8 Maggio 2021

Più trasparenza per il consumatore: cosa deve e può essere scritto in etichetta.

Tiziana Procopio

tempo di lettura: 3 min

Foto di Malgorzata Bujalska su Unsplash
Quando si parla di alimentazione, per noi millennials, ecco che ci si imbatte in una discussione di sicuro accesa. Le opinioni sono disparate, i gusti anche, ma la cosa che accomuna tutti è la scelta etica che tutto muove e da cui tutto si succede di conseguenza.
Siamo in effetti la popolazione del Vegan ok, Gluten free, e con il nuovo anno stiamo approdando anche al Nickel tested. Cosa sono?

Certificazioni di prodotto, ovvero strumenti di monitoraggio e controllo delle caratteristiche intrinseche del prodotto, commercializzato poi con il marchio che meglio riassume le suddette qualità. Va detto tuttavia, che sono strumenti volontari, ovvero scelti dal produttore per aggiungere qualità al proprio prodotto, per autoregolarsi, e per arrivare in maniera più semplice e diretta al Nuovo consumatore.

Ma affianco a questi strumenti se vogliamo innovativi, recenti, esiste tutta una serie di altri strumenti stabiliti per legge, pertanto obbligatori, che già consentono anche al Nuovo consumatore, di avere chiare tutte le informazioni ad esso utili per scegliere il prodotto da consumare. Ma andiamo per gradi.

La tutela del consumatore.

Ciò da cui tutto ha avuto origine, da cui è partito il sistema di rintracciabilità della filiera produttiva e della tracciabilità delle fasi di produzione (a seconda del senso di marcia: rispettivamente la prima verso il produttore dal consumatore e la seconda dal produttore verso il consumatore), è da rifarsi alla costituzione della Comunità Economica Europea (CEE), quando già nell’89 diveniva importante consentire la libera circolazione delle merci in tutto il territorio europeo, ma garantendo anche le possibilità di controllo della stessa tramite normativa comune di riferimento

D.Lgs. 27 gennaio 1992, n. 109: Attuazione delle direttive (CEE) n. 395/89 e (CEE) n. 396/89, concernenti l'etichettatura, la presentazione e la pubblicità dei prodotti alimentari.

Il controllo della circolazione delle merci, l’utilizzo di un sistema di commercializzazione unito, ha favorito la disponibilità di prodotti agroalimentari a tutti i Paesi, nel medesimo momento, seppur non produttori del prodotto, grazie all’importazione da Paesi vicini. Non è del tutto negativo immaginare questa possibilità, anzi, ha consentito la crescita e il progresso di molte Aziende italiane verso profitti maggiori, per la disponibilità delle materie prime e la facilità di scambi commerciali con i fornitori. Come succede tuttavia nel mercato agroalimentare, chi dirige l’andamento, è molto spesso il Nuovo consumatore. Perché Nuovo? Beh, perché dall’inizio del Secolo scorso, il consumatore è cambiato. La generazione di noi millennials, è una generazione informata, curiosa, attenta all’ambienta, alla nostra impronta ambientale sul Pianeta, perchè abbiamo vissuto l’epoca successiva a quella del Vecchio consumatore, in cui la scoperta della chimica, lo sviluppo industriale, il picco di ricchezza economica, culturale, lavorativa, in termini sociali, ha radicato una superficialità nel quotidiano, che ha bendata gli occhi di tutti che “non volendo” ha trascurato od omesso di occuparsi anche del lato negativo che tutto quel progresso repentino avrebbe poi scatenato di conseguenza. Il Vecchio consumatore finge di non sapere, il Nuovo consumatore vuole sapere.

E allora che, dinanzi ai Nuovi consumatori, a un momento di chiara scelta di cambiamento, anche solo in termini commerciali, di unità continentale, ha iniziato a delinearsi un sistema di tutela della qualità e della salute nell’agroalimentare.

Etichettatura dei prodotti.

L’ etichettatura dei prodotti, nella sua accessione più Basic consente con poche indicazioni, ma obbligatorie, di divenire “foglietto illustrativo” del prodotto che accompagna.

A seconda della tipologia di prodotto, le indicazioni apposte in etichetta, e quindi obbligatorie per legge, sono differenti, perchè ogni categoria di prodotto comporta dei rischi e delle caratteristiche specifiche: prodotti vegetali, prodotti animali, prodotti trasformarti, prodotti con lievitazione, prodotti con allergeni, ecc.; tutte le indicazioni obbligatorie sono dettagliatamente indicate nel Regolamento (CE) 1169/2011, per quanto riguarda le modalità di applicazione della legge all’ambito di utilizzo, il prodotto.

