28 Agosto 2021

Mi hanno chiesto, vi rispondo. La soluzione.

Tiziana Procopio

tempo di lettura: 2 min

Foto di mohamed Hassan da Pixabay
Quando un cliente sceglie di rivolgersi ad un professionista, ci possono essere due motivazioni: migliorarsi o risolvere un problema. Nella maggior parte dei casi si parte dal secondo motivo per poi incanalarsi in un percorso di miglioramento, avendo appunto riscontrato dei vantaggi nella risoluzione di un problema.

La capacità di entrare nel pensiero del cliente, conoscere la sua realtà “azienda”, è cosa che richiede grandi capacità di osservazione e ascolto. Non sempre ci viene detto tutto quello che c’è da sapere riguardo al problema da risolvere, per timore di un giudizio o più semplicemente perché non si conoscono effettivamente tutte le cause del problema. Questo non denota incapacità imprenditoriale o non conoscenza della propria azienda, in cui sono tanti gli aspetti che si sviluppano e si accumulano portando a un “errore”. Semplicemente trovandosi connessi, al personale, al sistema produttivo, al management e alla direzione, al pari di un chirurgo alle prese con una diagnosi, è necessario fermarsi a sviscerare tutto, fino a trovare la soluzione.

È, probabilmente, banale sottolineare il fatto che si chieda proprio al professionista la soluzione (altrimenti perché chiamarlo?!), eppure a volte e a seconda della tipologia produttiva, sono i tempi a dettare legge rispetto all’obiettivo.

Mi spiego meglio.

Un problema da risolvere può essere radicato nel modus operandi dell’azienda e che non si riconosca nemmeno come errore, se non nel momento in cui un occhio esterno può constatarlo e rilevarlo (un fornitore, un cliente dell’azienda, un altro professionista, ecc). In questi casi, ciò che viene richiesto è appunto nel lungo periodo, con il giusto tempo di osservazione e approfondimento, ma non mai troppo rispetto alle attese del cliente.

Altro caso in cui un problema si verifica nel corso della consulenza e viene, pertanto, sottoposto al professionista in corso d’opera. Il tempo di risposta (e non una risposta lasciata al caso, ma quella giusta) si riduce drasticamente, perché il cliente si fida del professionista, si aspetta dalla sua competenza (non esperienza, necessariamente!) di poter risolvere un problema ora che si è creato.

In buona sostanza, in entrambi i casi, siamo chiamati a rispondere al cliente con delle soluzioni efficaci nel breve e nel brevissimo periodo, al pari di un chirurgo in pronto soccorso.

La funzione reale e più confacente alla figura del professionista è proprio quella risolutiva.

Il professionista può risolvere qualsiasi problema rispetto al proprio settore di competenza, perché sa dove guardare, sa come comunicare, ma sa soprattutto mettere insieme tutti gli indizi per proporre soluzioni compatibili con le esigenze aziendali.

Questo, a volte, può non realizzarsi per semplice incompatibilità tra le parti, non diviene questione di competenza o professionalità.

Alla base di tutte le collaborazioni e relazioni, rimane il fatto che siamo persone che interagiscono con altre persone. Può funzionare, come può disfunzionare.

Questione di empatia (o simpatia?!).

In ogni caso, fidatevi. Guidati, è meglio.


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Tiziana Procopio

Ciao, sono Agronomo e Auditor, mi occupo di gestione aziendale in ambito agroalimentare, ma anche formazione, qualità e sicurezza.

Chiediti cosa sei chiamato a fare, e poi fallo con passione. Guidati, è meglio. 

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