l’utilizzo di additivi per prolungare la
conservazione in sicurezza dell’alimento.
Vale anche se
abbassiamo la temperatura?
Anche il
raffreddamento dell’alimento porta ad una inibizione, blocco, morte dei
microrganismi presenti all’interno dell’alimento.
Esistono infatti
diverse tipologie di microrganismo, e alcune di esse necessitano di ossigeno
per poter vivere e riprodursi (aerobi): abbassando la temperatura fino ad un
cambio di stato da liquido a solido dell’acqua, si assiste alla trasformazione
della struttura dell’acqua, sino al blocco delle molecole in essa contenute,
non più facilmente reperibili dai microrganismi per la loro vita e
riproduzione.
Tramite congelamento,
surgelamento e abbattimento, possiamo abbassare la temperatura a -12°C e -18°C
in più o meno tempo, e mantenerla per più o meno tempo a seconda delle esigenze
di conservazione del caso.
Ma attenzione in
questo caso al momento dell’utilizzo!
Con i metodi di
congelamento e surgelamento, la struttura delle particelle, come detto, si
altera, pertanto, quando andiamo a scongelare il prodotto…DOBBIAMO FARLO NEL
MINOR TEMPO POSSIBILE!
Questo farà si
che le catene proteiche e le caratteristiche nutritive e organolettiche
dell’alimento non abbiano il tempo di disgregarsi e/o disperdersi nell’acqua di
scongelamento, ma rimarranno esattamente come al momento iniziale.
Pertanto, MAI
scongelare a temperatura ambiente per ore… è l’ambiente perfetto per la
proliferazione dei microrganismi (20-25°C!!!), nonché la presenza di acqua di
scongelamento per un’esposizione di più ore alla temperatura ottimale è il set
perfetto per una invasione di microrganismi!!!
Quindi,
MICROONDE!!
Shock termico
breve, tempi ristretti di scongelamento, caratteristiche organolettiche
inalterate.