Ma, continuando nel dettaglio, cosa deve e può essere utile leggere per il Nuovo consumatore in etichetta? Tralasciando per un attimo la tipologia di prodotto e le differenze intrinseche, le voci più importanti, per TUTTI i prodotti, e che seppur banali quasi l’80% dei consumatori, non legge, attento solo a marca e prezzo, sono:

data di scadenza o di produzione nel caso di prodotti freschi, origine del prodotto e ingredienti

. Perchè sono già sufficienti queste tre indicazioni, ora lo spieghiamo:

1) Data di scadenza o di produzione: ci consente di quantificare la shafe life del prodotto, in perfette condizioni di salubrità alimentare; so quanto tempo ho per consumare un prodotto alle massime condizioni di salubrità e gusto.

2) Origine del prodotto: ci consente di sapere quanto fresco possa essere il prodotto acquistato, o quanto viaggio abbia dovuto affrontare; posso anche intuire quanto possa essere stato “trattato” o meno per poter mantenere le caratteristiche di salubrità e gusto, in un viaggio attraverso l’oceano o soltanto da una regione italiana a quella accanto.

3) Ingredienti: ci consente di conoscere le materie prime con cui è stato prodotto; si può riconoscere prodotti verso cui siamo particolarmente intolleranti, o allergici, possiamo riconoscere anche da questa lista altre caratteristiche rispetto alla salubrità e qualità del prodotto stesso.

Queste sono le indicazioni che secondo noi non devono mai essere trascurate, quando si acquista un prodotto, ma tra le tante altre caratteristiche obbligatorie, e importanti per tutelare tutti noi consumatori, ci sono anche queste al link che ci suggerisce lo stesso Ministero della Salute, per la tutela della salute dei consumatori, in ambito alimentare.

Marchi e certificazioni.

Archiviato il discorso informazioni obbligatorie, passiamo a quelle volontarie ed accessorie, che possono quindi essere o meno presenti sulla confezione, a discrezione del produttore.

Si chiamano Marchi (DOP, IGP, ICGT, DOC, DOCG, ecc) quelle indicazioni rappresentate da una sigla a garanzia di una filiera produttiva di pregio, regolamentata da specifico disciplinare, sottoposta a regolare controllo dagli OSA (Operatore Settore Alimentare), al fine di garantirne caratteristiche qualitative ben riconoscibili in uno specifico gusto, e la salubrità di una filiera produttiva collaudata e garantita anche per la salubrità alimentare.

Si definiscono Certificazioni di sistema o di prodotto (Vegan OK, BIO, Nickel Tested, UNI EN ISO, Global Gap, BRC, ecc.), quei sistemi di autocontrollo in aggiunta a quello previsto per legge (Autocontrollo HACCP, già garante della salubrità alimentare se opportunamente applicato), atti a favorire il mantenimento delle caratteristiche di qualità e salubrità del prodotto stesso, per precise specifiche etiche, come il metodo produttivo, o l’attenzione all’impatto ambientale.

L’informazione in entrambi i casi, viene trasmessa al consumatore tramite indicazione con logo distinguibile sulla confezione, solo se la certificazione si riferisce al prodotto, utilizzata quindi anche e specificatamente come strumento di comunicazione tra l’Azienda produttrice e il consumatore. Non possono essere visibili sul prodotto invece, certificazioni di sistema, che si riferiscono invece alla metodologia applicata nella produzione del prodotto, se non su altro materiale di informazione e comunicazione (sito, depliant, opuscoli, ecc) dell’Azienda.

Trasparenza.

Come per tutti i prodotti del mercato, chi determina la curva di andamento, anche e soprattutto nel caso dell’agroalimentare, è il Nuovo consumatore: che vuole conoscere e sapere.

La trasparenza diviene oggi, oltre alla specifica esigenza di tutela della salubrità del prodotto, anche informazione essenziale per il consumatore nella scelta del proprio paniere di prodotti. Seppure sia ancora il 20% dei consumatori una piccola cifra rispetto al totale, abbiamo il dovere di pretendere la conoscenza più ampia di ciò che acquistiamo, non per occultare il male, ma per scegliere consapevolmente.

La cultura alimentare, al pari della cultura intellettuale, merita tempo.

Per quanto banale sia, Mens sana, in corpore sano, sempre!


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Tiziana Procopio

Ciao, sono Agronomo e Auditor, mi occupo di gestione aziendale in ambito agroalimentare, ma anche formazione, qualità e sicurezza.

Chiediti cosa sei chiamato a fare, e poi fallo con passione. Guidati, è meglio. 

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