Questo sito web utilizza i cookies per garantire all'utente la migliore esperienza possibile quando visita il sito web. L'utente è invitato a prendere visione della Privacy Policy per maggiori informazioni in merito. Facendo clic su "Accetto", l'utente accetta l'uso dei cookies non essenziali
IgnoraAccetto
8 Maggio 2021
Più trasparenza per il consumatore: cosa deve e può essere
scritto in etichetta.
Tiziana Procopio
tempo di lettura: 3 min
Quando si parla di
alimentazione, per noi millennials, ecco che ci si imbatte in una discussione
di sicuro accesa. Le opinioni sono disparate, i gusti anche, ma la cosa che
accomuna tutti è la scelta etica che tutto muove e da cui tutto si succede di
conseguenza.
Siamo in effetti la
popolazione del Vegan ok, Gluten free, e con il nuovo anno stiamo
approdando anche al Nickel tested.
Cosa sono?
Certificazioni
di prodotto, ovvero strumenti di
monitoraggio e controllo delle caratteristiche intrinseche del prodotto,
commercializzato poi con il marchio che meglio riassume le suddette
qualità. Va
detto tuttavia, che sono strumenti volontari, ovvero scelti dal
produttore per
aggiungere qualità al proprio prodotto, per autoregolarsi, e per
arrivare in maniera più semplice e diretta al Nuovo consumatore.
Ma affianco a questi strumenti
se vogliamo innovativi, recenti, esiste tutta una serie di altri strumenti
stabiliti per legge, pertanto obbligatori, che già consentono anche al Nuovo
consumatore, di avere chiare tutte le informazioni ad esso utili per scegliere
il prodotto da consumare. Ma andiamo per gradi.
La tutela del
consumatore.
Ciò da cui tutto ha
avuto origine, da cui è partito il sistema di rintracciabilità della filiera
produttiva e della tracciabilità delle fasi di produzione (a seconda del senso
di marcia: rispettivamente la prima verso il produttore dal consumatore e la seconda
dal produttore verso il consumatore), è da rifarsi alla costituzione della
Comunità Economica Europea (CEE), quando già nell’89 diveniva importante
consentire la libera circolazione delle merci in tutto il territorio europeo,
ma garantendo anche le possibilità di controllo della stessa tramite normativa
comune di riferimento
D.Lgs. 27 gennaio
1992, n. 109: Attuazione delle direttive (CEE) n. 395/89 e (CEE) n. 396/89,
concernenti l'etichettatura, la presentazione e la pubblicità dei prodotti
alimentari.
Il controllo della circolazione delle merci,
l’utilizzo di un sistema di commercializzazione unito, ha favorito la
disponibilità di prodotti agroalimentari a tutti i Paesi, nel medesimo momento,
seppur non produttori del prodotto, grazie all’importazione da Paesi vicini.
Non è del tutto negativo immaginare questa possibilità, anzi, ha consentito la
crescita e il progresso di molte Aziende italiane verso profitti maggiori, per
la disponibilità delle materie prime e la facilità di scambi commerciali con i
fornitori. Come succede tuttavia nel mercato agroalimentare, chi dirige
l’andamento, è molto spesso il Nuovo consumatore. Perché Nuovo? Beh, perché
dall’inizio del Secolo scorso, il consumatore è cambiato. La generazione di noi
millennials, è una generazione informata, curiosa, attenta all’ambienta, alla
nostra impronta ambientale sul Pianeta, perchè abbiamo vissuto l’epoca
successiva a quella del Vecchio consumatore, in cui la scoperta della chimica,
lo sviluppo industriale, il picco di ricchezza economica, culturale,
lavorativa, in termini sociali, ha radicato una superficialità nel quotidiano,
che ha bendata gli occhi di tutti che “non volendo” ha trascurato od omesso di
occuparsi anche del lato negativo che tutto quel progresso repentino avrebbe poi
scatenato di conseguenza. Il Vecchio consumatore finge
di non sapere, il Nuovo consumatore vuole sapere.
E allora che, dinanzi ai Nuovi
consumatori, a un momento di chiara scelta di cambiamento, anche solo in
termini commerciali, di unità continentale, ha iniziato a delinearsi un sistema
di tutela della qualità e della salute nell’agroalimentare.
Etichettatura
dei prodotti.
L’ etichettatura dei prodotti,
nella sua accessione più Basic consente con poche indicazioni, ma obbligatorie,
di divenire “foglietto illustrativo” del prodotto che accompagna.
