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13 Novembre 2021
Rintraccio quindi sono. Giro turistico per il
Consumatore.
Tiziana Procopio
tempo di lettura: 3 min
Il viaggio lungo la filiera
produttiva agroalimentare ha diverse direzioni, fini e destinazioni. Ogni passaggio ci consente di
sperimentare settori differenti e tipologie di produzione variegate; tuttavia,
il principe della tutela in materia di sicurezza alimentare non può che essere
il Consumatore.
Nel corso degli ultimi anni sono
state introdotte nuove linee guida nazionali e ministeriali relative alle
informazioni che il Consumatore può e ha diritto di conoscere già all’acquisto
del prodotto (esempi più noti sono origine materia prima per la passata di
pomodoro e altri trasformati di esso, origine della materia prima anche per il
latte, riportate in etichetta!).
Tuttavia, così come la
tracciabilità di cui si è già parlato, esiste la Rintracciabilità: la possibilità di andare a ritroso (“da valle a
monte”) dal lotto produttivo del prodotto acquistato dal consumatore, fino al
seme utilizzato per produrre la materia prima da cui esso ha avuto origine.
L’esigenza di introdurre tale
obbligo normativo è nata dal bisogno di controllare e avere garanzia di
sicurezza rispetto a ciò che viene ingerito come alimento dal nostro organismo,
anche se non è marginale la motivazione più “capitalista” che rappresenta la
nascita del sistema di autocontrollo H.A.C.C.P., inventato per garantire
salubrità agli alimenti inviati nello spazio a bordo di astronavi, per i nostri
astronauti, e poi riutilizzato da industrie alimentari per efficientare il
proprio sistema produttivo.
È lungimirante la potenzialità di un sistema di autocontrollo, se
applicato e disegnato sull’azienda che ne fa uso. E purtroppo molto spesso ciò
non si sfrutta, pensando più alla spunta sulla lista di cose da fare “per
essere in regola”.
Come possiamo però sapere qual è
il seme che ha prodotto quel pomodoro divenuto passata nel lotto produttivo
odierno, per esempio?
Possiamo documentare ogni fase
produttiva, ogni acquisto, ogni fornitore, fattura e documento di trasporto
(DDT ndr), possiamo addirittura tracciare le attività aziendali in modo da
sapere che la cassetta di pomodori raccolta al tale lotto sia andata a riempire
i barattoli acquistati in tale giorno dal tale fornitore, per essere poi
venduti in tale data.
Per chi non ha dimestichezza con
il metodo sembrerà faticoso e forse a molti imprenditori è stato proprio detto
dal consulente che è una perdita di tempo e che serve solo in caso di un
controllo dell’Autorità competente.
Nella realtà deve essere un
meccanismo semplice che consenta, non solo di tutelarsi in sede di verifica e
controllo, ma anche di educare e formare i propri operai alla cura e all’attenzione
verso il proprio lavoro e la propria azienda, nonché al rispetto per il
consumatore a cui ci si rivolge, che spesso è proprio egli stesso e la propria
famiglia.
Da dove partire in questo caso?
Proprio dall’essere noi stessi i
primi consumatori del nostro prodotto, sia io consulente, operaio, dirigente,
tecnico, non importa.
Sì, ma in quanto tempo posso
realizzarlo?
Nel tempo che occorre per far sì
che ogni lavoratore della propria azienda abbia inteso l’importanza di questa
attenzione.
Anche quando vi diranno che è
utopico pensare che si possa lavorare e adempiere ad un obbligo di legge senza
perder tempo “in carte”, fategli presente la tranquillità che avvertite ad ogni
controllo e/o verifica ispettiva, raccontate di come avete ridotto sprechi ed
errori con le azioni correttive.
Senza
mai dimenticare che, per fare bene ognuno il proprio lavoro, è importante che
ci sia il giusto tecnico al vostro fianco e che le sue fatture non siano soldi
sprecati ma un investimento continuo.