A seconda della tipologia di
prodotto, le indicazioni apposte in etichetta, e quindi obbligatorie per legge,
sono differenti, perchè ogni categoria di prodotto comporta dei rischi e delle
caratteristiche specifiche: prodotti vegetali, prodotti animali, prodotti
trasformarti, prodotti con lievitazione, prodotti con allergeni, ecc.; tutte le
indicazioni obbligatorie sono dettagliatamente indicate nel Regolamento (CE) 1169/2011, per quanto
riguarda le modalità di applicazione della legge all’ambito di utilizzo, il
prodotto.
Ma, continuando nel
dettaglio, cosa deve e può essere utile leggere per il Nuovo consumatore in
etichetta? Tralasciando per un attimo la tipologia di prodotto e le differenze
intrinseche, le voci più importanti, per TUTTI i prodotti, e che seppur banali
quasi l’80% dei consumatori, non legge, attento solo a marca e prezzo, sono:
data di scadenza o di produzione nel caso di
prodotti freschi, origine del prodotto e ingredienti
. Perchè sono già
sufficienti queste tre indicazioni, ora lo spieghiamo:
1) Data di scadenza o di
produzione: ci consente di quantificare
la shafe life del prodotto, in perfette condizioni di salubrità alimentare; so
quanto tempo ho per consumare un prodotto alle massime condizioni di salubrità
e gusto.
2) Origine del prodotto: ci consente di sapere quanto fresco possa essere il prodotto
acquistato, o quanto viaggio abbia dovuto affrontare; posso anche intuire
quanto possa essere stato “trattato” o meno per poter mantenere le
caratteristiche di salubrità e gusto, in un viaggio attraverso l’oceano o
soltanto da una regione italiana a quella accanto.
3) Ingredienti: ci consente di conoscere le materie prime con cui è stato
prodotto; si può riconoscere prodotti verso cui siamo particolarmente
intolleranti, o allergici, possiamo riconoscere anche da questa lista altre
caratteristiche rispetto alla salubrità e qualità del prodotto stesso.
Queste sono le indicazioni che secondo noi non devono
mai essere trascurate, quando si acquista un prodotto, ma tra le tante altre
caratteristiche obbligatorie, e importanti per tutelare tutti noi consumatori,
ci sono anche queste al link che ci suggerisce
lo stesso Ministero della Salute, per la tutela della salute dei consumatori,
in ambito alimentare.
Marchi e
certificazioni.
Archiviato il discorso
informazioni obbligatorie, passiamo a quelle volontarie ed accessorie, che
possono quindi essere o meno presenti sulla confezione, a discrezione del
produttore.
Si chiamano Marchi (DOP, IGP, ICGT, DOC, DOCG, ecc) quelle
indicazioni rappresentate da una sigla a garanzia di una filiera produttiva di
pregio, regolamentata da specifico disciplinare, sottoposta a regolare
controllo dagli OSA (Operatore Settore
Alimentare), al fine di garantirne caratteristiche qualitative ben
riconoscibili in uno specifico gusto, e la salubrità di una filiera produttiva
collaudata e garantita anche per la salubrità alimentare.
Si definiscono
Certificazioni di sistema o di prodotto (Vegan
OK, BIO, Nickel Tested, UNI EN ISO, Global Gap, BRC, ecc.), quei sistemi di
autocontrollo in aggiunta a quello previsto per legge (Autocontrollo HACCP, già garante della salubrità alimentare se
opportunamente applicato), atti a favorire il mantenimento delle
caratteristiche di qualità e salubrità del prodotto stesso, per precise specifiche etiche, come il metodo produttivo,
o l’attenzione all’impatto ambientale.
L’informazione in entrambi i casi, viene trasmessa al
consumatore tramite indicazione con logo distinguibile sulla confezione, solo
se la certificazione si riferisce al prodotto, utilizzata quindi anche e
specificatamente come strumento di comunicazione tra l’Azienda produttrice e il
consumatore. Non possono essere visibili sul prodotto invece, certificazioni di
sistema, che si riferiscono invece alla metodologia applicata nella produzione
del prodotto, se non su altro materiale di informazione e comunicazione (sito,
depliant, opuscoli, ecc) dell’Azienda.
Trasparenza.
Come per tutti i
prodotti del mercato, chi determina la curva di andamento, anche e soprattutto
nel caso dell’agroalimentare, è il Nuovo consumatore: che vuole conoscere e
sapere.
La trasparenza diviene oggi,
oltre alla specifica esigenza di tutela della salubrità del prodotto, anche
informazione essenziale per il consumatore nella scelta del proprio paniere di
prodotti. Seppure sia ancora il 20% dei consumatori una piccola cifra rispetto
al totale, abbiamo il dovere di pretendere la conoscenza più ampia di ciò che
acquistiamo, non per occultare il male, ma per scegliere consapevolmente.
La cultura alimentare, al pari
della cultura intellettuale, merita tempo.
Per quanto banale sia, Mens sana, in corpore sano,
sempre!